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Il Resto del Carlino – Olive al Resto del Carlino: “l’Europa sarebbe uno scudetto”

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“Il Bologna in Europa? Sarebbe come conquistare uno scudetto”. Getta acqua sulle fiamme dell’entusiasmo Renato Olive, lui che l’Europa con la maglia rossoblù l’ha assaggiata, per evitare che si trasformino in un’incendio incontrollato e pericoloso. L’ex centrocampista, oggi cinquantenne, si confessa alla penna di Massimo Vitali sulle colonne del Resto del Carlino e approfitta del momento di tregua della sosta delle Nazionali per fotografare il felice momento che sta attraversando la ciurma di Mihajlovic.
Olive era in campo il 27 agosto 2002, sul prato di Craven Cottage, l’ultima volta che il Bologna ha preso parte ad una manifestazione continentale. 3-1 per gli inglesi, dopo il 2-2 dell’andata, con tripletta di Inamoto. Era l’Intertoto: altri tempi, altro mondo. Ma la posizione in classifica dei rossoblù, settimi con Empoli e Juve, solletica quantomeno la fantasia di una piazza che ha fame di calcio.
 
Renato Olive, da centrocampista guastatore, trova naturalmente il punto di vista più appropriato per giudicare il lavoro della squadra. “Il Bologna sta facendo cose strabilianti: basta solo vedere come Mihajlovic ha sistemato la difesa”, con lode al tecnico per aver identificato in pochissimo tempo due cardini del reparto in Medel e Theate.
Poi risale la corrente. “Dominguez e Svanberg avevano già fatto vedere il loro valore a sprazzi: adesso riescono a farlo con continuità”; la dote in grado di trasformare uno bravo in un grande giocatore. La crescita dei mediani assume ancora più valore dal momento in cui sono stati in grado di fare di necessità virtù. Gli unici due a disposizione, dopo i problemi a Schouten e Michael e l’arretramento di Medel, non solo si sono sobbarcati il peso dell’intero centrocampo, ma hanno fatto salire decisamente il proprio rendimento. E cambiare marcia quando il gioco si fa duro non è da tutti.
 
Olive risale nell’analisi fino all’attacco, dove rivela la seconda tappa della propria avventura rossoblù. Dal 2015 al 2018 ha vestito i panni del collaboratore tecnico, sotto la reggenza di Roberto Donadoni, e confronta il centravanti di allora con quello che ne ha preso il posto. “Arnautovic ha caratteristiche diverse (da Palacio, ndr), ma un attaccante con le sue qualità per il Bologna è comunque un lusso”. Poi parole al miele per El Trenza, uno dei ricordi più dolci dell’esperienza vissuta con il fischietto al collo: “Rodrigo è il calcio: in allenamento ogni volta restavi a bocca aperta. Ma che razza di giocatore era nei suoi anni migliori?”
 
Dopo il proprio approfondimento sulla squadra, Renato Olive, non si lascia trascinare dal facile entusiasmo per la classifica, ad appena un terzo del torneo, e fissa un traguardo realistico: “puntare alla colonna sinistra è un obiettivo realizzabile”. Allo stesso tempo, lascia socchiusa la porta del sogno e non resiste alla tentazione di sbirciarci attraverso. “Se questa squadra va in Europa bisogna scolpire i nomi di Mihajlovic e di tutti i calciatori sull’uscio di Casteldebole”.
Parole pronunciate da chi la soglia del sogno europeo l’ha varcata, anche se ad un passo dal traguardo, le aspettative erano addirittura maggiori: “Pazzesco. Eravamo in corsa per un posto in Champions League e ci sembrava che, se anche fosse andata male, ci saremmo consolati con la Coppa Uefa”. Poi in 90’ si rovescia la classifica. Il 5 maggio 2002 la Lazio batte l’Inter, togliendo tricolore ai nerazzurri e Coppa Uefa al Bologna, che scivolò in Intertoto.
 
Quella squadra, che ad un’ora e mezza dalla fine della stagione sognava la Champions, apparteneva ad un’altra epoca, in cui il divario fra l’aristocrazia e la piccola borghesia del campionato era ben più sottile di oggi. Il Bologna poteva permettersi tre bocche da fuoco in grado di muovere l’invidia di tutte le big: Locatelli, Cruz e Signori. “Quell’anno facemmo cose clamorose, riuscendo anche a battere le grandi”, appunto. Oggi la musica è cambiata per tutti. Nessuna società che non abbia alle spalle una infrastruttura economica da grande multinazionale non può permettersi di reggere sul lungo periodo a determinate latitudini. L’esempio sotto agli occhi di tutti è l’Atalanta: la crescita sul campo deve essere accompagnata di pari passo dalla crescita societaria. Altrimenti anche gli ottimi risultati sono destinati a rimanere relegati al massimo nel confine di una stagione.
 
Ma il Bologna sta facendo le cose per bene ed il percorso è tracciato, dentro come fuori dal campo. “Saputo è un presidente che da anni spende un sacco di soldi e si meriterebbe la soddisfazione di ottenere quei risultati che fin qui al Bologna sono mancati” continua Olive, a cui non manca però lo sguardo alla realtà. “Scalzare le prime sette della Serie A, nel calcio di oggi, è quasi impossibile. Che Bologna sia una piazza che in prospettiva meriti l’Europa non ci sono dubbi”. Se oggi, come ammette l’ex mediano rossoblù, sognare un posizionamento in coppa richieda quantomeno un atto di fede, risulta certamente meno faticoso essere fiduciosi per il futuro a medio-lungo termine. Alle certezze tecniche date dalla guida di Sinisa, ormai punto fermo, si aggiungono gli ambiziosi piani societari, di cui la ristrutturazione del Dall’Ara è il primo enorme passo. Dal nuovo stadio sognare in grande sarà molto più semplice, e le squadre che ora fanno un altro campionato saranno molto più vicine.
 
Fonte: Massimo Vitali, Il Resto del Carlino

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