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Il Resto del Carlino – Senza Saputo è stato un anno a crescita zero

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Era il 15 febbraio 2020, il Bologna perdeva per tre gol di scarto dal Genoa a domicilio, complice la prematura espulsione di Scouten, e Joey Saputo assisteva alla partita dalla tribuna dello stadio Dall’Ara. Da allora il patron canadese non è più sbarcato all’ombra delle due torri; certo le restrizioni anti Covid non possono che essere state un grande ostacolo in questi mesi, ma altri presidenti americani l’appello non lo hanno mancato per poter sostenere e vedere con i propri occhi il procedere dei lavori delle proprie squadre.
 
Joey no, ma i suoi milioni si. E’ comunque doversoso ricordare che negli ultimi 500 giorni il Presidente ha staccato bonifici, per circa 50 milioni di euro, per le casse del suo Bologna, questo per dire che nonostante non ci abbia messo la sua persona, non ha mai smesso di investire nella sua squadra: soldi indispensabili per tenere in piedi il club.
 
Il caso vuole che l’ultimo viaggio di Saputo in città sia un po’ coinciso anche con l’ultimo acquisto oneroso: quel Musa Barrow di cui 9 milioni sono ancora da pagare all’Atalanta. Da allora il Bologna ha viaggiato ad una media punti di 1.08 nel post-lockdown e 1.09 in questo primo spezzone di stagione: purtroppo non l’incremento che si aspettava la dirigenza quanto il pubblico rossoblù. Il progetto si basa sui giovani, e per ora la crescita che ci si aspettava l’hanno rispettata, e forse superata, solo Tomiyasu e Schouten. Dominguez, Svanberg e Skov Olsen devono ancora trovare, chi più e chi meno, la propria strada, mentre Orsolini e Barrow, a parte la convincente prova di Parma, devono ritrovarsi. Il Bologna ha basato tutte le sue aspettative su questi ragazzi e la sua evoluzione passa inevitabilmente dall’esplsione di questi talenti.
 
I rossoblù non sembrano essere in pericolo di salvezza, ma la parola Europa è sparita dai radar di Casteldebole. E se Mihajlovic sembra aver perso quel tocco magico, dopo le parole di venerdì ha perso il sostegno di buona parte dei tifosi: il Bologna sta vivendo un anno di transizione, l’ennesimo, sperando possa essere l’ultimo.

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