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L’arte di essere Roberto Baggio

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“Guarda, guarda lì. Papà, ma chi è quello con la palla?”

“Qualcosa che non si può spiegare”.

Siamo sempre a caccia di qualcosa di irrazionale perché spesso, essere razionale significa monotonia, significa non uscire quasi mai fuori dagli schemi. Come in un sogno, come in una realtà parallela dove tutto è possibile, dove tutto sfugge alla logica, dove ogni cosa acquisisce un senso che prima non aveva. Roberto Baggio è riuscito a racchiudere tutto questo nel corso della tua carriera, ha saputo unire contrasti, ha saputo dare colore a ciò che risultava solo bianco e nero. E’ partito da Caldogno, piccolo paesino in provincia di Vicenza: destinazione eternità, perché il Divin Codino ha conquistato l’Italia, ha fatto emozionare anche chi ha sempre avuto difficoltà a far trasparire i propri sentimenti. 

Si è fatto conoscere al Vicenza, è cresciuto alla Fiorentina: lo chiamavano Raffaello perché, così come il pittore, dipingeva su tela. Dalla Viola alla Juventus, dove si è consacrato definitivamente al grande pubblico. Pubblico che lo ha sempre amato, lo ha sempre difeso e protetto. Lo ha sempre supportato, anche quando è caduto e si è rialzato. Tante, le cadute. Una diversa dall’altra. Anche nelle difficoltà si è rialzato. Dopo il periodo travagliato al Milan ecco la nuova sfida con il Bologna: è sempre stato un pallino del presidente Gazzoni, che insieme a Oriali porta a compimento un sogno trasformatosi in realtà. Sotto le Torri c’è la rinascita. Nonostante alcune difficoltà, nonostante alcuni problemi fisici, Baggio ha donato a Bologna qualcosa di unico e raro, qualcosa di invidiabile. Un diamante che non si trova ovunque, il Divin Codino ha trascinato un’intera piazza, è andato oltre le proprie condizioni fisiche. Con la testa e con il cuore, con la determinazione che lo ha sempre contraddistinto. Una di quelle storie d’amore che finiscono ma al tempo stesso durano in eterno. Dopo Bologna toccò a Inter e Brescia godere delle sue gesta, con l’età che avanza che non pesava mai come un fardello. Un tocco magico, il suo. Inspiegabile, ma percepibile. Difeso dal popolo, protetto da un’entità irrazionale, come un prezioso tesoro da custodire sino all’ultimo. Baggio compie oggi 55 anni, ma per un bambino e per chi l’ha vissuto resta sempre quel genio felice e incontrastabile che correva in un campo di calcio. Con la palla al piede, sempre e comunque, con l’obiettivo ben fissato, lì di fronte. Un passo in avanti, un sospiro profondo prima di far entrare la palla in rete. Fino all’ultimo inchino, nel teatro di San Siro, la conclusione meritata per un pittore che ha disegnato calcio. Roberto Baggio è esistito davvero. E’ nei pensieri di chi lo ha vissuto, è nei pensieri di chi lo ha sentito raccontare. E’ nei pensieri di quel bambino, che lo guarda da lontano e prova un brivido che mai aveva sentito. Perché Baggio è esistito davvero, perché Baggio ha significato tutto e ha donato tutto ciò che poteva donare. Incondizionatamente.

 

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