Bologna FC
Ognuno ha il proprio “Cisco” – 12 Giugno
Grazie alla collaborazione fra Il Gallo (Alè Bulagna!) e Matte Sandy (A tutto Sandy), nasce il primo Cross Over interno di 1000Cuori, quando due rubriche si fondono in una per il divertimento dei Nostri lettori, facendo nascere un pezzo di Amarcord, di rara bellezza. Buona lettura a Tutti.
Quasi tutti i ragazzi della mia generazione, nati negli anni 80, sono cresciuti col mito degli 883 e con le fantastiche storie cantate da Max Pezzali, e ogni fan del gruppo si ricorderà certamente di Cisco, quell’amico di Max Pezzali che in parecchie canzoni salta fuori per dare le proprie opinioni, raccontare i propri ricordi, o per dare le proprie perle di saggezza. Quale fan degli 883 non canticchia almeno una volta all’anno la frase
“Si alza dalla sedia del bar chiuso
lentamente Cisco e all’improvviso dice:
“Voi non capite un cazzo è un po’ come nel calcio”
E’ la dura legge del gol
fai un gran bel gioco però
se non hai difesa gli altri segnano
e poi vincono
Loro stanno chiusi ma
alla prima opportunità
salgon subito e la buttan dentro a noi”…
Beh, ognuno nella propria vita ha un “Cisco” e per la nazionale italiana il mio “Cisco” è stato mio nonno, ricco di storie e aneddoti, che magari racconta a suo modo e un po’ montati, ma che comunque ricorda e, naturalmente, da vecchio bolognese lui parla solo una lingua perfettamente, il dialetto.
Dopo la finale mondiale del 94, persa ai rigori col Brasile, io, piccolo bambino ancora lontano dall’innamorarmi del gioco del calcio, guardai mio nonno e gli dissi “uffi nonno, anche se il calcio non mi piace volevo festeggiare!!! Ma era la prima volta che l’Italia arrivava in finale?” Lui mi guardó un po’ stralunato e mi disse “Bän, mo csa dît?!Guèrda che l’Itâglia l’é ónna däl scuèder ch’l’à żughè pió finèl ed tótt, la in à pêrsa ónna 4 a 1 col Braṡil parchè l’era tròpa stóffa dåpp la semifinèl, cla famåuṡa Itâglia – Germâgna 4 a 3, mo pò la in à vént anc, däl finèl!!” I miei occhi si illuminarono, e sorpreso gli dissi: ” L’Italia è stata campione del mondo?!” E lui, capendo che il discorso sarebbe stato lungo, si sedette e disse: “Mo soncamé, l’Itâglia l’é stè canpiån dal månnd par trai vôlt, dal’34, dal ’38 e dl ’82”, poi m’ inizió a raccontare dei mondiali in Spagna, dello scandalo calcio scommesse, delle enormi critiche a quella nazionale e al commissario tecnico Bearzot, e di Pablito Rossi, che dopo la lunga squalifica, risorse e, con 6 gol nelle ultime 3 partite, ci portó a conquistare il trofeo!!!!
Passarono 3 anni, e nel 1997 il nostro difensore Stefano Torrisi fu convocato nella nazionale di Cesare Maldini. Io, all’inizio del mio innamoramento verso il calcio e alla vigilia del mio primo campionato da abbonato in curva, contentissimo per la convocazione di un nostro giocatore chiesi a mio nonno se mai, prima di quel momento, un giocatore del Bologna avesse vestito la maglia della nazionale, e lui contento di rispondere alle mie domande disse “Bän, mo schêrzet?! A t al dégg che di èter żugadûr i an purtè la mâja dla naziunèl” e mi iniziò ad elencare tutti quelli di cui si ricordava, mi parló del grande Angelino Schiavio e del suo gol nei supplementari che ci fece vincere il nostro primo mondiale nel 1934, parló di Giacomino Bulgarelli, forse il più grande centrocampista che sia mai esistito in Italia, ma che purtroppo non ha mai avuto un ottimo feeling con la maglia azzurra, anche a causa del suo infortunio durante la partita contro la “fatal” Corea nel 1966, che ci costrinse a giocar in 10 la partita che alla fine perdemmo 1a0, e mi raccontó di tanti altri rossoblù con la maglia azzurra addosso.
Passó un altro annetto, il nostro divin codino fu convocato per i mondiali francesi del 1998, ma ancora una domanda mi frullava in testa “Nonno, ma perchè i mondiali non li giocano mai in Italia?!” ed ecco la sua pronta risposta “Guèrda bän che i mundièl i an apanna fât, in Itâglia, dal ’90” e mi raccontò della nazionale di Vicini, la squadra che fino alla semifinale non aveva ancora subito un gol, che venne eliminata ai rigori dopo un 1a1 contro l’Argentina con gol di Caniggia, e che arrivó terza ai mondiali giocati in casa, mi raccontó della favola di Totó Schillaci, che in quel mese si trasformó in un indomabile bomber, o come si dice adesso in un vero “top player”, capocannoniere del torneo anche lui come Paolo Rossi 8 anni prima con 6 gol, e mi raccontó che fu da li che Roberto Baggio inizió a farsi conoscere per il fenomeno che era.
Ognuno ha il suo “Cisco” nella propria vita, sempre pronto a rispondere ai propri dubbi, a raccontare aneddoti e a seminare perle di saggezza. Ecco perchè, verso le 23 di quel 9 luglio 2006, nel bel mezzo dei festeggiamenti, un attimo prima di salire sul mio Panda pronto per andare in centro a urlare tutta la mia gioia, trovai un minuto, presi fuori il telefono, e feci il suo numero di casa “Nôn, avän vént i mundièl, a sän canpión dal månnd, finalmänt” e dall’altra parte il mio “Cisco” mi rispose con un semplice”Evviva!!!”
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