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Bologna

Thiago Motta: «Voglio essere giusto con i miei ragazzi e dare loro ciò che meritano»

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Crediti: Damiano Fiorentini/1000cuorirossoblu.it

Oggi, alle 14, ha parlato in conferenza stampa Thiago Motta, in vista del match di domani contro la Fiorentina. Di seguito sono riportate le sue parole.

È difficile cancellare la serata di Coppa Italia contro la Fiorentina, riecheggia ancora nella tua memoria?

«Così è il calcio, è il passato. Noi siamo pronti per giocare una grande partita, domani. Non possiamo cambiare quello che è successo, possiamo solo prepararci e concentrarci al meglio per la prossima partita».

C’è voglia da parte vostra di una “vendetta” sportiva per quella serata di Coppa Italia?

«Voglia di vendetta no, per niente. La Fiorentina è una squadra abituata a non giocare benissimo e vincere lo stesso. Danno priorità ad altre cose. Noi abbiamo il nostro modo di giocare e domani approfitteremo anche dell’entusiasmo dei nostri tifosi, perché cosi si lavora molto meglio. In campo andiamo, come sempre, concentrati e determinati a fare una grande prestazione».

In Coppa Italia la Fiorentina si è snaturata per venire in contro al vostro modulo e battervi, avete pensato a come può essere in questa partita? E quanto è cambiata con l’innesto di Belotti?

«Se lo fanno siamo pronti, perché abbiamo già affrontato un modulo così, anche in altre partite. Anche Italiano aveva dichiarato che erano in grande urgenza per giocare contro di noi. Belotti è un giocatore importante nel campionato e pericoloso, di livello soprattuto in area, molto capace di portare a termine le azioni. È una squadra che crea moltissimo per mettere la palla dentro l’area e noi saremo, come sempre attenti e concentrati, per portare la partita dove conviene a noi e non a loro».

Al 60esimo contro il Lecce stavi già cercando di gestire le energie, dati i cambi che hai fatto?

«Si può vedere da questo lato ma anche da un altro. Tutti quelli che entrano è perché se lo meritano e si stanno allenando molto bene. Inoltre, per me è impossibile separare l’aspetto tecnico, fisico e psicologico, per me va tutto insieme. È un momento buono per noi, avendo ritrovato la vittoria, che aiuta sempre. Questo entusiasmo che si respira, fa che la squadra possa lavorare ancora meglio. La prossima partita sarà bella da giocare, contro una squadra forte del campionato, creata soprattutto per andare e rimanere in Europa».

In che cosa cosa ti fa scegliere il giocatore giusto?

«Tutto. Dietro alle scelte c’è tanto tempo di osservazione e di lavoro, per esempio vedere come stanno i ragazzi anche in relazione all’avversario che incontreremo. Insieme allo staff cerchiamo di stare attenti ad ogni dettaglio, a cui do molta importanza. Questo per essere giusto con i miei giocatori e dare loro ciò che si meritano. Sono consapevole che se do a uno che non si merita, devo togliere ad un altro che merita di più, e questo non è giusto». 

Secondo te la Fiorentina che approccio avrà? 

«È una squadra aggressiva, che pressa molto. Non penso che cambieranno atteggiamento e approccio. Però dobbiamo essere preparati, per trovare una via d’uscita da questa pressione, dal primo minuto».

Per quanto riguarda Fabbian, sta forse nascendo un nuovo Ferguson?

«Non farei il paragone, non mi piace. Giovanni è migliorato molto da quando è arrivato, perché si allena bene e forte. È attento e concentrato in tutti gli allenamenti. È merito suo perché sa che per partecipare di più a questa squadra deve alzare il livello. E questo ha fatto».

Ieri Gasperini ha detto che il Bologna è la squadra che lo preoccupa di più per la corsa Champions. Deve essere preoccupato?

«Verso Gasperini nutro un grande rispetto, vedo la sua squadra come una grande squadra, che sa ciò che vuole, corretta, giusta e che gioca sempre al massimo. Fa le cose giuste grazie all’allenatore che c’è dietro».

Nella partita contro il Lecce, Orsolini subisce un colpo e si rialza. Sono queste le cose giuste che insegni come valori ai tuoi ragazzi?

«Si, questo fa solo che bene al gioco, all’arbitro, perché gli renderà più facile il lavoro, a gli avversari e al pubblico che guarda la partita. Riccardo si rialza subito perché non ha il dolore che ti fa rimanere a terra. Questo mi piace, perché ci alleniamo così ed è la cosa giusta».

Come cambia la squadra quando Dan Ndoye è in campo? Poi quanto sono importanti Freuler e Aebischer in mezzo?

«Dan ha una caratteristica importante che penso sia sempre più difficile da trovare al giorno d’oggi: è un ragazzo che giocando sull’esterno è molto bravo nell’1vs1, sia partendo da sinistra che da destra. Penso che stiamo perdendo un po’ questo tipo di giocatori, che a me piacciono tantissimo perché mettono molto in difficoltà le difese avversarie. Se lo lasciano nell’1vs1 mette molto in difficoltà il suo difensore, mentre se lo raddoppiano lasciano un altro giocatore libero e noi possiamo mantenere il possesso. Al di là del ragazzo poi, perché lui si è inserito subito nel gruppo ed è fantastico anche fuori dal campo, si fa volere bene da tutti che non è scontato. Questo mi piace perché dentro lo spogliatoio è molto rispettato. Michel invece è qui da tanto tempo, è un ragazzo molto intelligente perché ha giocato già da terzino, da centrocampista e da esterno. È uno di quei giocatori che mi piacciono tantissimo, perché se riesci a giocare in tanti ruoli vuol dire che hai l’intelligenza calcistica giusta e anche l’interesse di quello che può insegnarti un nuovo ruolo. Questa sua caratteristica aiuta anche la squadra perché vuol dire avere un calciatore che ci da tante soluzioni, e in più lui come ragazzo è fantastico anche lui. È molto sveglio. Per quanto riguarda Remo invece, è arrivato piano piano dopo aver fatto una carriera importante sia con l’Atalanta in Europa che con la sua nazionale, e anche lui si è inserito nel modo giusto. Parla il giusto, bene e con tutti, non solo con quelli più anziani ma provando anche a istruire i ragazzi più giovani per far capire loro qual è la strada giusta da prendere. Serve da esempio con la sua attitudine e con le sue parole dentro e fuori dal campo. Già aveva il rispetto di tutti prima ancora di arrivare, perché ovviamente quando arriva un giocatore di questo spessore i compagni lo guardano per vedere come si comporta, ma adesso ancor di più perché è arrivato nel modo giusto».

Che cosa c’era nell’abbraccio con Saputo al di là della stima, dell’affetto e del rispetto?

«C’era proprio questo: rispetto, affetto e stima. Per me sono i valori più importanti nel mondo di oggi. Poi sono anche contento per lui perché il presidente si merita tutto l’affetto dimostrato dai nostri tifosi durante la partita. Anche il mio abbraccio è una dimostrazione di questo affetto perché penso che se lo meriti per tutto ciò che ha fatto fino ad oggi».

Tu cosa dovresti fare invece per ricevere un coro dalla curva?

«Io sono qui per dare qualcosa agli altri e non chiedere, non ho mai chiesto e non lo farò mai. Sono felice anche io dell’affetto che ricevo dai tifosi, ovviamente fa sempre piacere se arriva, però sono io che devo sempre dare qualcosa a queste persone, che mi rispettano e che dimostrano affetto. Sono felicissimo così».

Cosa pensi dell’onda sempre più grande di tifosi che ti chiedono di rimanere?

«Sono veramente felice dell’affetto dei tifosi e lo dico col cuore. Poi per quanto riguarda il contratto non ci sono novità, quando ci saranno ne parleremo».

Parlando di Ndoye, quando dici che ci sono pochi giocatori in grado di saltare l’uomo intendi in Italia o in Europa?

«Intendo proprio in Europa, anche a livello mondiale. Da quando è stato inventato il ruolo dell’esterno invertito, che poi rientra e calcia col proprio piede forte, i calciatori non saltano più nemmeno l’uomo. Non è una critica, anche quella è un’ottima qualità. Solo che mi ricordo quando ero piccolo io che il mancino giocava a sinistra, il destro a destra e tutti e due dribblavano per arrivare fino in fondo e crossare. Oggi è un po’ più difficile vedere questi giocatori, e Dan ha questa capacità grazie alla sua forza, alla sua velocità ma anche grazie proprio al suo dribbling, perché lui è molto abile a ingannare l’avversario e fare finta di andare da una parte per poi andare dall’altra».

Parlando di Odgaard, come si sta allenando con la nuova maglia secondo te?

«La settimana scorsa ha perso un allenamento per un dolore al tallone ma ha fatto tutti i restanti. Contro il Lecce è entrato molto bene, e il gol che ha fatto ha aiutato molto la squadra che in quel momento era in inferiorità numerica. È un ragazzo arrivato da poco e lo sto ancora osservando molto per capire come, quando e dove utilizzarlo in modo da fargli esprime il suo massimo potenziale».

Si può dire che l’unicità di questo Bologna sta nel non dare punti di riferimento da parte di tutti in campo?

«Delle volte sì, delle volte no. Ci sono delle squadre a cui non possiamo dare riferimenti perché altrimenti queste diventano molto più aggressive e ti seguono fino alla fine. Poi ce ne sono altre che difendono in modo diverso e alle quali dobbiamo dare qualche riferimento anche per utilizzarlo a nostro favore. Per esempio, nell’ultima partita contro il Lecce, sapevamo che difesa incontravamo, e quindi era importante che i nostri attaccanti lavorassero anche per creare spazio e aiutare i compagni a giocare meglio. Se il Lecce avesse pareggiato sull’1-1 avremmo dovuto creare ancora più spazi dietro la difesa con il movimento degli attaccanti per favorire gli inserimenti dei centrocampisti. In alcuni momenti è giusto dare dei riferimenti, in altri è impossibile perché altrimenti non riusciremmo mai a giocare».

Eravamo abituati a vederti in panchina con la tuta: perché domenica hai cambiato outfit?

«Quella divisa ce l’hanno consegnata solo adesso. Quando sarà possibile se la metteranno anche i ragazzi prima della partita. Io la metto con grande piacere la divisa. Penso che una squadra che gioca bene debba anche presentarsi bene. Speriamo di continuare così, mantenendo alto il livello con il lavoro quotidiano». 

Quello di domani sera è uno spareggio per l’Europa?

«Quella di domani sera è una bella partita da giocare, perché è la prossima. Noi come abbiamo sempre fatto dobbiamo essere concentrati e determinati nel fare quello che conviene a noi e non conviene all’avversario. Ed è quello che faremo anche domani, provando ad ottenere il miglior risultato possibile».

 

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