Calcio
Arnautovic, Sinisa e una lezione d’umanità
La conferenza stampa tra le lacrime di Marko Arnautovic, nel ricordo dell’allenatore e amico Mihajlovic: gli aveva promesso la Stella Rossa
Il mondo del calcio è da sempre pervaso dalle emozioni. Gioia, dolore, soddisfazione, delusione, spesso legate all’andamento di una partita, a un infortunio, alla stanchezza, a un trofeo vinto o una finale persa. E a volte ci scordiamo di come alla fine un giocatore di calcio non è solo un giocatore di calcio, un allenatore non è solo un allenatore, un arbitro non è solo un arbitro. Le persone che sono i giocatori spesso sono adombrate dallo stemma che hanno cucito sul petto. A volte, però, abbiamo la fortuna di vedere scene come quella di Arnautovic nella conferenza stampa di benvenuto alla Stella Rossa, che ci fanno ricordare quanta umanità ci sia dentro a quella benedetta palla a esagoni bianchi e neri.
La dedica di Arnautovic a Mihajlovic
É una conferenza lunga, quella di Marko, che a Bologna ha vissuto anni da protagonista prima di scegliere l’Inter (col quale ha vinto e stravinto) e poi la Stella Rossa. Anni sotto alle Due Torri dove ha conosciuto un certo Mihajlovic, per gli amici solo Sinisa, che ha lasciato un’impronta indelebile non solo sul giocatore austriaco, ma su tutti coloro che lo hanno incontrato. Arnautovic a Mihajlovic, o meglio, Marko a Sinisa, aveva fatto una promessa: giocare, un giorno, alla Stella Rossa Belgrado. Di origini serbe da parte del padre, negli ultimi giorni questa promessa è diventata realtà: Arnautovic ha firmato al club biancorosso.
É qui che, per chiunque osservi, si inizia a parlare di un’emozione nuova: la commozione. Alt, di giocatori in lacrime se ne sono visti tanti, ma spesso per vicende consumatesi sul campo da calcio. No, questa volta l’immagine è quella di un calciatore di 36 anni che, spiegando il motivo per cui per lui era tanto importante essere lì, si scioglie in lacrime. Piange, magari con nella testa un rullino di ricordi tra lui e Sinisa, che da qualsiasi luogo stesse seguendo l’amico, avrà sorriso compiaciuto del tributo.
La conferenza stampa
«É stato tutto per me, come un padre. Gli dissi che un giorno sarei venuto qui. Ne abbiamo parlato spesso a Bologna. Ho parlato con sua moglie e i suoi figli, sono tutti felici, hanno pianto tutti, anche io negli ultimi giorni ho pianto più che nel resto della mia vita» ha detto Arnautovic, prima di coprirsi il viso con la mano aggiungendo uno strozzato «Non ce la faccio».
Non serve sapere chi sia stato Mihajlovic e chi sia ancora per il calcio per guardare le immagini della conferenza stampa di Arnautovic con gli occhi lucidi. É tutto troppo brutalmente onesto e vero per non emozionarsi a propria volta, magari pensare a una conversazione veloce tra i due e piombare nel 2025, anni e anni dopo, proprio nel momento in cui un uomo ricorda, commosso, quello che ci tiene a definire una sorta di padre oltre che un allenatore. E non serve nemmeno aver vissuto tutto quello da una sponda calcistica in particolare, perché la Grandezza, quando c’è, si riconosce sempre, a prescindere dalla fede. Arnautovic ha semplicemente messo a nudo un pezzetto d’umanità che si nasconde nel calcio: tra il denaro e le occasioni, un gesto semplice come il ricordo d’un amico può fare tutta la differenza del mondo. E non per il calcio, ma per le persone.
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