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Calcio

Coppa d’Africa 1957 – Alle origini della competizione

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Siamo giunti al termine dei gironi eliminatori della Coppa d’Africa che, alla fine di questa seconda settimana di partite, ha espresso i suoi primi verdetti.

Nel Girone A si sono qualificate Guinea Equatoriale, Nigeria e i padroni di casa della Costa d’Avorio, ma solo come ultima delle quattro migliori terze. 

Nel Girone B c’è stato il grande exploit di Capo Verde, primo nel girone, seguito dall’Egitto e dalla clamorosa eliminazione del Ghana.

Nel Girone C fa la voce grossa il Senegal che passa a punteggio pieno, seguito da Camerun e Guinea, entrambe ammesse agli ottavi di finale.

Nel Girone D viene clamorosamente estromessa l’Algeria, in favore di Angola, Burkina Faso e Mauritania.

Nel girone E altra eliminazione d’eccellenza, in questo caso è la Tunisia a lasciare anzitempo la competizione; passano invece il turno Mali, Sudafrica e Namibia

Nel Girone F tutto facile per il Marocco che va agli ottavi insieme alla Repubblica Democratica del Congo.

Completato il quadro delle sedici squadre che andranno a giocarsi gli ottavi di finale, possiamo rituffarci nella storia della competizione. Tornando molto indietro nel tempo, fino alle sue origini. 

Coppa d’Africa 1957

“La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso”. 

Così cantava Francesco De Gregori. Anno domini 1985, l’album, quella stupenda opera d’arte che è “Scacchi e tarocchi”. Le parole del cantautore sono state utilizzate in una miriade di occasioni, sono state simbolo di un modo di pensare e di vedere il corso degli eventi come un fiume inarrestabile e ineluttabile. E il calcio, in particolare quello africano, non fa eccezione. 

Se a Jules Rimet dobbiamo la Coppa del Mondo, la Coppa d’Africa la dobbiamo ad un tavolo con quattro delegati. Quattro paesi che l’8 febbraio del 1957 decisero di dare una forma al calcio nel continente nero. 

E appena due giorni dopo sarebbe partita la prima competizione.

Parlare a livello prettamente sportivo, in questo caso, è impossibile. Gli eventi sono ricoperti da una grossa patina di polvere difficile da rimuovere, ma la ricerca è necessaria per capire da dove è partito il viaggio che ha portato alla competizione che vediamo oggi. Così internazionale, così strettamente connessa nel tessuto del calcio moderno.

Le partecipazioni ad eventi calcistici internazionali dell’Africa, per anni, furono limitate ad una sola formazione: l’Egitto. La prima formazione egiziana fu assemblata in tempo per le Olimpiadi belghe nel 1920, dove i faraoni tennero a lungo in scacco l’Italia prima di arrendersi al 2-1. Dopo una buona prova quattro anni dopo, l’Egitto ottenne un risultato storico ad Amsterdam nel 1928. Dopo aver eliminato Turchia e Portogallo, la formazione africana si arrese all’Argentina in semifinale e all’Italia nella finale per il bronzo, ottenendo comunque un quarto posto storico. 

L’Egitto fu anche la prima nazionale africana a partecipare ad un mondiale, nel 1934 in Italia, dove gli egiziani arrivarono grazie alla vittoria in uno strano girone di qualificazione a tre squadre che comprendeva anche Turchia e Palestina. Con i primi che si ritirarono prima di giocare, i faraoni ebbero gioco facile a battere i palestinesi nel doppio confronto. 

Il mondiale, però, dura poco per l’Egitto che si imbarca alla volta di Napoli, perde 4-2 con l’Ungheria e torna a casa. 

Il panorama del calcio africano, come abbiamo potuto vedere, è stato molto poco presente per i dettami dell’epoca. Dovremo aspettare fino al 1954 quando al Congresso della FIFA, tenuto a Berna nel 1954, venne votato il riconoscimento dell’Africa come federazione. E due anni dopo, a Lisbona, al tavolo erano sedute anche le quattro federazioni di cui parlavamo all’inizio della nostra storia: Sudan, Sudafrica, Etiopia e, ovviamente, Egitto.

L’8 febbraio 1957 a Khartoum in Sudan nasce ufficialmente la CAF con primo presidente, eletto all’unanimità, l’egiziano Abdel Aziz Abdallah Salem.

Ma come per ogni edizione della Coppa d’Africa che si rispetti, non mancano i problemi organizzativi. Le quattro squadre ammesse sono ovviamente le formazioni rappresentanti delle quattro federazioni fondanti dell’organo continentale, ma il Sudafrica, in piena apartheid, rifiuta di schierare una squadra multirazziale e viene squalificata dal torneo. 

Per il Sudan partono, quindi solo tre squadre. La sede del torneo in origine doveva essere l’Egitto, per via dell’importante bagaglio storico che portavano i faraoni nel calcio internazionale, ma il colonnello Nasser rifiuta. 

Gamal Abd el-Nasser, questo sì che è un personaggio centrale della storia moderna. Il suo ruolo nel colpo di stato repubblicano che portò alla caduta della monarchia è stato di fondamentale importanza. A guidare il governo provvisorio, che poi divenne Repubblica, venne chiamato il generale Muḥammad Naǧīb, capo del Consiglio del Comando della Rivoluzione egiziano di cui proprio Nasser era il vice. Ma nell’aprile del 1954 fu proprio Nasser a prendere il potere, dando il via ad una serie di riforme fondamentali nella storia del paese. 

Tra questi c’erano la nazionalizzazione della Compagnia del Canale di Suez e la redazione di una nuova costituzione di ispirazione socialista. 

Il grande fermento costrinse il colonnello a declinare l’offerta di organizzare la prima edizione della Coppa d’Africa che, quindi, si giocò in Sudan.

Due sole furono le partite giocate in quella storica competizione. Con l’Etiopia che si qualificò di diritto alla finale in seguito alla squalifica del Sudafrica, la gara inaugurale del neonato trofeo fu la semifinale tra Sudan ed Egitto.

Al Khartoum Stadium i padroni di casa del Sudan vennero piegati per 1-2. 

L’Egitto era guidato in panchina da tale Mourad Fahmy, che restò in panchina fra il 1955 e il 1958.

I faraoni passarono in vantaggio con un calcio di rigore di Helmy al 21’, prima di essere raggiunti dal Sudan da un gol di Al-Bashir al 58’.

La nazionale sudanese, in quell’edizione, dà il via alla grande tradizione di allenatori europei alla guida di nazionali africane. In quel caso, il commissario tecnico era Jozsef Hada, ex portiere della nazionale ungherese e del Ferencvaros, tre volte campione d’Ungheria e con una presenza ai mondiali francesi del 1938. 

Ma l’esperienza non basta perché al 72’ Ad-Diba regala all’Egitto la prima finale.

Sempre al Khartoum Stadium, il 16 febbraio 1957 si gioca la finale della prima edizione della Coppa d’Africa. 

Formazioni. Gli undici etiopi in campo sono Abreha, Adale, Adamu, Asefh, Ayele, Berhame, Berte, Gila, Kesede, Nertsere e Zewode.

Dall’altra parte l’Egitto si schiera con un 4-2-4. 

In porta Brascos; in difesa, da destra a sinistra, El-Dali, Daoud, El-Fanagily e Bastan; il centrocampo è formato dalla coppia Qotb-Tawfik; i quattro attaccanti sono Hamdi, El Hamouly, Attia e, ovviamente, Ad-Diba.

Mohamed Diab Al-Attar, detto Ad-Diba, è l’assoluto protagonista di questa storia. Dopo il gol vittoria in semifinale, infatti, guida la sua squadra alla vittoria contro l’Etiopia. La gara è senza storia: 4-0. E l’attaccante egiziano segna tutte e quattro le reti. Inserito, nel 2007, nella lista dei duecento giocatori africani più forti di tutti i tempi, ciò che ha dell’incredibile è una statistica: dopo la carriera da calciatore, Ad-Diba appende gli scarpini al chiodo, per dedicarsi al fischietto. Diventato arbitro, fa carriera, tanto da essere l’unico uomo della storia della competizione ad aver prima giocato, e abbiamo visto con che impatto, e poi arbitrato una finale della Coppa d’Africa, quella del 1968. Una storia incredibile.

E quindi possiamo tornare alle parole di Francesco De Gregori che hanno aperto questa avventura agli albori del calcio africano. Quel giorno del febbraio 1957 al tavolo erano seduti solo quattro paesi del continente più affascinante. 

Oggi alla CAF sono affiliate 56 federazioni e per la Coppa d’Africa 2024 che si sta giocando proprio in questi giorni in Costa d’Avorio si sono iscritte 53 squadre. 

E allora forse è vero che il fiume inesorabile del calcio ha fatto il suo corso.

E allora forse è vero che nessuno, come cantava De Gregori, si deve sentire escluso.

 

 

 

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