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MONDAY NIGHT – Il mondo prima di Sparwasser

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IL MONDO PRIMA DI SPARWASSER…

 

Tu dov’eri quando segnò Sparwasser?”. Era la domanda che due abitanti della Germania Est si rivolgevano quando si reincontravano dopo un lungo tempo. Quel pomeriggio di Amburgo, consegnato alla posterità dal giovane Jürgen, è considerata l’unica gara ufficiale tra le Nazionali A delle due Germanie e si tratta di un negativo insanabile per la Mannschaft, dato che la DDR non esiste più. Però sappiamo anche della gara di due anni prima, decisiva per l’accesso alla finale per il terzo posto nel torneo olimpico di Monaco. La classifica vede la DDR a 2 punti e la BRD ad 1. Ossies avanti con Pommerenke al 10° e ripresi da Uli Hoeneß al 31°, ancora avanti con Achim Streich al 53° ma nuovamente raggiunti da Hitzfeld un quarto d’ora più tardi. Eberhardt Vogel all’82° mette il sigillo per il definitivo 3-2: la DDR conquisterà il bronzo a pari merito con l’URSS dopo che la finalina si era chiusa sul 2-2 e nemmeno i supplementari avevano decretato una vincitrice.

Ma c’è anche altro: facciamo, quindi, un passo indietro…

Dal 1956 al 1964 le due Germanie si presentano ai Giochi Olimpici unite sotto il nome di Squadra Unificata Tedesca – che, limitatamente all’edizione 1956, comprende anche il Saar – però, per quanto riguarda il calcio, si decide di presentare entrambe le squadre. Tuttavia c’è un problema: il Comitato Olimpico Nazionale della Germania Est non è ancora stato riconosciuto dal CIO, motivo per cui la DDR – accoppiata all’Ungheria nelle qualificazioni del 1956 – è costretta a ritirarsi lasciando via libera ai Magiari, che a loro volta danno forfait scegliendo di non partecipare al torneo finale. La BRD fa il percorso contrario, perché è la sua avversaria – la Turchia – a ritirarsi. Giunti a Melbourne, però, i Wessies vengono sconfitti dall’URSS 2-1 al turno preliminare, resosi necessario a causa delle numerose defezioni.

Nel 1959, con la mediazione del CIO, si opta per un doppio confronto per accedere ai gironi europei di qualificazione. A causa delle forti tensioni politiche la BRD fa pressioni per giocare entrambi gli incontri a porte chiuse: il comunicato ufficiale parla solo genericamente di incontri a Berlino (senza specificare lo stadio) e a Duisburg (mentre invece il ritorno si disputerà a Düsseldorf). Le strane regole del CIO in materia di dilettantismo nel calcio (e non solo) rasentano, anche quell’anno, l’assurdo: gli Ossies sono considerati dilettanti puri, essendo tutti dipendenti dello Stato, perlopiù militari, mentre i Wessies sono semi-professionisti, quindi viene imposto loro di schierare solo giocatori mai convocati fino ad allora con la Nazionale maggiore. Anche gli arbitri vengono equamente scelti dai due blocchi. A Berlino, il 16 Settembre, dirige il cecoslovacco Kornelus ma tra gli illustri sconosciuti dell’Ovest ve ne sono alcuni che presto faranno parlare di sé, come – ad esempio – Ille Gerdau, Werner Olk, Willi Schultz e Charly Dörfel. Proprio una rete di quest’ultimo all’83° raddoppia il vantaggio dovuto ad un autogol di Dieter Fischer mezz’ora prima e chiude di fatto il match. A Düsseldorf, una settimana dopo, la giacchetta nera è indossata dall’olandese Martens che assegna un rigore per fallo di mano al 14°, prontamente trasformato da Günther Schröter. Serve a poco: Achim Thimm, bomber dell’Arminia Hannover, pareggia i conti venti minuti più tardi e la rimonta è completata nel secondo tempo dal suo compagno di squadra Horst Wilkening al 65°. Da notare come anche Werner Olk militi nell’Arminia, al tempo. Per la BRD però le qualificazioni si chiuderanno con una clamorosa debacle, perdendo entrambe le gare con la Polonia (0-3 e 3-1) e vincendo quella interna con la Finlandia (2-1), salvo cedere nuovamente in Scandinavia (3-2).

Anche nel 1963 si gioca uno spareggio per stabilire quale delle due Germanie dovrà rappresentare il Paese – sempre sotto il nome di Squadra Unificata Tedesca – alle Olimpiadi di Tokyo ma stavolta gli incontri hanno i crismi dell’ufficialità. L’andata si gioca il 15 settembre, all’Ernest Thälmann Stadion di Karl-Marx-Stadt, davanti a 50mila spettatori: i Wessies, agli ordini di Sepp Herberger e Helmut Schön, sono tutti dilettanti – da un anno, all’Ovest, è stato introdotto il professionismo – e prima dell’inizio gettano mazzi di fiori verso il pubblico dell’Est che risponde con fragorosi applausi. Niente bandiere né inni nazionali: sarà suonato solo “An die Freude” (conosciuto come “Inno alla gioia”, dal quarto movimento della Sinfonia n. 9 “Corale” in Re minore di Ludwig van Beethoven, che ai giorni nostri è l’inno dell’UE ma da sempre, soprattutto nei Paesi di lingua tedesca, viene considerato un canto di pace, speranza ed unione tra i popoli. N.d.R.) e le squadre portano uguale stemma, la bandiera nera-rossa-oro decorata con i cerchi olimpici. A dispetto di questo clima apparentemente disteso la DTSB (Deutscher Turn- und Sportbund), federazione che all’est gestisce tutti gli sport, ha inviato nel ritiro degli Ossies Alfred Heil, uno dei suoi migliori propagandisti, per rimarcare le differenze ideologiche con l’Ovest e scoraggiare ogni tentativo di fratellanza con i rivali. Per equilibrare un po’ il match, l’ennesima stramberia del CIO vieta le gare ai giocatori della DDR che hanno partecipato in precedenza alla qualificazioni per i campionati del mondo: a farne le spese è Peter Ducke che deve lasciare il posto ad Otto Fräßdorf del Vorwärts Berlino. Tuttavia la stretta di mano tra i capitani Jürgen Nöldner ed Hermann Michel è calorosa: il sorteggio viene vinto da quest’ultimo che decide di giocare il primo tempo con il sole alle spalle. La DDR prende subito campo ed al 25° Heino Kleiminger – dell’Empor Rostock – raccoglie un lancio di 30 metri di Nöldner e fa 1-0. Sei minuti più tardi un’azione molto simile è innescata da Nachtigall, Kleiminger raccoglie, evita un difensore e centra per Stöcker che infila il 2-0. Al 56° Nöldner, raccolto un assist di Fräßdorf, finta e buca il guardiano ospite con un tunnel: è il 3-0 che durerà fino alla fine e non basterà il 2-1 di Hannover in favore dei Wessies a ribaltarlo. Al termine delle gare quella tanto ostentata fratellanza pare svanire. Niente convenevoli o scambi di maglie: i giocatori rispetteranno rigidamente le consegne del SED. La Squadra unificata Tedesca a Tokyo sarà, quindi, la DDR, che cederà solo in semifinale alla Cecoslovacchia per 2-1 ma conquisterà il Bronzo – prima medaglia olimpica tedesca nel calcio – sconfiggendo la RAU per 3-1 nella finalina.

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