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Calcio

MONDAY NIGHT S.E. – Il Maoista

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Paul Breitner. Per molti semplicemente “Paule”, o meglio “il” Paule, quello nazionale, capace di andare a rete in due finali diverse del campionato del mondo: prima di lui solo Pelé, dopo di lui solo Zidane. Non devo certo essere io a raccontarvi i suoi successi sul campo ma c’è un Paule che molti non conoscono e stasera lo racconteremo così…

 

PAUL BREITNER E…

 

… FRANZ BECKENBAUER

Ai meno attenti vorrei far notare che Paul Breitner non è mai stato ansioso di piacere a tutti. Men che meno a Schwarz Franz (“le due cose più brutte al mondo sono le malattie ed il comunismo…”). Difficile dire chi abbia cominciato, si farebbe prima con l’uovo e la gallina. Nella finale del torneo di Bilbao del 1973 – finita a sberle, come d’uso in Biscaglia – Paule apostrofa i padroni di casa con un “maiali fascisti!” e quando decide di accettare l’offerta delle meringhe del Caudillo al Kaiser sale la pressione: “a parte Uli Hoeneß, tutta la squadra gli è contro: deve ringraziare che non l’abbiamo pestato. Prima erano maiali fascisti e adesso sono il top del calcio mondiale: è l’unico cospiratore che abbia mai vestito la maglia del Bayern”. A Paule entra da un orecchio ed esce dall’altro ma quando, anni dopo, Franz arriva al timone della Mannschaft, consuma la sua vendetta iniziando una collaborazione con la “Bild”, il cui editorialista sportivo Udo Lattek non manca mai di mettere al corrente il CT del proprio disappunto. Paule rincara la dose: “uno dei becchini del calcio tedesco… Tattiche da film dell’orrore… Il più grosso casino che abbia mai visto…”. Oggi convivono sotto lo stesso tetto solo grazie ad un Kaiser depotenziato.

 

ULI HOENESS

L’altra faccia della medaglia. Conosciuto nel giro delle nazionali giovanili, quando è ancora al Freilassing, con Uli è amore a prima vista. Lui, Paule e Udo Lattek sembrano destinati al Werder nel 1969 ma il Trainer convince poco la dirigenza degli anseatici e si accasano tutti al Bayern. Vanno addirittura a vivere insieme: quando la polizia militare va a cercare Paule renitente alla leva, Uli lo copre e lo nasconde in cantina. In un infausto pomeriggio di Luglio del 1983 il Bayern sta perdendo 1-0 a metà tempo contro una selezione di dilettanti, in un’amichevole precampionato.

Uli, direttore sportivo, entra negli spogliatoi inveendo contro la squadra ma Paule, dopo aver risposto agli improperi, lo agguanta per la camicia e lo scaraventa fuori dalla stanza: fine di un’amicizia. Passano 24 anni e Uli ha bisogno del vecchio coinquilino. C’è un colloquio chiarificatore e Paul Breitner è un dirigente del Bayern Monaco.

 

LA MONARCHIA

Agitatore di masse degno del miglior Robespierre, nel curriculum di Paule non poteva mancare un regicidio. Vittima König Wilhelm Neudecker, presidente del FCB che, con lui al timone, ha conquistato tutto. Nel 1978, sul pullman al ritorno da una trasferta, Paule fa capire a Gyula Lóránt d’averne piene le tasche di lui e del suo gioco (dagli torto… n.d.r.). A fine stagione il presidente si guarda intorno, capisce che tira una brutta aria e spedisce l’ungherese. Ma, come Luigi Capeto, commette un errore madornale, assumendo l’odiato Max Merkel, Trainer degli altrettanto odiati Leoni. Al giovanotto (non dimentichiamo che ha solo 27 anni) di Kolbermoor non par vero: arringa i compagni, ne conquista la fiducia incondizionata e minaccia scioperi ad oltranza se non arriverà persona grata. Dopo 17 anni, la promozione in Bundes, 4 Schalen, 4 DFB-Pokal, 3 Coppe dei Campioni ed una Coppa delle Coppe, König Wilhelm prende la porta ed esce. La rivoluzione è completata: il Bayern è finalmente una Repubblica.

 

GLI SPONSOR

Lo amano. C’è poco da fare. Sarà per il suo look che buca ogni video ed obiettivo, rendendo la pubblicità del più insulso prodotto triplamente efficace. Franco o non Franco, il Real si trova nei debiti e deve cederlo. Ma a chi? Chi può pagare la cifra che serve per ripianare il debito delle meringhe? Solo Günther Mast, patron della Jägermeister, sponsor dell’Eintracht Braunschweig, che lo riporta in Germania per 1.600.000 DM. Patti chiari ed amicizia lunga: il cespuglione dovrà tracannare il bruno liquore senza soluzione di continuità davanti agli obiettivi di tutti i fotografi di Teutonia e non (“fosse stato per loro mi sarei portato una bottiglia anche in campo…”). Chi lo conosce sa bene che il suo rapporto con l’alcol si limita ad un paio di birre (tranne, forse, a Spagna ’82 n.d.r.) ma tutti, da quelle parti, fanno finta di crederci. Purtroppo il Braunschweig è un club troppo piccolo per contenere l’ingombrante presenza di un tale personaggio ed a fine anno se ne impone la cessione. Tutto però è cambiato e non si devono più inserire negli stemmi societari immagini subliminali di improbabili artiodattili: ora si può scrivere apertamente sulla maglia chi ti dà i soldi. Ci pensa la Magirus-Deutz (società confluita nel gruppo Iveco, controllato dalla FIAT, pochi anni prima) che sborsa 1.960.000 DM e riporta Paule sulle rive dell’Isar. Felice di non dover più bere digestivi.

 

IL COMUNISMO

Adoro Mao, perché dà una ciotola di riso al giorno a 800 milioni di persone”. E lo dice davanti all’ennesimo fotografo, mentre legge una copia del Pechino Rundschau sotto un poster del grande timoniere. Siamo nel 1972. Paule gioca, e tanto: non è affatto comunista – figuriamoci – a lui i soldi piacciono, eccome, e se tentassero di farlo stare bravo con una scodella di cereali il primo fungo atomico dopo Nagasaki si vedrebbe in Säbenerstraße. Però cavalca la tigre: sa di piacere ed in un momento storico come i 70s prendere certe posizioni fa ancora più fico. Siamo chiari: il ragazzo è attentissimo al sociale e lo dimostrano ampiamente i milioni di marchi investiti in opere per i meno fortunati: opere da lui stesso controllate, perché bavari, scozzesi e genovesi (chi scrive lo è. n.d.r.) sono legati da un nemmeno troppo invisibile filo conduttore. Ma non è comunista. Diciamo piuttosto un anarco-individualista che si diverte a prendere in giro i media. Lo ammetterà apertamente anni più tardi: “è stato interessante essere ‘contro’ qualcosa”. E non gli si può nemmeno dire nulla, perché tutte le opere benefiche, di cui sopra, che ha costruito durante gli anni, in ogni angolo del pianeta, sono in piedi ancora adesso e di una solidità disarmante. Parole, vero, ma anche tanti fatti. Soprattutto quelli.

 

IL CINEMA

Poteva un tale istrione sfuggire all’occhio attento delle telecamere? Certo che no. Tutti sanno di Potato Fritz, produzione tedesca di metà ’70, ma c’è altro: Lauter Glückspilze (serie TV), Kunyonga – Mord in Afrika, Der Zappler, Profis, Zwei gegen Tod und Teufel. Mai prese troppo sul serio: è la disperazione dei registi perché troppo pigro per leggere il copione. Oltre a questo una serie di produzioni didattiche, di grande professionalità in questo caso, sul gioco del calcio (se ne consiglia la visione al 95% dei giocatori dell’attuale serie A, n.d.r.).

 

Ciao Paule, sei il più adorabile prestigiatore del calcio mondiale.

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