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Manuela Gostner: «Quest’anno ero partita per vincere il Ferrari Challenge, ma il weekend di Le Mans mi ripaga dei sacrifici fatti»

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Manuela Gostner Facebook

Manuela Gostner corre nel Ferrari Challenge Europe, più precisamente nella Coppa Shell come pilota bronze. Una delle prime donne a far parte dell’equipaggio tutto al femminile di Iron Dames, potremmo definirla come una delle colonne portanti della nascita del progetto di Deborah Mayer. Quest’anno ha alzato l’asticella e ottenuto risultati importanti nel monomarca del Cavallino, ma non solo. 

Manuela, questa stagione è partita bene con la vittoria a Valencia nella gara di apertura, proseguita con lo splendido weekend di Le Mans e ora mancano due tappe alla fine del campionato. Se dovessi fare un bilancio quale sarebbe?

«Quest’anno sono partita per vincere il Ferrari Challenge. Ho la velocità, ho l’esperienza e tutto quello che serve per stare davanti, però prima le gare si devono finire per poterle vincere. Non è automaticamente detto che chi è più veloce alla fine vinca il campionato. La stagione è lunga e abbiamo 7 tappe, tutte con due gare in ogni weekend (tranne quella di Le Mans) e quindi ci sono molte possibilità per trionfare, ma anche tante per perdere. Quest’anno sono partita molto bene, molto motivata e tutto è andato alla grande. Poi però ho avuto due round dove ho fatto pochissimi punti e ora mi ritrovo terza in classifica. Non è quello che speravo, certo, ma adesso voglio fare punti per arrivare in seconda posizione».

Ci sono le ultime due tappe, cosa ti aspetti da Spa e poi le Finali Mondiali al Mugello?

«Innanzitutto sono due piste incredibili e molto selettive. Sono considerate due università dei motori e sono super motivata per queste ultime due gare. Voglio stare davanti, ma basta poco per non essere più al vertice, come un contatto o un errore. È molto difficile essere più veloce di tutti, ma io ci proverò sicuramente e vediamo come va».

Per te Le Mans è speciale. Quest’anno in occasione del Centenario della 24 Ore hai corso lì con il Ferrari Challenge. Pole e vittoria in gara, come è stato?

«Correre per l’anniversario dei 100 anni di una gara leggendaria è sempre emozionante. Quest’anno io ero alle stelle, è stato bellissimo. Ho un rapporto speciale e profondo con Le Mans. Tutti vogliono passare per il Circuito della Sarthe almeno una volta nella propria vita motoristica. Ci tenevo a farla bene, considerando le due volte precedenti in cui ho corso la 24 Ore con Iron Dames (2019 e 2020, ndr). È sicuro che non vincerò questo campionato, però il weekend con la pole e la vittoria a Le Mans mi ripaga. Sono stata veloce tutto il fine settimana, dalle prove fino alla gara con anche il giro più veloce e di questo sono molto soddisfatta».

Quest’anno hai corso anche la 12 Ore dell’Estoril nel Creventic 24H Series con la Mercede GT3 AMG. Che esperienza è stata?

«L’abbiamo fatta prima della mia gara con il Challenge perché la pista portoghese era nuova per me e avevamo già partecipato a qualche gara di quel campionato quest’anno. Per me era perfetto per imparare la pista e capirne tutti i segreti. Menomale che lo abbiamo fatto perché Estoril è una pista vintage, molto vecchio stile, come Imola o Brands Hatch. Ci sono molti punti ciechi e c’è ghiaia dappertutto. Così è vietato sbagliare, sennò la tua gara finisce. Per questo è stupenda e mi piace da impazzire, puoi dare tanto e la pista ti rende lo sforzo cha hai compiuto».

Manuela Gostner in azione all’Estoril per la tappa del Ferrari Challenge – Coppa Shell – credits to Manuela Gostner Facebook

Come ti sei trovata con la GT3 rispetto alla Ferrari 488 Challenge che hai tra le mani normalmente?

«C’è tantissima differenza. La Ferrari che guido io è molto più semplice essendo più vicina al modello stradale. Ha tantissimi cavalli e va fortissimo in rettilineo ma è lenta in curva, mentre la GT3 è l’opposto. Ha meno potenza, ma ha molto più carico e puoi curvare più forte. Anche la frenata e la percorrenza sono due aspetti più estremi nella GT3 rispetto alla Challenge».

Hai corso la 24 Ore di Le Mans e molte altre gare endurance. Ti manca la 24 Ore di Spa con il GT World Challenge. Ti piacerebbe partecipare un giorno?

«Quest’anno abbiamo fatto la 12 Ore di Spa con il Creventic. La 24H è una gara tostissima, se hai occasione di parlare con tutti i piloti, te lo possono confermare. Guidare una GT3 per quella durata è molto stancante, soprattutto le frenate sono importanti e faticose. La vettura richiede uno stile di guida aggressivo che dopo tutte quelle ore ti sfianca fisicamente. Poi ogni giro ti lascia senza fiato a Spa, per questo è una pista incredibile e io non vedo l’ora di correrci nuovamente tra qualche giorno».

Ormai sono molti anni che corri nel Ferrari Challenge. Mai pensato di voler provare un altro campionato monomarca?

«Mi piace molto correre con la Ferrari, è un po’ il sogno di ogni pilota, però io sono amante di tutto il motorsport. Non c’è una macchina che non vorrei provare, mi piacciono tutte sinceramente».

Tu hai fatto parte del primo equipaggio Iron Dames. Cosa pensi della stagione fin qui delle ragazze?

«Le seguo sempre. Sono le mie compagne perché saremo sempre delle Iron Dames che inseguono la loro missione. Mi dispiace un sacco che quest’anno non siano riuscite a concretizzare la velocità che abbiamo visto. Sono sempre in lotta per la vittoria, ma in questa stagione sembra abbiano anche un po’ di sfortuna addosso. Speriamo che riescano a togliersi questa nuvola nera che le segue. Per loro mi auguro sempre il meglio».

Ti piacerebbe un giorno tornare a correre con quei colori?

«Certo!»

Tu sei una mamma atleta. Come ti poni nei confronti di questo doppio ruolo?

«Io ho iniziato a correre che ero già mamma, quindi non è mai stato un limite per me. A volte mi dicono “Sei poco responsabile, perché fai uno sport pericoloso. Così non dai l’esempio alle tue bambine” ma per me è il contrario. Il mio esempio è quello di credere nei propri sogni sempre. Se domani vorranno fare uno sport pericoloso dovrò accettarlo, anche perché nella vita tutto è pericoloso e cosa facciamo? Stiamo chiusi in casa? Io gli insegno a non avere paura e ad essere libere di fare ciò che più desiderano. Ora che stanno crescendo mi vedono anche con occhi diversi. Prima erano troppo piccole. Anche a scuola raccontano ciò che fa la loro mamma con orgoglio e questo mi da una bellissima sensazione oltre ad una grande motivazione per stare davanti in pista. Così vedono che è possibile. Per me l’importante è anche che abbiano dei valori veri e non solo ciò che vedono sui social dove è tutto impostato».

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