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Claudio Costa, per tutti il dottorcosta

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L’angelo custode dei piloti. Un eretico come spesso si definiva lui stesso, riguardo alla sua professione. Un uomo che ha rivoluzionato l’assistenza medica in pista, soprattutto per le due ruote e che è divenuto un’icona del motorsport. Il Dottor Claudio Costa oggi compie 83 anni e senza di lui per molti protagonisti del motomondiale le cose sarebbero andate diversamente: carriere possibilmente spezzate, incidenti con conseguenze fatali sventati e recuperi miracolosi, avvenuti grazie alle mani e alla mente del dottorcosta.

Il primo intervento

Claudio Costa è nato a Imola nel 1941 ed è poi cresciuto in quella che presto sarebbe diventata una cittadina legata profondamente al mondo dei motori, grazie soprattutto alla sua famiglia. Fu infatti suo padre Checco a portare le gare di moto nella piccola città romagnola e a dare vita a quello che poi divenne il Circuito del Santerno. Fu proprio a lato di quelle curve, nate dalle strade cittadine, che la passione di Claudio si sviluppò fino a diventare il motore principale della sua professione.

Il 22 aprile del 1957, quando il futuro dottorcosta aveva solo 16 anni, soccorse Geoffrey Duke, pilota inglese che stava partecipando alla Coppa D’Oro Shell, il quale ebbe una brutta caduta nella zona della Acque Minerali. Da quel momento l’illuminazione, la voglia di studiare medicina per poi poterla applicare alle corse e tentare di soccorrere e salvaguardare la vita dei centauri. Nel 1967 Claudio Costa si laureò e in seguito prese altre tre specializzazioni in ortopedia e Medicina della Sport.

La Clinica Mobile 

Mentre Francesco Costa stava per dare ancora più auge alla città di Imola, importando la 200 Miglia di Daytona sulle sponde del Santerno, dando il via alla prima edizione della 200 Miglia di Imola, suo figlio Claudio si propose, insieme ad un gruppo di amici dottori appassionati di motorsport, di fare da supporto medico ai piloti per l’evento. Ognuno di loro fu equipaggiato con il “Life Jacket” di sua invenzione. Questo giacchetto salvavita era equipaggiato con alcune tasche, in cui c’era tutto l’occorrente per l’intervento di primo soccorso. Quella fu la prima gara nella storia con un pronto soccorso dedicato ai piloti, i quali per essere assistiti non dovevano esclusivamente aspettare le prime cure dell’ospedale. L’idea piacque molto e così i centauri chiesero a Costa se potesse seguirli nelle altre gare, anche fuori dall’Italia; la pronta risposta del dottorcosta non tardò e convinti anche i suoi colleghi iniziarono a viaggiare per garantire le cure e la sicurezza ai piloti durante le gare motociclistiche.

Inizialmente i loro spostamenti avvenivano in auto, ma più tardi nel 1976 nacque la Clinica Mobile e a bordo di un veicolo simile a quello dei giorni nostri Costa riusciva a dare qualsiasi tipo di assistenza ai piloti feriti, anche quelle più complicate, stabilizzandoli prima di trasportarli negli ospedali di competenza.

Eretico Consapevole 

L’idea del dottorcosta è rimasto un punto fermo nel motorsport fino a fine del 2022 quando Dorna ha deciso di fermare la tanto amata clinica. Claudio aveva già lasciato da tempo; le sue ultime operazioni risalivano al 2014, quando passò il testimone al suo successore, il Dottor Michele Zasa. In circa 46 anni di attività il dottorcosta ne ha viste e affrontate di sfide, quasi sempre è riuscito ad avere ragione. Di vite ne ha salvate, di piloti ne ha rimessi in piedi molti, forse anche contro il parere della medicina ortodossa; eppure i miracoli compiuti da Claudio Costa hanno dell’incredibile. Lui comprendeva l’animo dei piloti e la loro passione primordiale nel voler stare in sella e se feriti di risalirci il prima possibile. Gli bastava due parole “Voglio Correre” e lui concedeva l’opportunità per tornare in pista.

Il Miracolo di Doohan 

Tra tutti i suoi salvataggi c’è ne uno che lo ha visto anche essere protagonista di un atto folle, con cui però ha salvato la carriera di una leggenda: Mick Doohan. Il pilota australiano nel 1992 ad Assen fu vittima di un brutto incidente in cui riportò la frattura della gamba destra. Essendo in lotta per il campionato decise di farsi operare all’ospedale di Assen, per ridurre i tempi di recupero, contro la volontà del dottorcosta, che avrebbe optato per un altro tipo trattamento. Purtroppo dopo l’intervento ci furono delle complicazioni e i medici locali suggerirono a Doohan che l’unica soluzione sarebbe stata l’amputazione della gamba. Mick completamente nel panico e vedendo la sua carriera terminare anzitempo, chiamò subito Claudio che udita la notizia corse in ospedale e prelevò l’australiano, riportandolo in Italia per sottoporlo ad altre cure mediche. Con loro scappò anche Wayne Rainey, che si trovava in ospedale dopo un altro incidente. Quella scelta, pazza e anche contro le regole, fu ciò che salvò la gamba, la carriera e la vita di Doohan, il quale per quell’episodio sarà sempre grato al dottorcosta. Il medico imolese non solo fu in grado di salvare gli arti inferiori del pilota della Honda, ma lo riabilitò in tempo per tornare in sella in Brasile dopo soli quattro Gran Premi di assenza e questo gli permise di terminare secondo nella classifica finale. In seguito Mick con la Honda fu capace di vincere cinque titoli mondiali, che lo resero uno dei piloti più titolati e una leggenda del motomondiale.

Di lui si ricorda anche la grande amicizia con Alex Zanardi, che aiutò molto dopo il suo incidente, dal quale ne uscì con entrambi gli arti inferiori amputati. Tra i due nacque un legame unico e indissolubile, di cui Claudio ha sempre parlato, così come l’ex pilota bolognese. Un altro campione che ha rimesso in piedi e che ha spinto a continuare a correre, ponendosi nuovi limiti e nuove sfide da raggiungere grazie alla sua sete di passione; la benzina dei piloti. 

Oggi il dottorcosta si gode “la sua pensione” a Imola, nella casa di famiglia dove c’è la radice più profonda della sua passione. Un uomo buono che tutto il mondo delle moto amava e ancora ama. La sua figura è leggenda tra i piloti, gli addetti ai lavori e anche i tifosi, che molto spesso lo hanno ringraziato per aver rimesso in piedi i propri eroi. Con le sue carezze ha guarito ferite profonde e salvato carriere stellari; a modo suo ha portato avanti le sue idee e le sue convinzioni, che spesso anche se non condivise, hanno fatto del bene e hanno permesso a molti di continuare a seguire i propri sogni.

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