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Dakar | Morto il motociclista Carles Falcon. I rally raid sono da cancellare?

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Instagram TwinTrail Racing Team


Carles Falcon nei primi giorni della Dakar 2024L’edizione 2024 del rally Dakar ha purtroppo ottenuto il suo “tributo”. Il motociclista spagnolo Carles Falcon ha perso la vita, dopo otto giorni di coma, a seguito dei traumi riportati nella caduta di cui è stato protagonista nella seconda tappa, corsa il 7 gennaio scorso. Aveva riportato la frattura della vertebra C2 nell’incidente ed era stato rianimato dalla squadra medica intervenuta sul posto, ma i danni cerebrali conseguenti ai sedici minuti privi di battito cardiaco non gli hanno lasciato scampo.

Chi era Carles Falcon?

Il 45enne era alla sua seconda partecipazione alla Dakar, che aveva corso nel 2022, e aveva scelto di farlo nella classe più dura, la “Original by Motul”, riservata a piloti privi di assistenza tecnica. Originario di Tarragona, lo spagnolo aveva come obiettivo quello di completare il rally raid più celebre del mondo insieme al suo compagno di squadra, con cui aveva fondato il TwinTrail Racing Team, e amico Isaac Feliu, impresa non riuscita due anni fa a causa di un incidente nella nona tappa che aveva fatto temere per la sua vita. Dopo essersi ripreso, Feliu voleva completare l’impresa insieme a Falcon, ma ancora una volta non è stato possibile.

Le reazioni dopo l’ennesima vittima della Dakar

Le prime reazioni alla notizia sono contrastanti. Se da parte degli appassionati di motorsport, consapevoli della passione di chi partecipa alla Dakar e della pericolosità del rally stesso, il cordoglio è unanime e l’esito fatale è “accettato” con grande dolore, sui social, soprattutto nella pagina Twitter de L’Equipe, celebre quotidiano sportivo francese che è consociato con l’organizzatore stesso della corsa, l’A.S.O., in tanti si chiedono perchè continuare con questa corsa che tanta sofferenza ha provocato negli anni. In quarantasei edizioni, la Dakar è alle prese con il lutto numero 78, tra piloti e copiloti, giornalisti, spettatori, addetti ai lavori e organizzatori (lo stesso inventore del raid Thierry Sabin morì a causa di un incidente in elicottero durante la gara). Falcon è la trentaduesima vittima tra gli atleti, nonchè ventitreesimo motociclista a perdere la vita a causa di un incidente.

È ora di dire basta alla Dakar?

Dopo ogni occasione nefasta qualcuno avanza l’idea di far terminare questa gara, come fu, ad esempio, con la 1000 Miglia dopo la tragedia di Guidizzolo. Farlo, dire basta ai rally raid, vorrebbe mettere al bando la passione di piloti o addetti ai lavori che, magari, potrebbero addirittura organizzarsi in clandestinità, pur di dare sfogo alla propria voglia di correre e mettersi alla prova. È bene ricordare che, a quanto ci risulta, nessuno di loro è costretto a partecipare alla gara. Chi lo fa, è ben conscio del rischio, così come chi la racconta.

In questi giorni, in attesa delle impressioni dopo ogni tappa dei protagonisti della nostra Motor Valley, il timore di leggere un brutto comunicato stampa o una brutta notizia c’è. Personalmente, non sono tranquillo finchè Rebecca Busi, Francesco Catanese, Andrea Schiumarini e Andrea Succi non sono arrivati sani e salvi al traguardo. Non vedere la Busi tra coloro i quali avevano terminato la Crono 48H ha provocato qualche brivido, salvo poi sapere che aveva accumulato un ritardo enorme dopo essere stata per oltre otto ore sotto al sole, insieme al suo navigatore Sergio Lafuente, a riparare il loro veicolo. Saperli al sicuro per sempre sarebbe sicuramente un sollievo, ma la certezza di saperli a casa, lontani dalle gare e dalla loro passione, come leoni in gabbia, è peggio di ogni altro tipo di disagio e dolore. L’idea di sentirli o intervistarli e saperli scalpitanti perchè non possono fare ciò che più gli piace, nonostante la fatica e la sofferenza mentale e fisica, è per me ripugnante. La passione, quando non nuoce alla salute degli altri, deve essere libera, sempre. Ed è ciò che chiedono i piloti.

Il destino a volte può impedire loro di tornare a casa, si spera sempre che non succeda. Saperli felici di potersi esprimere a bordo dei loro mezzi meccanici, sfidando tutte le situazioni pericolose di una corsa dura come la Dakar, supera però ogni angoscia.

Alla famiglia, gli amici e tutti coloro che hanno voluto bene a Carles Falcon va l’abbraccio e il cordoglio della redazione di 1000 Cuori Rossoblu.

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