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Simonini, artigiano su due ruote

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La storia della Simonini è marchiata dalla forte passione e dai principi irremovibili del suo fondatore Enzo, artigiano modenese che partendo da zero è riuscito a lasciare la sua impronta nella Motor Valley. 

Fornaio a due ruote

Tutto comincia nella panetteria di famiglia, dove un giovane Enzo aiuta il padre; immediatamente però capisce che la sua passione sono i motori: per consegnare il pane ai clienti usa un motorino che si diverte a modificare per adattarlo alle strade sterrate, e subito pensa che questo sarà il suo futuro

Qualche anno dopo, dopo una breve esperienza alla Fiat, decide di aprire la propria officina a Bomporto, nel modenese; siamo agli albori degli anni Sessanta. Inizia modificando moto fuoristrada di piccola cilindrata, soprattutto Mi-Val e MotoB; produce e vende dei kit da assemblare che potevano essere adattati su vari motori, in grado di conferire significativi aumenti di potenza. Questi kit lo rendono piuttosto popolare nell’ambiente motociclistico. Le ambizioni di Simonini non si limitano però alla parte motoristica, e nel decennio successivo realizzerà il suo sogno cominciando a fabbricare moto di propria produzione.

Le prime moto

Nel 1970 infatti si mette in proprio, e produce la sua prima motocicletta da cross da 50 cc; continua in parallelo anche l’attività di assemblaggio. La prima Simonini, con telaio completamente studiato e realizzato da Enzo e motorizzata Sachs, si presenta potente e veloce; viene seguita dalla 125 cc, sempre con propulsore tedesco, il cui telaio è simile a quello della moto di cilindrata minore: si tratta del primo modello prodotto nei capannoni di Torre Maina, frazione di Maranello, in cui nel frattempo Simonini si è trasferito. 

La prima moto da cross da 50 cc firmata Simonini
La prima moto da cross da 50 cc firmata Simonini (source: registrostoricosimonini.it)

Il lavoro di Enzo guadagna rapidamente grande popolarità: le sue moto e i suoi kit sono richiesti da molti piloti, che portano in pista moto Simonini sia in Italia che all’estero; tra questi spiccano i nomi di Oliviero Incerti, Giuseppe Fazioli e Tommaso Lolli, che con la 125 si affermano in diverse occasioni. 

L’era Fornetti

La richiesta diventa troppo alta per la produzione artigianale di Simonini: per questo, e anche per far fronte a difficoltà economiche, nel 1975 stringe un accordo con Franco Fornetti, direttore di un’industria della zona; i due entrano quindi in società, e i capannoni della Simonini vengono trasferiti a Maranello. Verso la fine dello stesso anno vengono presentate al Salone di Milano diverse moto, tra cui la nuova Hard Race, una 125 cc disponibile in due versioni con motorizzazioni diverse, una Sachs e una Simonini; ancor prima di essere messa in commercio, otterrà ottimi risultati in campo agonistico: verrà infatti portata alla vittoria del Campionato Italiano Cadetti da Giuseppe Fazioli. Tra le nuove moto presentate però, quella che suscita più interesse è sicuramente la Shadow 250: si tratta di una moto da regolarità spinta dal propulsore Sachs a sette marce. 

La 250 Shadow della Simonini in esposizione al Salone di Milano
La 250 Shadow della Simonini in esposizione al Salone di Milano (source: registrostoricosimonini.it)

La rottura

Il sodalizio che sta alla base della società però non dura molto: quasi subito, emergono forti divergenze tra l’area tecnico-sportiva, presidiata da Enzo Simonini, e quella commerciale e amministrativa, gestita invece dalla famiglia Fornetti. L’oggetto della discordia è proprio il motore Sachs a sette marce: Fornetti stravede per questo propulsore, soprattutto per il nome altisonante dell’azienda tedesca, mentre Simonini non ne è convinto e crede che montarlo sulle proprie moto non sia altro che un’inutile complicazione; la frattura è insanabile, e Enzo Simonini lascia l’azienda da lui stesso fondato, ma non finisce qui. Infatti, mentre Enzo è subito pronto a rimettersi in gioco, e torna a Torre Maina per riprendere a produrre kit di assemblaggio e marmitte, il marchio Simonini rimane di proprietà della famiglia Fornetti, che continua quindi a produrre moto con questo nome. L’ingegnere olandese Jan Witteven, già in precedenza consulente dell’azienda, viene nominato capotecnico: il primo progetto da lui realizzato è il Mustang 125, che va a sostituire l’Hard Race; il nuovo modello, che monta il fatidico propulsore Sachs a sette rapporti, conseguirà risultati di tutto rispetto nel Campionato Italiano sotto la guida dei piloti Gianluigi Mori e Sergio Franco. 

La crisi

Fino al 1979, la Simonini continua a riscuotere un buon successo in campo agonistico: grazie al nuovo motore Simonini 125 cc vince più volte il Campionato Italiano Juniores, sia con Franco Purini che con Michele Magarotto, mentre la Diamond, moto da regolarità, si fa conoscere anche per la sua caratteristica livrea verde militare. Tuttavia, i nuovi modelli entrano in commercio sul finire degli anni Settanta, quando ormai la diffusione delle moto giapponesi in Europa è capillare: il mercato motociclistico italiano attraversa un periodo di forte crisi, che non lascia scampo alla maggior parte delle aziende artigianali; non fa eccezione la Simonini, la cui produzione termina nel 1983. Enzo però non molla: lui, che aveva già da qualche anno lasciato l’azienda, continuerà a produrre marmitte per conto proprio, reinventandosi anche anche settore dei motori d’aereo per volo leggero; produzione che continua tutt’ora, parallelamente a quella degli accessori motociclistici. 

La Diamond, una delle ultime moto Simonini prodotte prima della crisi degli anni Ottanta
La Diamond, una delle ultime moto Simonini prodotte prima della crisi degli anni Ottanta (source: registrostoricosimonini.it)

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