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Calcio

100 Storie Rossoblù: 73 Seghini, 72 Marronaro, 71 Rauch

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Un viaggio giornaliero lungo cento storie. Cento uomini, cento giocatori che hanno vestito la maglia del Bologna nella sua storia lunga oltre un secolo. Nato con l’idea di stilare una classifica dei più grandi rossoblù di sempre, questo progetto con il tempo ha virato verso un modo per raccontare in poche parole le storie di piccoli e grandi uomini. Tra loro c’è chi ha segnato un’epoca e chi invece è stato a malapena intravisto, tutti però hanno una storia da raccontare ed io ho pensato di raccoglierle qui.  

PUNTATE PRECEDENTI:
– 100 (Bernacci), 99 (Womé), 98 (Dyego Coelho)
– 97 (Walsingham), 96 (Luciano), 95 (Meghni)
– 94 (Aaltonen), 93 (Vukas), 92 (Battisodo)
– 91 (Rubio), 90 (Macina), 89 (Matosic)
– 88 (Chiorri), 87 (Bellucci), 86 (Sarosi)
– 85 (Colomba), 84 (Bellugi), 83 (Turkylmaz)
– 82 (Antonioli), 81 (Binotto), 80 (Liguori)
– 79 (Jensen), 78 (Pilmark), 77 (Zagorakis)
– 76 (Kolyvanov), 75 (Gilardino), 74 (Demarco)

73 – René Enrique Seghini
Funambolica punta argentina cresciuta nel Boca Juniors ed impostosi nel “campionato pirata” colombiano – non riconosciuto dalla FIFA – chiamato “El Dorado”, Seghini arriva in Italia al Bologna tra mille aspettative nel 1956. Dopo un inizio promettente, che fa ben sperare la stampa sportiva dell’epoca che lo definisce “un artista”, si dimostra ben presto poca cosa per un calcio rude e fisico come quello italiano dell’epoca, certo non favorito da un fisico (sfiora i 160 centimetri di altezza) inadatto agli scontri corpo a corpo. Dopo qualche mese e appena tre gare giocate in rossoblù, lascia l’Italia fuggendo di nascosto insieme alla moglie, nostalgica del Sudamerica. Si riaccasa in Colombia, prima all’Independiente Medellìn e poi al Deportivo Calì, dove gioca pur squalificato dalla FIFA – interpellata da un inviperito Dall’Ara – la quale però non può impedirgli di giocare in un campionato che essa stessa non riconosce come tale.

 

72 – Lorenzo Marronaro
Cresciuto nella Lazio, “Il Puffo” Marronaro esplose nel Bologna dopo tre stagioni in cui ormai il treno per il calcio che conta sembrava passato. L’arrivo in panchina di Gigi Maifredi e del suo “calcio champagne” portò in dote la promozione in Serie A, che arrivò anche grazie alle 21 reti realizzate da questo attaccante rapido e letale, che però nelle stagioni successive non seppe confermarsi in A e neanche nei successivi passaggi all’Udinese e all’Empoli, dove chiuse mestamente una carriera che forse non gli ha mai permesso di arrivare ai grandi livelli che sognava ma che grazie a quella magica stagione 1987-88 gli ha consentito di entrare per sempre nella storia del Bologna come simbolo, terminale offensivo, di una delle più belle squadre viste al Dall’Ara negli ultimi anni.

 

71 – Louis Rauch
Di professione dentista, attaccante per hobby, lo svizzero Louis Rauch, giunto in città per continuare l’attività lavorativa, non solo fu tra i soci fondatori del Bologna ed il primo straniero, ma anche il primo presidente di sempre. Se le sue prestazioni sul campo non sono state infatti indimenticabili – appena 7 gare giocate, condite da una rete, nel Bologna dei primi anni – altrettanto non si può dire dell’importanza che questa figura ha avuto nella storia del calcio felsineo. Senza Louis Rauch, probabilmente, non sarebbe esistito il Bologna per come lo conosciamo. Innamoratosi della città, vi rimane fino alla morte, avvenuta in un tragico incidente stradale all’età di 72 anni. 

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