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7 Giugno 1964 – “Storia RossoBlù dalla nascita fino all’ultimo scudetto” – 28 Luglio

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3 – I giorni della Cesoia

Arrivano, in sequenza, altre sfide. Con US Ferrarese, Hellas Verona. E poi col Modena, già un faccia a faccia di “campanile”. Emozioni intense. La più forte, il 16 maggio di quello stesso anno, quando passa da Bologna l’Internazionale campione d’Italia e accetta la sfida rossoblù ai Prati. “Spettatori trecento circa”, direbbero le note a margine. Un successo, per uno sport che sta sbocciando in città. E che soddisfazione il risultato: sconfitta, sì, ma di strettissima misura. Vincono i nerazzurri 1-0, rete di Peterly che sorprende nel finale il “golkeeper” Orlandi, arrivato da Verona a prendersi la maglia di titolare.

In società cresce l’entusiasmo, e si avvicendano i presidenti. Dopo Borghesani lo stesso Arnstein, e poi Ortiz. Infine Domenico Gori, uno che ci mette moneta sonante e idee. La più bella: trovare uno stadio vero per una squadra che nel frattempo si è iscritta al campionato, girone veneto-emiliano, per la stagione 1910-11. La località è appena fuori porta San Vitale. Si chiama Cesoia. Gori fa le cose con cura: prato battuto a regola d’arte, recinzione, tribunetta in legno su un lato. E pali fissi, finalmente. Manca lo spogliatoio, ma a tutto si rimedia. Due stanze dell’osteria-locanda a due passi dal campo vanno benissimo. Si può partire davvero.

Il mitico campo della Cesoia viene inaugurato il 26 febbraio 1911, con un 3-0 secco rifilato al Venezia (doppietta di Bernabeu e gol di Donati), ma vicentini e veronesi sono ancora di un’altra categoria, e a Bologna vengono a maramaldeggiare. La stagione del debutto alla Cesoia non è esaltante, ma registra un’appendice tutta da raccontare. E’ la doppia sfida organizzata da Emilio Arnstein tra le sue due creature, il Bologna e quel Black Star di Trieste che era stato il suo primo amore. L’andata è in trasferta, ai primi di maggio, e di fatto si tratta del primo viaggio oltreconfine dei rossoblù. Sconfitta di misura in campo (2-1) e una vera e propria avventura per tornare a casa: scambiati per irredentisti in fuga, Arnstein e compagni vengono fermati dalla polizia austriaca per diverse ore. Il ritorno va in scena il 14 maggio alla Cesoia. Vince il Bologna, aiutato non poco da un paio di rigori realizzati da Malfatti. Ma considerato che l’arbitro è Arnstein in persona, i triestini non la prendono benissimo. Però sono altri tempi, da pionieri, e soprattutto c’è la questione logistica a stemperare gli animi: arrabbiati, gli avversari interrompono la partita e piantano in asso i rossoblù, ma la strada degli spogliatoi è un invito a fermarsi in quella locanda-osteria che li ospita. E il vino aiuta a placare l’ira…

 

Sono anni di assestamento. Il Bologna non può smarcarsi da questo girone veneto-emiliano, nel quale vivacchia. Ma intanto accumula esperienza. Porta in città qualche nome importante, come il portiere Guardigli arrivato da Firenze. E altri stranieri prelevati poco lontano, come Natalio Rivas, un altro studente del Collegio di Spagna. Del quale si dice che sia più abile come realizzatore di rigori che come giocatore di poker, l’altra passione a cui dedica buona parte delle nottate bolognesi. E intanto sulla poltrona presidenziale arriva Rodolfo Minelli. Rappresentante di liquori, ha una visione nuova e accattivante del football. Ne va pazzo, si capisce, e per questo vuole promuoverlo. I risultati, dice, sono importanti, ma anche il “contorno” va curato. Bisogna invogliare la gente a venire al campo. Alla “casa” del Bologna. Che non può più essere la Cesoia, per molti motivi. Bisogna trovarne una degna di una squadra che sta diventando grande.

 

(3 – continua)

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