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MotoGP | Dall’Academy d’oro al futuro incerto

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VR46 Riders Academy Twitter


Il 2023 per gli alfieri del Team Mooney VR46 si è rivelato essere un anno magico. Così come per il Campione del Mondo Motogp, pilota dell’Academy e ormai punto di riferimento nella classe regina. Il lavoro svolto da Rossi and co. in quasi dieci anni di attività ufficiale è da salvaguardare, perché per una federazione che non è più riuscita a coltivare il talento italiano delle due ruote, c’è stato un Dottore che l’ha salvata, ma ora il futuro sembra molto buio.

Spettacolo mondiale 

Questa stagione è stata l’ennesima conferma del successo del progetto ideato da Valentino Rossi. Solo tredici mesi fa eravamo a festeggiare il primo titolo di Francesco Bagnaia, colto a Valencia 2022, dopo un’incredibile rimonta dal sapore di record. Ecco è passato poco più di un mese dai festeggiamenti che sono scoppiati dopo che il #1 ha tagliato il traguardo del Circuito Ricardo Tormo, per laurearsi per la seconda volta consecutiva Campione del mondo MotoGP. Un onore fin qui riuscito a pochi e che inserisce Bagnaia nella cerchia dei grandi. Uno di quei pochi è proprio il suo mentore che pochi giorni fa a lasciato un ultimo commento sull’incredibile stagione vissuta, nel nome VR46:

«Il 2023 è stato un anno pieno di grandi risultati, @pecco63 ha vinto il suo secondo mondiale consecutivo in @motogp e i nostri piloti sono andati molto forte».

Questa la didascalia lasciata sotto il suo ultimo post IG, che raccoglie una carrellata di foto vittoriose del 2023 e non solo per il suo pupillo sulla Ducati rossa del Team Lenovo, ma anche per i suoi due piloti che hanno guidato la GP22 con i colori della sua squadra. Luca Marini e Marco Bezzecchi hanno dimostrato in più occasioni di essere competitivi e di poter lottare per la vittoria. Il Bez ha chiuso la stagione complessivamente nei primi tre posti della classifica generale ottenendo il suo miglior risultato nelle due stagioni corse fin qui in MotoGP. Al netto di ben 4 vittorie e 9 podi tra Sprint e gare lunghe. Una stagione che ne ha incoronato il talento, già visto nel suo anno da rookie e che ora potrebbe lanciarlo sempre più nell’élite del motomondiale. Per il Maro invece una stagione più altalenante, a causa anche degli infortuni patiti, ma con qualche exploit e una costanza che hanno convinto Honda HRC ad accettare la sua candidatura per il 2024.

Alla fine Vale può essere contento dei frutti prestigiosi che sta raccogliendo. All’appello è mancato Morbidelli, primo campione del mondo per l’Academy, ma l’italo brasiliano ha lottato con una Yamaha non del tutto congeniale a lui e l’anno prossimo in sella alla Ducati ufficiale, vestita da Pramac, potrà giovare della competitività ritrovata nel mezzo. L’intento iniziale della scuola nata sotto il nome di Rossi, come più volte ha affermato Uccio, era quello di crescere i giovani talenti italiani del futuro per portarli prima in MotoGP e poi accasarli nelle squadre ufficiali. Al momento due su quattro sono piazzati, anche se Frankie esce già da un team ufficiale dove era approdato nel 2022 e l’anno prossimo guiderà una moto ufficiale a tutti gli effetti, ma con colori diversi. Sotto questo punto di vista il nove volte campione del mondo ha raggiunto il suo obiettivo e ora si prepara a proseguire il suo compito di coach e amico nel dare consigli ai si suoi pupilli su come affrontare la stagione e le difficoltà, per arrivare davanti a tutti.

Al posto delle istituzioni 

In tutto questo lavoro VR46 si è in qualche modo sostituita alla Federazione Italiana, che ormai da molto tempo non è più in grado di supportare ragazzi giovani nel grande salto verso il mondiale. Valentino ha preso alcuni dei più promettenti piloti italiani e gli ha dato una via, fino a portarli sul tetto del mondo e ad essere oggi dei veri e propri idoli per i più piccoli che li ammirano. Quello che lui era per Bagnaia, Morbidelli, Bezzecchi, Migno, Vietti e tutti gli altri passati sotto l’ala dell’Academy. Il motociclismo mondiale vive di cicli, come tutto il motorsport, e per molte epoche i centauri tricolore l’anno fatta da padroni. Con il tempo però la scuola spagnola ha preso il sopravvento. Sono molti ancora i talenti che escono dalla nazione iberica e con costanza si impongono ai vertici del Motomondiale, mentre la FMI poco ha poco ha ceduto lo scettro e se non fosse stato per il 46, chissà i suoi campioni che portano in alto il tricolore oggi, dove sarebbero.

Dubbi futuri

Il problema persiste, perché dalle voci che siamo riusciti a raccogliere dai paddock nazionali il futuro del motociclismo italiano sembra essere in pericolo, se non già il presente. Le iscrizioni e i campionati costano sempre di più e oggi molti sponsor non sono più disposti ad investire come prima. Questo porta molti ragazzi a lasciare nel momento cruciale oppure a non essere pronti per il grande salto verso le competizioni internazionali. Il livello si è abbassato e le stime dicono che il rischio di un giorno non avere piloti italiani sulla griglia della top class potrebbe essere molto alto.

Al momento gli eredi di Pecco, Morbido, Bez, Maro e gli altri non sembrano venire fuori, nemmeno sotto l’occhio di Valentino. Per questo non resta che goderci la gloria che stiamo vivendo attualmente in pista e sfruttarla a lungo. I campioni italiani di oggi sono giovani e hanno ancora molti anni di successo di fronte a loro. Per il momento il tricolore e l’inno di Mameli potranno continuare a risuonare nei circuiti di tutto il mondo, per il domani si vedrà.

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