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Chiacchiere da Bar…bieri – L’altro GP

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Nove mesi fa, a settembre, quando fu ufficializzato il calendario 2023 di Formula 1, a Imola tanti tirarono un sospiro di sollievo: “Dai, a metà maggio almeno non prendiamo l’acqua”. Se non stessimo parlando di un evento tragico, ci sarebbe da parlare di una gufata colossale. Però effettivamente, al GP del Made in Italy e dell’Emilia-Romagna 2023 nessuno ha preso l’acqua. Purtroppo, aggiungerei

Era tutto allestito per una grande festa all’Autodromo Enzo e Dino Ferrari: la passerella sopra al paddock, tanto agognata, richiesta, bramata, faticata, era pronta ad essere calcata da migliaia di spettatori facoltosi e VIP, il prato della Tosa, rinnovato, era stato approntato in tempi record, il montaggio di un numero impressionante di tribune temporanee era terminato, la città addobbata a festa, i servizi di pista addestrati e formati per compiere al meglio i loro compiti…

Invece qualcosa si è messo di traverso ed ha fatto sì che l’evento più importante della Motor Valley non avesse luogo. Mentre i tifosi chiedevano notizie sui rimborsi, in Emilia-Romagna qualcuno pensava già ad altro. La F1 non era più la priorità, nonostante l’enorme mancanza dell’indotto utile a tutti in gran parte della regione. C’era (e c’è tuttora) da spalare, da pulire, da ricostruire. Il fango lasciato dalle incontrollabili esondazioni di oltre venti corsi d’acqua, che hanno colpito 43 Comuni, ha oscurato l’atmosfera di festa pronta ad esplodere, depositando una grande pesantezza sul territorio e sugli addetti ai lavori locali, consci che l’evento più atteso dell’anno non si sarebbe svolto. L’angoscia è durata circa cinque minuti, a dire tanto. Dopo è partita la macchina della solidarietà. Giuseppe Giacobazzi, al secolo Andrea Sasdelli, grande romagnolo e appassionato di motorsport, nei suoi sketch ha sempre detto che in questa terra si è“sburoni”, bisogna sempre far vedere di avercelo più lungo degli altri. Il romagnolo è così, è nato così e non morirà diversamente. Anche nell’aiutare, però, siamo fatti così. Tutti quelli che potevano si sono organizzati. Squadre sportive, gruppi di amici del bar, tifosi di qualsiasi sport, per assurdo anche qualche club di salto della quaglia, mettiamoci anche quello.

Per fare un esempio a me vicino, le chat create dal Marshal’s Team di Imola, l’associazione dei commissari che presta servizio presso l’Autodromo, da mezzi di organizzazione per l’evento si sono trasformate in luoghi telematici utili per gestire le richieste di aiuto, coinvolgendo anche amici e parenti nella grande impresa. Tutti i servizi di pista, che avrebbero dovuti essere coinvolti in circuito in occasione del Gran Premio, si sono riversati nelle strade. Qualcuno ha anche smesso la divisa arancione per mettere quella rossa da volontario della CRI. Niente più bandiere alla mano ma pale, niente più fasce per il recupero monoposto ma spingiacqua. E chi non poteva aiutare spalando? Stava in casa a preparare da mangiare, pronti a portarlo in strada o mettendo a disposizione un luogo sicuro per far dormire chi veniva da fuori, accorso per mostrare vicinanza a un territorio diventato quasi una seconda casa.

Il weekend di servizio del GP di Imola 2023 è quindi andato così, non tra il Tamburello e la Rivazza ma tra il Lamone e il Santerno; non c’erano più Leclerc o Verstappen da osservare e aiutare nel loro lavoro, ma gente comune che purtroppo ha perso tutto. Erano in tanti a prestare la propria opera nelle case dei colleghi e in quelle di perfetti sconosciuti, con la sola voglia di accelerare la ripartenza verso una nuova bandiera a scacchi: quella della ricostruzione, per tornare più belli e più forti di prima.

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