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Il Personaggio Della Settimana – Paolo Barilla

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minardi.it


Possibile che uno dei nomi italiani più famosi legati all’idillio tricolore per eccellenza quale la pasta risuoni anche al mondo dei motori? Ebbene sì, Barilla non è solo il sinonimo di una grandissima azienda del nostro territorio che ha esportato la pastasciutta in tutto il globo ma come nome si è ritagliato il suo piccolo spazio nel mondo ruggente del motorsport. Cosa però più importante lo ha fatto indossando i colori della Motor Valley. Paolo Barilla è il più piccolo della dinastia nata sotto suo padre Pietro, oggi insieme al fratello Luca svolge il ruolo di vicepresidente dell’azienda di famiglia mentre Guido il maggiore siede sulla sedia che per molti anni fu del papà. Oggi il minore dei tre fratelli Barilla è un affermato imprenditore, ma quando era giovane la sua più grande passione era sfrecciare tra le curve dei circuiti di tutto il mondo.

Il suo sogno lo coronò molto presto perché a quattordici anni Pietro iniziò a correre e nel 1976 vinse il suo primo campionato sui kart. Quello fu solo il primo passo verso le formule minori che lo avrebbero portato un giorno a vestire i panni del pilota di Formula 1. Nel 1980 fu pilota nella Formula Fiat Abarth, l’anticamera della Formula 3 dove ottenne buonissimi risultati e un terzo posto finale nella classifica generale nella stagione 1981. L’anno successivo corse in Formula 2 su una Minardi, team faentino con il quale ottenne qualche piazzamento fino al 1983. Da quel momento Pietro decise di dedicarsi ad altri tipi di vettura passando ai prototipi. In tale categoria corse fino al 1988 aprendo una parentesi della sua carriera che risulterà essere molto rosea. Grazie ai risultati ottenuti con le auto a ruote coperte riuscì a entrare nell’ottica della Formula 1 svolgendo alcuni test con la Scuderia che lo aveva accolto in Formula 2. Con la Minardi Barilla si dimostrò veloce e riuscì ad ottenere una possibilità in sostituzione di Pierluigi Martini per il Gran Premio del Giappone 1989 dove salì sulla M189. Quella corsa, ai più famosa per lo storico incidente tra Senna e Prost all’ultima chicane che valse poi il titolo al francese, finì anzitempo per il pilota milanese a causa di problemi tecnici, ma gli valse il lasciapassare come pilota ufficiale per la stagione 1990 accanto a Martini. Tuttavia Pietro non riuscì mai ad essere veloce quando il compagno di squadra e questo lo penalizzò e non poco. Non riuscendo a dimostrare la giusta velocità non si qualificò per la gara domenicale in più occasioni venendo così sostituito da Morbidelli nei due ultimi Gran Premi della stagione. Questa risulta l’unica parentesi in Formula 1 della sua carriera, ma nonostante nella classe regina non sia mai riuscito a dare prova del suo valore, negli anni in cui corse in altre categorie riuscì a togliersi molte soddisfazioni.

Nel Mondiale Sportprototipi vanta due vittorie: una in Giappone nel 1986 con la Porsche 956 e la seconda sulla pista che ospita la gara regina dell’endurance. Di fatto nel 1985 insieme ai suoi compagni di squadra, i tedeschi Ludwig e Winter, riuscì a vincere la 24h di Le Mans con il Team Joest Racing sul sedile di una Porsche 956. Nel campionato ottenne anche diversi podi in più occasioni, tra cui quelli con la Scuderia Martini Racing nel 1982. Nel suo palmares può vantare due terzi posti alla 1000 km del Nurburgring e un secondo posto alla 12 Ore di Sebring. Insomma una bacheca comunque invidiabile seppur manchi quel sigillo in Formula 1. Pietro prima di dedicarsi a quella che era forse la prima occupazione per lui designata, entrare e guidare l’azienda di famiglia, si è voluto dare un’opportunità di guidare nel mondo dei motori, che lui ama, legandosi a marchi storici del nostro paese e della valle dei motori e meritandosi il suo piccolo posto nelle pagine di questa meravigliosa disciplina. 

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