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Virtus Segafredo: la saggezza di capire il momento

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foto di Bianca Costantini per 1000 Cuori Rossoblu/Basket City


La Virtus Segafredo è tornata da Ulm se non proprio con le ossa rotte, con le giunture scricchiolanti. Questo perché la sconfitta è giunta in un periodo di relativo entusiasmo, dopo le buone vittorie a Brindisi e con Treviso che avevano per un momento fatto quasi dimenticare le assenze gravose in un roster continuamente assediato dalla sfortuna. Invece, c’è poco da fare: quando si alza l’intensità fisica non si può prescindere da una forma adeguata e la Virtus in questo frangente patisce carenze quasi strutturali, a meno di non ritenere superflue le assenze di quattro su cinque degli ipotetici membri del quintetto studiato ad avvio di stagione. Che si pensava sarebbe stato Mannion, Teodosic, Weems, Hervey e Udoh. Sull’ultimo è inutile ritornare; certo che il suo sostituto ha per lo meno un difetto, quello di faticare a cogliere le differenze sostanziali fra il gioco americano cui era abituato e quello europeo, accanto a quello di non essere propriamente una montagna da scalare per gli avversari. Per questo sotto i portici cominciano i sussurri su perplessità che si avrebbero attualmente in società su una sua conferma. Io prima di privarmi di un centro con l’agilità e il ball handling di un’ala piccola ci penserei proprio tanto, quanto meno aspetterei di vederlo all’opera assieme a un 4 come Hervey che dà tanta sostanza sotto le plance, con quelle braccia da Tiramolla. Stiamo parlando di un centro del ’93 con i movimenti di una gazzella: sicuri che non valga la pensa aspettarne l’inserimento in giochi per lui tutti nuovi? Detto ciò, mi pare che lo staff tecnico virtussino stia ottenendo il possibile con quanto a disposizione, forze anche qualcosa di più, fatto salvo il fatto che anche gli altri debbano lottare contro Covid e infortuni. Tuttavia torniamo sulla pesantezza delle assenze: Mannion, in effetti, in quintetto è stato pienamente sostituito da un certo Asa Pajolic, che il mare deve aver portato 22 anni fa sulle coste marchigiane e così lo si può schierare come italiano a tutti gli effetti; diciamo che questa è la scoperta/conferma migliore della stagione virtussina, però è altrettanto vero che Mannion garantirebbe un apporto di qualità nel ruolo perfettamente integrabile con quello di Pajola e la sua assenza rimane molto pesante, per quanto Ruzzier stia dando un  contributo per certi aspetti anche superiore alle attese. Il buco creato viceversa dall’assenza di Hervey è una falla enorme; d’altronde, non si può chiedere ad Alibegovic di sostituirlo in toto, non è che ci si inventi primo violino se sei sempre stato violino di fila. Amar sta avendo una grande occasione per fare il salto di qualità, non la sta forse sfruttando al meglio, o anche per lui magari è solo questione di tempo. Solo che non può essercene per tutti e in quella zona rimane una emergenza che speriamo si colmi in vista delle Final Eight. Di Teodosic non è nemmeno il caso di parlare: lui è insostituibile, e se può essere vero che la squadra non sia totalmente Teo-dipendente, altrettanto vero è che con o senza di lui, come per ogni immenso fuoriclasse, si giochi con risultati drasticamente diversi.

A questo punto, dunque, oltre a fare quadrato attorno alla squadra, bisognerà avere la pazienza che viene dalla consapevolezza del periodo che si sta attraversando, senza esaltarsi troppo per ogni vittoria né deprimersi alla morte per ogni sconfitta. Come è banale ripetere i bilanci si faranno alla fine; in itinere, ci stanno i commenti anche accesi ma mai apodittici, perché la verità assoluta nello sport in genere, nel basket in particolare, direi proprio che sia una chimera. Sarà una manfrina da poco, ma io per ora a seguire la Virtus Segafredo mi sto divertendo davvero tanto. Per ora credo possa bastare; quando arriveranno i risultati definitivi si potranno tirare le somme ed emettere verdetti. Intanto, tutti concentrati sulle due prossime gare alla Segafredo Arena, in campionato con Cremona e in Eurocup col Buducnost. Partita importante, quest’ultima, ma tutt’altro che ultima spiaggia. Sarà fondamentale tenerlo presente, comunque vada.

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