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La stanchezza non esiste: la Virtus e la sfida oltre il calendario

Tra giorni di preparazione diversi, la stanchezza torna al centro del dibattito, ma per il coach bianconero resta solo una questione mentale

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Ivanovic
Foto Virtus

Nel basket moderno, soprattutto ad alti livelli, il tema della stanchezza torna ciclicamente al centro del dibattito. Calendari fitti, viaggi continui e preparazioni asimmetriche sembrano offrire alibi pronti all’uso prima ancora della palla a due.

Eppure, subito dopo la sfida vinta dalla Virtus Bologna contro la Germani Brescia, il coach virtussino ha scelto ancora una volta una linea netta e controcorrente: «Non ho mai detto che siamo stanchi. La stanchezza non esiste». Una frase che non è solo una risposta alle domande sul diverso numero di giorni a disposizione per preparare il match, ma un vero e proprio manifesto filosofico.

Foto Virtus

IL MANTRA DELLA VIRTUS.

Brescia arrivava alla gara con una settimana abbondante di lavoro alle spalle, tempo prezioso per recuperare energie, studiare l’avversario e rifinire i dettagli tattici. Le V Nere, invece, hanno dovuto fare i conti con l’ennesimo impegno europeo, giocando sia mercoledì che venerdì sera a Belgrado e affrontando un viaggio impegnativo prima di tornare in Italia. Un contesto che, per molti, giustificherebbe il ricorso alla parola “stanchezza”.

Ma non per il tecnico bianconero. Per Ivanovic, la fatica è prima di tutto una costruzione mentale. Parlare di stanchezza significherebbe offrire un appiglio psicologico agli avversari e, soprattutto, ai propri giocatori. La Virtus deve scendere in campo con la convinzione di poter competere sempre, indipendentemente dal numero di allenamenti svolti o dalle ore di riposo accumulate.

Questo approccio riflette una mentalità vincente, tipica delle squadre abituate a giocare ogni tre giorni. La preparazione cambia, si adatta, diventa più essenziale, ma non perde intensità. La differenza, secondo il coach, non la fanno i giorni sul calendario, bensì l’atteggiamento. La Virtus si affiderà alla propria identità: ritmo, concentrazione e una convinzione incrollabile che, almeno nelle parole del suo allenatore, la stanchezza semplicemente non esiste.

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