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Serie A, Capocannonieri atipici: il confronto con gli altri campionati

I Capocannonieri atipici: Orsolini e Calhanoglu in vetta. Perché in Italia non c’è un vero bomber? Il confronto con gli altri campionati.

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Riccardo Orsolini, in gol nell'amichevole tra Bologna e OFI Creta (©Bologna FC 1909)
Riccardo Orsolini Stagione 2025/26 (© Damiano Fiorentini)

Guardare ai numeri raccolti da Sky Sport sui capocannonieri dei principali campionati europei provoca un duplice effetto: da un lato conferma l’ottimo momento di Riccardo Orsolini; dall’altro fa emergere un interrogativo quasi filosofico sullo stato attuale del gol in Serie A.

Perché se in Premier League Haaland viaggia già a doppia cifra (14 reti), Harry Kane tiene ritmi quasi identici in Bundesliga (13), e Mbappé domina la Liga come fosse un campionato a parte (13), in Serie A il primato marcatori è condiviso da due giocatori che non sono attaccanti di ruolo: Hakan Calhanoglu e Riccardo Orsolini, entrambi fermi a quota 5.

Un dato che, paragonato ai top five europei, fa capire ancor di più: in Inghilterra i 5 gol di Orsolini lo collocherebbero appena sotto la top 5; in Germania, Francia e Spagna varrebbe lo stesso discorso. Insomma: il livello dei cannonieri italiani non è solo più basso, è proprio diverso nella composizione.

Orsolini, merito suo, merito del Bologna

Che Orsolini sia nella miglior fase della sua carriera non è più una sorpresa: è un dato di fatto. Ma soprattutto è un dato costruito. La continuità iniziata nella scorsa stagione non si è affievolita, anzi. Questo dimostra che, con l’arrivo di Vincenzo Italiano, il suo ruolo è diventato ancora più centrale. L’allenatore ha impostato un sistema che vive delle catene laterali, che chiede agli esterni di essere rifinitori, registi e finalizzatori allo stesso tempo.

I capocannonieri in Serie A: un problema? Un caso? O un cambiamento?

La questione però va oltre Orsolini. Il vero tema da affrontare è: perché in Serie A 25/26 non c’è (ancora) un bomber dominante? Un paio d’anni fa c’era Lautaro Martinez che segnava come se la porta fosse grande il doppio. Prima ancora Immobile viveva stagioni da numeri irreali. Quest’anno, invece, dopo 11 giornate, nessun attaccante è arrivato nemmeno a sei gol.

Potrebbe esserci un problema “a monte”: tanti attaccanti giovani o da rilanciare, e un gioco che non preme più sulla prima punta?
È quindi possibile che siamo davanti a un cambiamento: le squadre tendono a distribuire i gol; gli esterni – e talvolta i centrocampisti – diventano i principali finalizzatori nelle idee di gioco moderne – specie nel Bologna.

In questo senso, che Calhanoglu e Orsolini guidino la classifica non è solo un fatto, è un segnale: in Serie A il gol si sta muovendo, circola tra chi interpreta meglio gli spazi. Ma, adesso, questo, può essere davvero un problema?

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