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IL GRILLO PENSANTE – Sulla soglia del salotto buono

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L’incrocio con la Spal era un crocevia tutt’altro che banale, trappole similari negli scorsi campionati erano scattate con sistematica efficacia facendo scivolare il Bologna ogni qualvolta era chiamato a dimostrare di poter compiere un passo mentale verso la continuità di risultati; invece davanti ad oltre 24.000 spettatori (tra cui un Saputo sempre più attento e vigile) i rossoblu hanno tenuto ben saldo il timone senza sbandamenti, colpendo con cinica indifferenza nei momenti opportuni e creando un po’ di pathos solamente nel finale quando il gol di Antenucci ha dato più l’impressione di vedere un gatto troppo vanitoso giocare col topo piuttosto che una reale difficoltà nel contenere il tentativo di reazione ospite.

E’ oggettivo che qualcosa è profondamente cambiato a livello di atteggiamento, i rossoblu non sfoggiano trame sofisticate e non sembrano fare neppure cose mirabolanti (ad eccezione della gara extra-lusso con l’Inter e da Don Rodrigo Palacio che sembra appartenere ad una razza animale sconosciuta) però trasmettono sensazioni di solidità e compattezza difficilmente equivocabili, come se si stesse assimilando una comune consapevolezza di poter incrociare le armi con qualunque avversario a patto di restare uniti ed inflessibilmente sintonizzati sulle frequenze imposte da Donadoni. Il mister è sicuramente la proiezione migliorativa della scorsa annata quando parecchie sue opzioni erano quantomeno opinabili, in contrasto con le granitiche certezze che sta infondendo di questi tempi nella mente dei suoi giocatori; non si è dato sapere se abbia abilmente modificato le sue strategie nei confronti della truppa oppure abbia semplicemente insistito a martellare certi concetti con costante frequenza, ma poco importa se i risultati sono quelli sotto gli occhi di tutti.

Ad avvalorare l’evoluzione del mister c’è un altro aspetto che deve essere considerato: tra i giocatori che hanno giocato con maggiore frequenza in questo avvio di campionato si può verosimilmente affermare che c’è stato un solo nuovo innesto “titolare” per reparto, e che quindi il blocco principale stazionava a Bologna già a fine campionato scorso.

In difesa l’unica new entry viene dalle Americhe, infatti a fianco del vichingo Helander nel mezzo della roccaforte ha preso posto Gonzalez; il costaricense si vede poco nel corso delle partite, ma per un difensore è una qualità inestimabile considerando che i difensori troppo appariscenti si distinguono per recuperi miracolosi (episodi estremamente rari) oppure per lacune e svarioni (casi molto più diffusi). Se si opera nella penombra ed il meccanismo funziona a dovere significa che abbiamo l’ingranaggio giusto al posto giusto, non occorrono ulteriori spiegazioni. Inizialmente la coppia su cui sembrava si potesse puntare era quella formata da Maietta e De Maio che è però stata accantonata per gli acciacchi del primo e per il rendimento altalenante del secondo (ma si trattava sempre di un ambo che contemplava un solo giocatore acquistato l’estate scorsa). Sulle fasce Bigon non era intervenuto in modo consistente e quindi i laterali principalmente utilizzati appartengono tutti alla vecchia guardia.

In mezzo al campo Andrea Poli ha preso posto vicino a Pulgar e Donsah, giovanissimi all’anagrafe ma ormai veterani tra le fila rossoblu; l’ex-milanista è l’unica new entry italiana che si è conquistato un posto stabile tra le prime scelte, un concentrato di concretezza e generosità, una sorta di feroce pitbull pronto ad azzannare chiunque intenda avventurarsi nella sua zona di competenza.

In attacco la Manna dal cielo porta il nome ed il cognome più inflazionato dell’ultimo mese sotto le Due Torri: Rodrigo Palacio. Le sue innumerevoli doti e la profondità di ciò che sta dando all’intero mondo Bologna può essere riassunta nella parola “esempio”,  e tanti di quelli che hanno la possibilità di frequentarlo sul campo quotidianamente dovrebbero assorbire come spugne il ventaglio di insegnamenti che ha da offrire. Intorno a lui orbitano tutte facce note come i gioiellini Verdi e Di Francesco, il volitivo Petkovic e un sempre più defilato Mattia Destro sulle quali aleggiano voci di una dipartita dal capoluogo emiliano.

 

Alle porte di una settimana da affrontare in 3 tappe spira un vento che porta all’orecchio la celeberrima frase di Eduardo De Filippo “gli esami non finiscono mai”; il derby con la Spal ha certificato nei rossoblu una crescita complessiva da squadra vera, la battaglia di Bergamo (campo storicamente avverso ai rossoblu) al cospetto di un’Atalanta schiacciasassi europeo e la sfida totale alle 2 bellicose facce della Capitale emaneranno un verdetto altrettanto fondamentale: se un Bologna sulla soglia del salotto buono della serie A dovrà attendere ancora in disparte oppure avrà la spavalderia di varcare la porta per tentare di prendersi un posto che nessuno pensava potesse essere insidiato dai felsinei.  

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