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Kean Holm la “Griddy” e le piccole cose da analizzare

Dietro la “Griddy” e l’innocua scenetta tra Kean e Holm ci sono fattori da analizzare che in realtà possono essere seri nel mondo “reale”

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Griddy Dance - Holm Kean

Cosa ci insegna il siparietto tra Kean e Holm avvenuto in Fiorentina-Bologna in cui l’attaccante viola ha ballato la Griddy Dance con il chiaro scopo di sbeffeggiare lo svedese? Poco in effetti, ma forse può farci ragionare su una serie di cose.

Partiamo però da due presupposti fondamentali: il primo è che se non riuscite ad andare oltre al campanilismo, potete smettere di leggere ora. Non sono interessato a difese d’ufficio di qualcuno o qualcosa, solo perchè “è dei nostri” o “non è dei loro”.

Il secondo è che pur essendo qualcosa di banale e innocuo, a livello personale quella scena mi ha provocato un disagio che solo cercando di mettere nero su bianco i miei pensieri sono riuscito a focalizzare. Perchè esprime qualcosa che è permeato nella nostra società ben oltre il calcio e questo episodio assolutamente innocuo e risibile.

Altro passo prima di iniziare per i non addetti: cos’è la Griddy Dance? É un balletto ideato da un giocatore di football americano delle high school di nome Allen Davis nel 2019 il cui soprannome è “Griddy”, e che poi ha preso piede in NFL dopo che Ja’Marr Chase e Justin Jefferson lo hanno iniziato ad usare nella massima serie.

Bene, ora veniamo a cosa possiamo imparare da questo piccolo siparietto di fine stagione.

Griddy Dance e non solo: abbiamo perso il senso della misura

Il balletto che arriva dagli States e che piace a tanti è forse divertente, ma è qualcosa di un po’ eccessivo. Non a caso, lo ha inventato un ragazzo delle high school americane, qualcuno che potrebbe avere ancora margine di crescere in maturità.

Certo, uno esulta come più gli piace, anche in modo strambo, demenziale o pittoresco, però a volte ci si potrebbe fermare a ragionare se quanto si stia facendo non sia eccessivo. Un balletto demenziale potrebbe ritenersi tale? Forse si.

Non tutto quello che possiamo fare diventa automaticamente qualcosa che dobbiamo fare. Poter fare la Griddy non ci obbliga a farla. Il senso della misura, purtroppo, è ormai qualcosa che a molti appare inutile o superflua.

I commenti su internet alla scena Kean e Holm: non campiamo più il contesto

Spesso si legge di come gli italiani (soprattutto, ma non solo loro) fatichino sempre di più a capire i contesti, oltre a quanto leggono e ascoltano. Ebbene, troverete tantissimi che sostengono che quanto fatto da Kean sia normale, perchè in fondo anche Holm e lo stesso Kean hanno fatto più volte la “Griddy” per esultare dopo una rete.

Lo stesso Kean a fine partita ha detto qualcosa tipo: “Loro hanno preso in giro me e io ho preso in giro loro”. Beh, quasi.

Holm esegue quel balletto ogni volta che segna, sia nel club che in nazionale. Kean lo ha fatto alcune volte, non sempre. Ma non è questo il punto. Il punto è che Holm lo fa sempre guardando i propri compagni di squadra, sotto la sua curva, o comunque senza fissare palesemente un rivale.

Kean a Firenze lo ha fatto fissando Holm, pendendolo palesemente in giro. Non è solo una presa in giro e un comportamento antisportivo, è un modo per bullizzare chi sta perdendo. In sport come basket e pallavolo, è un comportamento punito severamente.

Non capire questa differenza, è grave sintomo di mancata comprensione del contesto di quanto ci accade attorno. Kean forse pensava che Holm lo avesse sbeffeggiato all’andata? Kean non sa che Holm festeggia sempre così e Holm non sa che Kean spesso fa altrettanto?

Non posso dire cosa sia vero con certezza, ma così come i due possono non essersi capiti o essersi capiti meglio di quanto non abbia fatto io, un conto è l’esultanza fatta coi compagni o sotto la propria curva, un conto quella fatta in faccia a un avversario. Non a tutti  però appare chiara questa differenza, e questo è un problema.

Chi dirige non è all’altezza del compito

Spesso ci si arrabbia o critica gli arbitri per un errore su una giocata in velocità difficile da giudicare anche con la tecnologia. In realtà, una delle pecche maggiori dell’attuale dirigenza sportiva sta nel non capire quanto avviene in campo. Come mantenere equilibri e gestione.

Da regolamento, il balletto di Kean avrebbe dovuto valergli l’ammonizione. Non è infatti regolare prendere in giro un avversario. Scatta il giallo e nel caso di reiterazione o in casi particolarmente gravi il rosso. Tutti e quattro gli uomini dell’AIA presenti in campo non hanno visto nulla? O non hanno capito il contesto? O forse, non volevano esasperare la cosa?

Fatto sta, che se poi qualcuno avesse fatto un intervento poco cordiale sulle gambe di Kean, la colpa sarebbe stata anche loro, perchè non sono stati in grado di abbassare i toni punendo col giallo il giocatore della Fiorentina.

Va tenuto conto del fatto che l’attaccante italiano ha atteso mesi per poter fare questo balletto in faccia a un avversario. Livello di maturità dimostrato: non eccelso. Holm si è dimostrato più maturo del collega o ha capito meglio di chi scrive il contesto. Chissà. Però sarebbe anche potuto succedere che i due litigassero o che Kean venisse poi fatto oggetto di un qualche fallo pesante.

Educazione, rispetto e deontologia

La parte più grave del discorso entra in campo ora. Se io a 16 anni avessi fatto qualcosa del genere, il mio allenatore mi avrebbe sostituito e la mia società mi avrebbe sgridato in modo netto. Senza dire di cosa avrebbe detto e fatto mio padre.

Oggi, fatto da un milionario in Serie A, diventa goliardia. Non ne parliamo neanche, siamo certi sia così. Addirittura i giornali titolano come se Kean fosse quello furbo e da imitare. Titoli del tipo “Kean si vendica” fanno sicuramente piacere a chi ha organizzato e tenuto i corsi di deontologia.

Ma in fondo, ci sono già così tante toppe sulle maglie che richiamano al rispetto, vogliamo anche pretendere che sia dimostrato in campo nei talk o sui giornali?

Internet ci sta rovinando, e non è colpa della Griddy, di Kean o di Holm

Ultimo ma non ultimo, il meraviglioso mondo di internet. Nato come uno spazio che poteva migliorare le nostre vite, ormai internet ha in realtà devastato l’intelletto di una grande fetta di popolazione.

Testate giornalistiche, fanzine e affini che titolano e scrivono solo per ottenere click e non per aiutare davvero le persone a ragionare e a pensare. Utenti che commentano senza leggere, senza ragionare e spesso anche senza capire. Personaggi e comportamenti che dovrebbero essere messi all’indice, che invece diventano virali e seguiti dalla massa.

Ne possiamo uscire (forse) ma la strada è lunga. E parta da iniziare a ragionare delle piccole cose che invece hanno all’interno delle loro pieghe apparentemente insignificanti problematiche che dovremmo cercare di analizzare.

Perchè in questa scenetta di per sé banale e poco problematica ci sono ingredienti che ritroviamo nella vita “reale” in ambiti ben più importanti di una partita di calcio. E che possono diventare in realtà problematici.

Certo, non possiamo fare un caso di un qualcosa che non ne ha le caratteristiche, ma è giusto rilevare i meccanismi che smuovono situazioni simili in eventi ben più importanti di questo.

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