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Le Due Metà: Gianluca Sansone – 16 feb

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Le Due Metà prova a raccontare, da un punto di vista diverso, quella che è stata la carriera di calciatori che hanno vestito la casacca del Bologna  e della squadra che i felsinei affronteranno durante il weekend. Un racconto, una storia magari già sentita ma affrontata con occhi differenti: questo è l’obiettivo che questa rubrica si prefigge.

Bologna – Sassuolo è una sfida giovane, che non trasuda così tanta storia. Partita adolescenziale quasi, tra chi è già cresciuto, e chi, invece, alla Serie A ha iniziato ad affacciarsi da poco (pur viaggiando da subito in Europa).

Ecco perché, per ricercare il protagonista di Le Due Metà di questa settimana, non ho dovito viaggaire troppo con la mente e coi ricordi, riuscendo ad adagiarmi su un periodo storico a me molto vicino.

Ricordo bene quel Sassuolo: era simpatico, impacciato, alle volte goffe e incredibilmente sfortunato. Furono parecchie le stagioni nelle quali la squadra emiliana, vera e propria matricola del Campionato cadetto, sbucata fuori dal nulla, riuscì a stabilizzarsi ai piani alti della classifica per quasi tutta la stagione, non riuscendo però a centrare l’obiettivo Serie A per un soffio.

Un copione già scritto, che sembrava ripetersi in loop.

Arriviamo quindi al 2011/2012. Squadra solida, ragazzi giovani e ambiziosi, veterani che conoscono bene il campionato e sanno il reale valore della compagine: l’alchimia c’è, le basi per arrivare fino in fondo pure; insomma, pare possa essere davvero la stagione giusta per riuscire finalmente a centrare la tanto agognata Promozione.

Davanti, in attacco, un giocatore particolare: gioca con la numero 12 (tipica dei portieri, nei tempi che furono), è un esterno veloce e bravo nei dribbling e proviene dal Siena, che ne detiene il cartellino. Stagione precedente: Frosinone, 35 presenze, 10 gol in Serie B, nonostante la retrocessione in Lega Pro. Nota a margine, in squadra c’era anche Sebastien De Maio, attuale difensore del Bologna. Gli intrecci che solo il Calcio sa offrirti. ..x

Manca però una piccola caratteristica alla descrizione del giocatore che prima stavamo raccontando: sa battere le punizioni, e bene per di più. Si chiama Gianluca Sansone, classe 1987, e di professione fa il girovago. Pallonaro, ma pur sempre girovago. A Reggio Emilia, o a Sassuolo, tra partite e allenamenti, Gianluca Sansone trova la consacrazione: gioca tutto il campionato, trova la via del gol 20 volte trovandosi al terzo posto nella classifica capocannonieri di quell’anno della Serie Cadetta, dietro solo a Immobile e Sau (brustulli …)

20 gol, e la Serie A si accorge di Lui: ogni qualvolta c’è una punizione, Lui si prepara, i tifosi tirano fuori i telefonini e accendono la connessione a internet. Sanno che da lì a breve la rete si gonfierà, dopo una bellissima pennellata dell’esterno di Potenza. Potenza, buffo no? Potenza, classe e precisione. Le regole per la punizione perfetta, manco a farlo apposta.

Quell’anno Sansone diventa una sentenza, in un campionato dall’alto tasso tecnico, dove parecchie squadre lottano per risalire in Serie A o per tentare il colpaccio. E non è un caso che su di Lui, ormai pronto – si crede – per il grande salto ci punti il Torino, da sempre molto attento al mercato cadetto. Sotto la Mole Gianluca non esplode come si pensava, tant’è che anche qui ricomincia un peregrinare che lo porta, a gennaio del 2015, all’approdo a Bologna, in una piazza dove l’obiettivo era chiaramente la risalita in Serie A.

Sansone, Mancosu, Cacia. Il Bologna contava su alcuni dei più prolifici bomber della Serie minore, proprio perché sapeva che per vincerlo, quel campionato tanto infame quanto insidioso, ci si doveva affidare a calciatori che lo sapessero ammaestrare diciamo. Sansone era l’uomo giusto, uno degli Uomini giusti.

Arrivato a Bologna, diciamolo, un po’ in sordina, si rivelerà da subito fondamentale: entra contro il Perugia e segna su punizione, a dimostrazione di come il passato non lo si scordi, andando a formare un attacco niente male coi centravanti già presenti in rosa.

Filo rosso, quello che ci conduce, a braccetto, lungo le storie più belle. Quelle che ci ricorderemo sempre. Quelle che racconteremo, da anziani, ai nostri nipotini, seduti sul divano, mentre i visi iniziano a sfiorire, ma i ricordi non annebbiano. Contro il Pescara, nella finale di ritorno, Gianluca segna il gol decisivo, quella che vale la promozione.

Riesce a consacrarsi. Fatica, sudore, delusione. Ma anche tanta gioia, quella che il popolo bolognese, insieme a poche altre tifoserie, è in grado di regalare.

Tutto sembra in procinto di esplodere, calcisticamente parlando: Gianluca ha la sua grande, seconda, occasione, il Bologna è in Serie A. Un matrimonio che sembra destinato a continuare. Gianluca porge il braccio, la sposa, la dotta, lo rifiuta. Lo snobba.

Fine prestito dicono le statistiche. Gli almanacchi. Quelli freddi, crudi e senza passione né emozione. Riportano i dati, la tipologia del trasferimento. Si chiude l’armadietto, così come i cancelli di Casteldebole. Uno degli artefici della promozione lascia Bologna, senza essere riscattato, per tornare a Genova, dove già sa (perché lo sa) che inizierà un nuovo peregrinaggio, un vagabondaggio calcistico.

Fa male, tremendamente male. Si innamorano: per come batti le punizione, per come gioisci ed esulti, rabbioso, tirando fuori il petto. Poi si scordano; non subito, questo è certo. Poco alla volta. Come i giocattoli lasciati sul piano più alto dell’armadio.

Te li scordi.

Le Due Metà per Bologna – Sassuolo è Gianluca Sansone.

 

 

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