Bologna FC
Lezioni di Italiano – Stazione di testa
Bologna non è più solo una squadra dove mettersi in mostra, ma un team che ha obiettivi e ambizioni. E questa è la stagione giusta per dimostrarlo in 4 differenti competizioni.
Stazione di Valles, si scende. Martedì scorso è arrivato Ciro Immobile, per fermarsi e ricominciare. Sabato è giunto Bernardeschi, dopo aver detto sì al Bologna. Oggi, sorridente, Tommaso Pobega che non ha fatto mistero, in conferenza stampa, di essere molto felice di essere tornato a vestire il rossoblù. Tre storie differenti, tre storie di arrivi (e non partenze), che legittimano sul come a Bologna si stia bene, si possa stare bene.
Sopra le righe, uno che vede tutto ed ha esperienza come il nostro Mister, dopo la partita con la Virtus Verona ha espresso pochi e semplici concetti. Pochi ma efficaci come delle lame di coltello. «Qui si lavora bene, c’è voglia di crescere, la gente ama tutti i calciatori e prima di andare via bisogna pensarci bene». Nessun Mister era stato così estremamente schietto.
Bologna sta diventando “Stazione di testa”
Bologna ha nel suo palmares stagioni dove Baggio, Signori, Gilardino e lo stesso Di Vaio hanno ritrovato lo smalto dei giorni migliori, dopo stagioni travagliate. Roberto Baggio, in quell’unica stagione che indossò la casacca rossoblù, segnò 22 reti, suo personal record stagionale. Signori divenne capitano storico e tutt’ora vive a Bologna. Stessa cosa per Di Vaio che da un decennio è entrato nello staff dirigenziale della Società di Joey Saputo. La storia si ripete, spessissimo: molti giocatori, quando arrivano a Bologna, tendono a fermarsi o a ritornare, magari, a carriera finita. E questo era fino ad un recente passato. Poi la crescita e i risultati hanno iniziato a fare il resto.
E negli ultimi 3 anni…
Il lavoro svolto ha reso la squadra (e la società stessa) un posto davvero “appetibile” in cui giocare e dove raggiungere la parte sinistra della classifica. Ma anche, tramite il gioco, essere diventato un campo ostico, anche per le big (prima con Motta e poi con Italiano) e dove trovare qualificazioni in Europa (prima Champions, poi Europa League). E per finire dove poter alzare, il 14 maggio, quella Coppa Italia verso il cielo di Roma. Un trofeo che mancava a Bologna da 51 anni.
Bologna sta, a poco a poco, trasformandosi da stazione di passaggio in stazione di testa, dove non solo giocare, ma fermarsi e rimanerci per tanto tempo e far crescere la famiglia. Chiudiamo con una frase di Vincenzo, uno che questo mondo lo ha vissuto da entrambe le parti della barricata: «Non bisogna andare solo per andare, ma si deve cercare di riflettere sul dove ci si trova».
D’accordissimo Mister:parole da scolpire nel marmo.
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