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Mihajlovic: quella cavalcata entrata nella storia

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Sono circa le ore 17 di domenica 27 gennaio 2019, quando Joey Saputo si presenta nella sala stampa del Dall’Ara e, amareggiato, pronuncia testuali parole: ”Il Bologna oggi ha fatto pietà, sono deluso, non mi sarei mai aspettato di vedere una partita del genere”. Parole dure, forti e chiare da parte del patron del Bologna. 
Solo pochi minuti prima, una folla di tifosi rossoblù si era radunata in Via dello Sport contestando duramente squadra e dirigenza dopo che il Bologna, allora allenato da Filippo Inzaghi, stava offrendo una delle prestazioni più deludenti dell’epoca recente rossoblù venendo surclassato dal Frosinone per 4-0.
I tifosi avevano iniziato a lasciare lo stadio dopo il terzo gol della formazione ciociara, promettendo una dura contestazione dopo la sconfortante (per usare un eufemismo) prestazione della squadra rossoblù. Dai sogni di gloria e felicità decantati in estate dalla proprietà si era passati alla paura di una retrocessione in Serie B che mai si era sentita così vicina dalla risalita in Serie A nel 2015. 
I tifosi, dunque, chiedono a gran voce al presidente una rivoluzione e Saputo, dopo un breve dialogo con alcuni esponenti del tifo fuori dal Dall’Ara, decide di presentarsi lui stesso in conferenza stampa e promette un cambiamento immediato.
Di fatto, alle ore 17 del 27 gennaio 2019 il Bologna ha un piede e mezzo in Serie B con un bottino di soli 14 punti in classifica. ”Solo un miracolo può salvare il Bologna” è la frase che aleggia maggiormente sotto le due torri quella sera.
Saputo non ci sta e decide per l’immediato esonero di Filippo Inzaghi. Alla dirigenza il compito di decidere il sostituto. Si sondano diversi profili tra i quali spiccano De Biasi e Cosmi. Tuttavia, la scelta ricade su un uomo dal carattere duro, abituato alle battaglie e alle sfide, e che proprio a Bologna aveva iniziato la carriera da allenatore dieci anni prima. La dirigenza rossoblù sceglie Sinisa Mihajlovic
Il tecnico serbo viene ufficializzato ventiquattro ore dopo la disfatta con il Frosinone e il 29 gennaio tiene la sua prima conferenza stampa. Con il senno di poi, la serenità che traspare dalle sue parole quel giorno doveva far capire che Mihajlovic già sapeva che il Bologna si sarebbe salvato, ma in quel momento la paura di una retrocessione faceva troppo da padrona per scorgere determinati dettagli. ”Andate a mettervi i parastinchi”. Queste le sue parole una volta arrivato a Casteldebole per dirigere il primo allenamento, e da quella frase è partita una cavalcata che ancora oggi, a distanza di quasi quattro anni, ha dell’incredibile.
Dal canto suo, Mihajlovic chiede due rinforzi in particolare alla dirigenza: Lyanco ed Edera, con il primo che si rivelerà uno degli uomini fondamentali per la scalata in classifica.

La prima sfida che attende Sinisa è delle più ostiche: il Bologna dopo la debacle interna con il Frosinone si presenta a Milano per affrontare l’Inter. Sulla carta non c’è partita, i morali delle due squadre sono agli antipodi, tuttavia, a uscirne vincitore è incredibilmente il Bologna grazie a un colpo di testa di Federico Santander. La squadra di Mihajlovic lotta, soffre, ma porta a casa l’intera posta in palio: non sembra nemmeno la stessa di una settimana prima, soprattutto a livello mentale. Il Bologna non vinceva in campionato dal 30 settembre, la svolta sembra arrivata.
Tuttavia, nelle quattro partite successive il Bologna infila un pareggio con il Genoa e ben tre sconfitte consecutive con Roma, Juventus e Udinese. Il 3 marzo, dopo la sconfitta di Udine, lo spettro della retrocessione torna prepotentemente a farsi spazio. L’unico a sembrare tranquillo e sicuro è proprio Sinisa Mihajlovic: ”Sono certo che questa squadra si salverà, non ho il minimo dubbio” continua a ripetere gara dopo gara.

Nemmeno a dirlo, le successive tre partite danno ragione al tecnico serbo: i rossoblù prima si impongono 2-0 sul Cagliari poi offrono una prestazione sontuosa per gioco e agonismo contro il Torino battendolo 3-2, infine vincono in casa con il Sassuolo con un gol al 96’ di un rivitalizzato Mattia Destro. La vittoria sui neroverdi lascia trasparire l’identità di una squadra che a differenza di pochi mesi prima è conscia dei propri mezzi e che soprattutto crede nella salvezza. Il Bologna da questo momento in avanti mantiene un ritmo da Europa perdendo una sola gara (un sonoro 4-1 a Bergamo dove però Mihajlovic schiera diverse seconde linee) in quasi due mesi. 3-0 al Chievo, 3-0 alla Sampdoria e 3-1 sull’Empoli, sono tutti risultati che certificano il cambio di passo della squadra rossoblù: corsa, agonismo, grinta, determinazione e mentalità vincente. 
Giunti al 20 maggio ai rossoblù non resta che una sola cosa da conquistare: la salvezza matematica, che arriva sul campo della Lazio dopo un pirotecnico 3-3. Al termine di una partita ricca di emozioni, il Bologna esulta e festeggia la permanenza in Serie A con una giornata di anticipo. Un’impresa che solo fino a due mesi prima sembra impossibile da compiere, a tutti, tranne che a Mihajlovic. Il Bologna conclude il campionato battendo 3-2 anche il Napoli al Dall’Ara e chiude la stagione al decimo posto a quota 44 punti. 
30 punti in 17 partite dall’arrivo di Mihajlovic al 25 maggio: ”Se il campionato fosse durato un altro mese saremmo andati in Europa” dirà il tecnico serbo alcuni mesi dopo. E difatti la sensazione era esattamente quella.

Se c’è un uomo simbolo di quella incredibile cavalcata di sicuro è Sinisa Mihajlovic. Il tecnico serbo ha accettato con coraggio di prendere in mano una squadra che sembrava ormai condannata alla retrocessione, trasformando il gruppo e dando fiducia anche a chi l’aveva persa (Destro su tutti). Al di là dei meriti tecnici, ciò che ha fatto la differenza in quei quattro mesi era il tipo di mentalità che il tecnico nato a Vukovar aveva saputo portare dentro lo spogliatoio.
Un’impresa che poteva riuscire solo a Mihajlovic.

E oggi, nel giorno di quello che sarebbe stato il suo cinquantaquattresimo compleanno, i ricordi affiorano e non possono che andare lì, a quei quattro incredibili mesi che sono entrati nella storia del Bologna Calcio, a quei quattro mesi che hanno sancito l’entrata di Sinisa nella storia rossoblù.

 

 

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