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Il Punto sul Bologna – Stairway to Heaven – 6 feb

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È faticosa la scalata al Paradiso. E lunga. E soprattutto piena di ostacoli. E contro il Napoli è stato così, come l’improvvido incontro con uno scalino disconnesso mentre cerchiamo di risalire: un passo a vuoto che rischia di farti precipitare se non ti tieni ben saldo al corrimano.

Perché sette pallini che si infilano infuocati tra le scapole ti tolgono il respiro. Rimani incredulo e per una frazione di secondo ti immagini perfino che non sia mai accaduto. Ma invece è realtà ed il respiro troncato te la fa percepire tutta. Cerchi di comprenderne il motivo ma più nella mente ti rimbalzano quei gol e più ogni giustificazione evapora e diventa inconsistente. È faticoso rimanere lucidi mentre si affoga nel Maelstrom della rabbia e della delusione.

Eppure dobbiamo. Dobbiamo rimanere coerenti e lucidi, perché è in ballo l’amore per il nostro Bologna. Perché questo amore è l’unica cosa che non possiamo disattendere. Ed allora, la ricerca spasmodica di un colpevole (ed ognuno di noi ha in mente il proprio) è inutile e perfino barbara, come una caccia alla volpe. Quando si perde in questo modo è perché tutti hanno sbagliato. Non uno, non due, non un reparto, non un allenatore. ha perso il Bologna, ergo il Bologna ha sbagliato. E sì, avremmo avuto tanti motivi per sperare in un risultato positivo. Uno su tutti: riprenderci il pane dopo le offese del presidente partenopeo alla fine della partita di andata. Ed invece siamo stati sminuzzati come una minuzzaglia qualunque, sebbene i nostri oltre 13mila abbonati siano ben più dei 5mila fedeli all’azzurro campano.

La botta dunque è stata forte ed energica. Ancora tremano le ginocchia. Ma, ribadisco, se dovessi vedere una persona che amo a terra e ferita, certo non mi verrebbe in mente di umiliarla dicendole che non vale niente e che non è capace nemmeno di camminare. Anzi. Probabilmente farei come ha fatto la nostra santa e lungimirante curva: porgerei una mano per fare rialzare quella persona nel più breve tempo possibile. Per dimenticare nel più breve tempo possibile. Per non ripetere più quegli errori che saranno analizzati da chi è esperto per davvero. 

È faticosa la scalata al Paradiso, dunque. È faticosa perché è lunga. Ma non possiamo pensare che quegli scalini li stia facendo solo chi è pagato per farli. Perché una squadra di calcio deve essere gestita sì come un’azienda ma non possiamo diventare così cinici da pensare che sia un problema solo loro e noi, senza alcuna responsabilità, seduti nel nostro scranno giudicante, a decidere chi meriti lo stipendio e chi no. 

Tutto ciò non vuol auspicare l’astensione dalla critica. Ci mancherebbe! È anche attraverso una critica che si porge una mano a chi sa accoglierla. L’importante è che quella critica non sia così capiente da contenere anche i nostri più sottili dissapori con la vita. Quelli che ci portiamo a fardello durante tutta la settimana, match-day apparentemente escluso.

Perché è faticosa ed insidiosa la scalinata che ci porterà al Paradiso. E non possiamo permetterci di farla divisi. Quel “WeAreOne” di saputiana memoria è oggi che dobbiamo sentirlo e viverlo. Non serve gridarlo durante una festa se non siamo in grado di ripetercelo sempre; soprattutto quando sono le difficoltà a prendere il sopravvento.

“Un nuovo giorno sorgerà per quelli che da tempo aspettano” cantava Robert Plant. È così. Tutti noi aspettiamo; sia quelli dalle tenere carezze, sia quelli dal feroce dito puntato. Ma, sebbene travestiti dalle nostre maschere di giornalisti o idraulici, di geometri o carrozzieri, di medici o avvocati, siamo tutti amanti del Bologna Football Club 1909 e la nostra convivenza con gioia e dolore è comune a tutti noi, come gente di trincea.

 

Perché è faticosa la salita verso il Paradiso. Ma è anche l’unica che possiamo considerare.

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