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Calcio

Cose dell’altro…calcio: Johan Vonlanthen

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Oggi vogliamo parlare di una meteora del calcio italiano, Johan Vonlanthen, attaccante colombiano con passaporto svizzero che per qualche mese ha militato tra le fila del Brescia.

Ne vogliamo parlare perché la sua è una storia davvero particolare, che dimostra quale sia la pressione nel mondo del calcio e che comunque è possibile uscirne e vivere comunque in modo sereno. E’ comunque una storia decisamente particolare, degna di essere ricordata.

Johan nasce in Colombia nel 1986 ed inizia a giocare a calcio per strada, come tanti suoi coetanei sudamericani. Nel 1994, a 8 anni, si trascefrisce in Svizzera con la madre, che dopo essere divorziata in Colombia, sposa uno svizzero, da cui Johan prenderà il cognome e la nazionalità.

In Svizzera Vonlanthen inizia a giocare nel Flammant, nel ruolo di portiere, poi le sue qualità vengono notate e nella prima stagione come attaccante segna 28 gol. Da qui parte un’inizio carriera da futuro top player di livello mondiale: a 15 anni firma per gli Young Boys ed a 17 passa al PSV Eindoven. Acquisita la nazionalità svizzera viene convocato per gli Europei di Portogallo del 2004 ed a 18 anni e 137 giorni, diventa il più giovane marcatore di sempre degli Europei (Francia-Svizzera 3-1), strappando il record ad un certo Wayne Rooney

Nelle squadre di club però stenta, e dal PSV passa al NAC Breda, Brescia, Salisburgo e Zurigo, fino ad arrivare all’Itagui…una formazione colombiana. In effetti il gol che lo lanciò in quell’Euro 2004, fu anche il suo punto più alto, a livello calcistico.

Vonlanthen racconta: “mi ritrovavo spesso in panchina, senza poter mostrare le mia abilità. L’amarezza e la delusione cominciarono a prendere il sopravvento. Sotto quella pressione cercavo di risolvere i problemi con le mie forze, ma inciampavo nel mio carattere. Mi accorsi che stavo dribblando me stesso , ma anche Dio”. Avventista del settimo giorno, Johan era unatleta di Dio, come Legrottaglie, Cavani, Hernanes ed altri calciatori. Un giorno una sua amica lo contattò raccontandogli che in sogno aveva visto i suoi problemi di spogliatoio, con compagni ed allenatore ed aveva percepito la sua delusione e crisi profonda e che il Signore le aveva detto di faglielo sapere. Johan da quel momento capisce che la sua strada doveva deviare.

Così Vonlanthen si avvicina ancora di più alla propria Chiesa, inizia anche a studiare Teologia, ed insorge un problema: il sabato è giorno sacro e Johan decide che non può più giocare nel giorno del riposo. L’unica squadra a concedergli questa giornata libera pare essere l’Itagui, una squadra colombiana, così Vonlanthen nel 2011 torna nel suo paese natale passando da un contratto da circa 800.000€ ad uno da 35.000€, ma la sua è una scelta di vita e non sono certo i soldi a guidarlo.

Il 25/05/2012 a soli 26 anni, complice un’infortunio al ginocchio e la nascita del primo figlio, Johan decide che è ora di smettere di giocare a calcio definitivamente. Non solo, regala buona parte dei suoi averi ai poveri e si sposta in una casa modesta ai bordi della foresta colombiana. Alcune delle sue ultime dichiarazioni sono state:“Dio mi ha insegnato ad essere più paziente ed a considerare la vita una preparazione a ciò che avverrà dopo” e “voglio pensare a mia moglie e mio figlio”.

A prescindere dal credo religioso o  dalle scelte personali di ognuno, in un calcio (ed un mondo) fatto ormai solo di denaro e scandali di ogni tipo, quella di Johan è una voce fuori dal coro che non deve passare sotto silenzio.

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