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Il nostro amico Ayrton: alla Mostra del Cinema di Venezia il documentario che celebra Senna e il suo legame con i tifosi

Alla 82ª edizione della Mostra del Cinema di Venezia è stato presentato Il nostro amico Ayrton, un documentario che celebra il mito di Ayrton Senna. Attraverso filmati inediti e testimonianze dirette, il documentario esplora il forte legame tra il pilota brasiliano e i suoi tifosi.

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Ieri mattina alla 82esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia è stato presentato il documentario intitolato Il nostro amico Ayrton, firmato da Vittorio Martone e Raffaele Manco e prodotto dalla Regione Emilia Romagna. Il film rientra nel format regionale “Traguardi! Sport e territorio in Emilia-Romagna” ed è disponibile in streaming su Lepida TV a partire da oggi.

Il legame tra Senna e i tifosi

L’opera della durata di 20 minuti ha l’intento di raccontare e rievocare il mito e l’umanità del pilota brasiliano, Ayrton Senna, attraverso immagini e testimonianze inedite. Il progetto ripercorre il legame profondo e senza tempo che unisce i tifosi al leggendario campione a 31 anni dalla sua scomparsa.

Il documentario riunisce le voci di tutti coloro che ogni 1 maggio si riuniscono all’Autodromo di Imola. Un rapporto indissolubile tra pilota e tifosi è simboleggiato dalla statua scolpita da Pierotti. Raffigura un Senna raccolto in un momento di profonda umanità con la testa china e le gambe incrociate, posizionata proprio all’Autodromo Enzo e Dino Ferrari, dietro la curva del Tamburello, nel luogo esatto in cui il campione brasiliano perse la vita nel 1994. Il piede della statua, levigato da milioni di mani che negli anni lo hanno accarezzato incarna questo rapporto ed è diventato un modo per, come spiega l’artista stesso, «trattenerlo e non lasciarlo andar via».

Ayrton Senna oltre la pista

Le testimonianze del documentario sono arricchite dagli interventi del giornalista Giorgio Terruzzi il quale è stato un amico stretto del pilota e autore del libro «Suite 200. L’ultima notte di Ayrton». Lo scrittore sottolinea come a ricordare il campione non siano soltanto gli appassionati di motori, ma anche tutte quelle persone che in lui hanno visto un compagno di viaggio, qualcuno in cui riconoscersi oltre la pista. Evidenzia inoltre come la figura che è nata dall’adrenalina di uno sport estremo e delle competizioni in pista, è arrivata a toccare anche le vite di tanti ragazzi che, pur non avendolo mai visto correre, ne hanno colto la personalità, la forza e il messaggio.

Ridere, piangere e correre

«Correre era un modo di ridere e di piangere». Queste sono le parole del pilota che ritornano alla fine del documentario conferendo un messaggio significativo. Emerge così la personalità di un pilota ma prima di tutto, come sottolinea Terruzzi stesso, un uomo come tutti noi che «vinceva soffrendo, pagando dei prezzi. Senna era uno che si faceva il mazzo per migliorarsi tutti i giorni, non accontentandosi del talento che aveva. Uno che ti faceva pensare». Questo è proprio il motivo del suo grande successo, un animale da pista ma soprattutto un uomo che con la sua grande umanità è riuscito ad avvicinarsi ai cuori delle persone.

Numerosi film, documentari e serie TV sono stati dedicati a Senna, e molti altri progetti sono ancora in fase di realizzazione. Come ricorda Terruzzi, dietro l’eroe delle piste c’era un uomo che provava dolore, nutriva dubbi e non temeva di mostrare le proprie fragilità. Aveva persino confessato di aver deliberatamente buttato fuori Prost per vendetta nel circuito di Suzuka, un’ammissione che pochi, se non nessun altro pilota, avrebbe mai fatto. Perché Senna era umano, profondamente imperfetto, proprio come tutti noi.

Alla presentazione del documentario hanno partecipato anche il vicepresidente della Regione, Vincenzo Colla, e il sindaco di Imola, Marco Panieri. Ci sono stati anche interventi a distanza. Sia il presidente della Regione, Michele de Pascale, sia Giorgio Terruzzi hanno voluto essere presenti, inviando un videomessaggio di saluto e sostegno.

Il mio nome è Ayrton

La morte di Senna ha rappresentato un momento impresso nella memoria collettiva. E’ un evento che chiunque, ancora oggi, ricorda nitidamente, come se il tempo si fosse fermato quel primo maggio del 1994 a Imola. «Il mio nome è Ayrton e faccio il pilota e corro veloce per la mia strada anche se non è più la stessa strada». Le parole della canzone di Lucio Dalla del 1996 riecheggiano nel documentario cariche di emozione e rispetto. La sua dedica e il suo omaggio al pilota brasiliano tornano a vivere, accompagnando il ricordo di un’icona che ha lasciato un segno indelebile nella pista ma anche nella strada di vita di tutti noi.

(Fonte: Corriere di Bologna)

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