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Il Bologna è bello finché dura – 13 mar

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Ansa


La sfida contro l’Atalanta ha messo in mostra il solito Bologna: quello a due facce. I ragazzi di Donadoni difficilmente sbagliano approccio alla partita, tranne contro la Spal, ma troppo spesso si sciolgono durante il corso del match, soprattutto nella seconda frazione, quando le gambe cominciano a cedere e dovrebbe prevalere la voglia e la determinazione di portare a casa il risultato, nonostante la stanchezza. 

Il 3-5-1-1 (ri)proposto da Donadoni aveva l’obiettivo di togliere profondità e l’ampiezza ai nerazzurri di Bergamo, soprattutto sulla fasce, in cui Spinazzola e Castagne potevano mettere in forte difficoltà i rossoblù. In questo senso Masina e Di Francesco si sono comportanti parecchio bene; così come le due mezz’ali e i 3 centrali difensivi, che hanno accorciato con puntualità sui centrocampisti avversari, e sul Papu Gomez, seguito quasi a uomo da De Maio. 
Nel primo tempo abbiamo visto anche un super Pulgar, sia in fase difensiva che in quella offensiva. 

L’Atalanta inizialmente non riusciva quasi mai a far partite l’azione con pulizia, grazie ad un pressing bolognese parecchio alto e ben fatto, con il centrocampo che seguiva perfettamente e la linea dei tre difensori accorciava non lasciando spazi tra le linee. 
Anche in fase offensiva i rossoblù hanno lavorato bene, soprattutto dal punto di vista tecnico. Di Francesco, Verdi e Avenatti su tutti hanno sbagliato poco o niente nei primi 40 minuti, non riuscendo però a produrre occasioni davvero importanti. 

Nella seconda frazione il buio. Se negli ultimi minuti del primo tempo erano già arrivate delle avvisaglie, nella fase decisiva della sfida il Bologna è uscito completamente dal campo. Il centrocampo non filtrava più e la difesa si trovava in difficoltà praticamente ogni volta che gli uomini di Gasperini si affacciavano nella metà campo rossoblù. 
Sicuramente un calo fisico, come ha confermato lo stesso Verdi nel post partita, ma dovuto da cosa? E perchè così presto?. Tutte domande a cui è difficile rispondere. 
Oltre alla perdita di freschezza, gli uomini di Donadoni hanno perso conseguentemente l’equilibrio e le distanze, non riuscendo mai ad alzare un pressing organizzato. 

Assolutamente da non condannare i tre centrali, che per tutta la durante dei 90 minuti sono stati attenti e puntuali; molto male il centrocampo, che ha subito costantemente la fisicità e l’aggressività degli avversari. Per carità, l’Atalanta è l’Atalanta, cioè una delle realtà più vive del nostro calcio, ma uscire dal campo dopo appena 40 minuti è inconcepibile, e non è la prima volta che accade. 
Le colpe e i colpevoli sono difficili da individuare, ma un cambio di marcia è necessario per terminare al meglio la stagione, perchè 15 sconfitte cominciano ad essere troppe, e la mancanza di carattere necessaria per portare in porto anche solo un punto è un problema da risolvere al più presto. 

Guai a puntare il dito solo sul mister però, anche i calciatori dovranno guardarsi dentro e trovare quella cattiveria che domenica si è vista solo all’inizio. 

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