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Polvere di stelle: LEOVEGILDO LINS GAMA “JUNIOR” – 12 mag

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IL LEADER OVUNQUE

Leovegildo Lins Gama detto Junior appartiene alla schiera dei “ragazzi dell’82”, un manipolo di fuoriclasse che riuscì a incantare il mondo ma non a conquistarlo, nel torrido mondiale spagnolo che vide trionfare l’Italia. Di quella straordinaria e perdente Selecao lui era il terzino sinistro, celebre per le volate sulla fascia mancina, per la morbidezza del cross e per il taglio dei calci d’angolo, proiettili ad altezza gol. Ma la sua classe non conosceva confini di ruolo. Era nato a Joao Pessoa, nel Nordeste, il 29 giugno 1954, e a cinque anni si trasferì con la famiglia a Rio de Janeiro, dove sulle distese di Copacabana prese ad accarezzare il calcio a piedi nudi («È stata la sabbia» dirà «a darmi muscoli d’acciaio e la longevità agonistica»). Qui, a tredici anni, viene notato da un poliziotto scopritore di talenti dall’impegnativo nome di Napoleào e presentato al preparatore del Flamengo, Modesto Bria. Il provino viene superato brillantemente ed entra nel glorioso club rossonero, nelle cui giovanili esordisce il 26 settembre 1973.

L’anno dopo è in prima squadra come centrocampista di spola, ma lo scatto e l’abilità nelle chiusure lo fanno spostare a terzino destro, ruolo in cui debutta nella Nazionale olimpica guidata da Claudio Coutinho nel 1976: vi giocherà nove partite segnando un gol. Quando viene trasferito a sinistra le sue azioni hanno un’impennata. Considerato il miglior difensore del Brasile, esordisce nella nazionale maggiore il 17 maggio 1979 al Maracanà (Brasile-Paraguay 6-0 in amichevole). Col Flamengo vince il titolo nel 1980, nell’82 e nell’83, la Coppa Libertadores e quella Intercontinentale nel 1981.

Nel 1983 il compagno Zico si trasferisce in Italia e Junior cambia ancora ruolo, sostituendo il grande assente come leader del centrocampo. Indossa la maglia numero 5, quella del regista difensivo. Nell’estate del 1984 lo raggiunge l’offerta del Torino. Approda in Italia e trascina subito i granata a una stagione d’avanguardia. Regista mobile, anima del centrocampo, prende per mano i compagni indirizzandoli sulle vie del gioco, chiudendo ogni varco davanti alla difesa e andando personalmente a concludere: con 7 reti in 26 partite è tra i migliori centrocampisti del campionato. Un’altra stagione ad alto livello, un altro Mondiale, questa volta da leader del gioco della Selecao, poi si scontra con l’allenatore Radice, reo di sostituirlo sistematicamente in trasferta, considerandolo “cotto”: «Non sono un assistente sociale» digrigna il tecnico. «Io avrò bisogno di un assistente sociale» ribatte il giocatore, «lui di uno psichiatra». Alla fine fanno pace, ma solo per la platea. In estate passa al Pescara, per tornare tra i “califfi” del campionato. Due stagioni sull’Adriatico (148 presenze e 18 reti in Italia), e a 35 anni fa ritorno al Flamengo. La neve scende sui suoi capelli, ma la classe rifulge intatta. A 38 anni rivince il titolo carioca e torna in Nazionale nell’agosto del 1992 a Parigi contro la Francia. Totalizza 61 presente e 6 reti con la Selecao e diventa il primatista assoluto di presenze nel Flamengo. Dice addio per diventare allenatore, ma senza molto successo.

Carlo Felice Chiesa

(Calcio 2000 n°20)

 

Foto di apertura: MONDIALI 1982: Junior precede Graziani in Italia-Brasile 3-2.

Foto in basso: La figurina di Junior, stagione 1987-88, facente parte della raccolta Calciatori Panini di Modena.

 

 

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