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Fortitudo: Cuore, grinta e PalaDozza per provare a riaprire la serie – 15 giu

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Due sconfitte in altrettante gare e, per la prima volta in questi Playoff, la Fortitudo si ritrova con le spalle al muro. Una situazione che costringe gli uomini di Boniciolli a vincere in gara tre. Farlo vorrebbe dire allungare la serie e tenere vive le speranze di arrivare a gara 5. Le due sconfitte, rimediate a Montichiari, non cancellano quanto di buono fatto fin’ora. Sarebbe assurdo pensare il contrario e ridurre il giudizio complessivo solo a queste ultime partite, soprattutto dopo una cavalcata che ha portato la Fortitudo ben oltre le più rosee previsioni della vigilia. Certo, più si sale di livello e più alcuni limiti dei biancoblu vengono messi in evidenza, soprattutto in fase offensiva. Limiti che, di certo, non scopriamo oggi dopo due sconfitte contro una delle migliori squadre della A2. Gli stessi che la Effe era riuscita a mascherare con l’aggressività e la solidità difensiva. E, questo, è un concetto che Boniciolli ha rimarcato più volte in conferenza stampa. Tutto il gioco della sua squadra trae l’energia dalla difesa, se manca quella si fa dura, specialmente contro squadre come Brescia. Lo dimostra una gara due, in cui è mancata la solita continuità nei 40′. A questo si aggiunga che, senza un giocatore con l’impatto offensivo di Flowers, spesso si arriva a trovare la via del canestro con difficoltà. La squadra di Diana è stata brava ad approfittarne e ha vinto le prime due puntando sull’esperienza e sulla solidità mentale. Prima grazie ad una super partita di Alibegovic, poi con una prestazione corale con Fernandez sugli scudi. La sua tripla, quasi allo scadere dei 24”, è stata la giocata che ha indirizzato gara due. Alla squadra di Boniciolli non sono bastate le individualità: Amoroso prima e Campogrande, poi. Pazzesca la prova del giocatore col numero 12 sulle spalle. 16 punti, con in mezzo le giocate che tenevano a galla la Effe, a cavallo tra terzo e quarto quarto. In gara uno era mancata lucidità e cinismo alla Effe: tutte le volte in cui poteva girare l’inerzia dalla sua, la squadra di Boniciolli trovava una persa o sbagliava tiri facili (vedi la schiacciata di Daniel, ndr). In gara due, invece, questo non è accaduto, con Brescia che ha demolito gli avversari nell’ultimo quarto.

La squadra è già “caduta” altre volte, ma si è sempre rialzata. Lo ha fatto dopo le sconfitte con Matera, Trieste e Treviglio in regular season. Lo ha fatto dopo il -45 subito a Treviso in gara due di semifinale. E, se proprio dovessimo cercare un’immagine per introdurre gara 3, forse, non troveremmo nulla di meglio dell’urlo di Davide Lamma. Il suo “questa partita dobbiamo vincerla”, mentre usciva sanguinante dal campo è l’emblema perfetto per un’altra battaglia sul parquet. Una battaglia da vincere, per continuare a sognare e stupire ancora. Farlo con l’alleato di sempre: il Paladozza. Farlo con la consapevolezza di aver dato tutto per essere lì, a giocarsi una finale da outsider.

PALADOZZA BIANCOBLU – Come già accaduto con Treviso, anche questa volta il Palazzo si colorerà di biancoblu. Questa la disposizione contro Brescia:

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