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Le Mans 2023: il ritorno di Ferrari – seconda parte

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Alfavirtualclub.com

 

I perchè di una scelta epocale

Muro contro muro

Come accennato nello speciale di ieri, l’abbandono della Ferrari fu un colpo duro da assorbire per il mondo dell’Endurance a metà anni Settanta. Nonostante l’impegno in particolare di Porsche il mondo delle gare di durata iniziò a frammentarsi disperdendo risorse ed interesse. In parallelo si affermò una Formula 1 sempre più televisiva e ricca di sponsor, gestita imprenditorialmente da Ecclestone e basata sul delicato equilibrio tra team britannici e Ferrari. Dopo la morte del “Drake” Bernie restò unico padrone della massima formula. Il manager inglese creò di fatto un sistema “formulaunocentrico” nell’automobilismo sportivo, con l’avvallo della FIA presieduta dall’amico Mosley. Nei primi anni Novanta i regolamenti tecnici portarono le case ad abbandonare il Mondiale Endurance orientando i loro interessi verso la Formula 1, mentre a Le Mans gli organizzatori tennero duro forti del prestigio della loro corsa. Ma lo scontro con “mister E” divenne una vera guerra.

La rinascita del terzo millennio

L’interesse di case come Audi (dominatrice dei primi anni duemila), Peugeot, Toyota e Porsche ha rilanciato l’immagine delle corse di durata e con l’elezione di Jean Todt a presidente anche l’orientamento della Federazione nei confronti di Le Mans è del tutto cambiato. Prima di diventare “condottiero” in casa Ferrari, Todt aveva portato Peugeot alla vittoria nella 24 ore. Grazie al suo lavoro da fine conoscitore del mondo delle corse in accordo con l’Automobile Club de l’Ouest è così rinato nel 2012 il World Endurance Championship (LINK: https://www.fiawec.com ). Seppur con alti e bassi il campionato ha nuovamente intrapreso il suo cammino ed anche con la massima formula i rapporti si sono decisamente allentati. Dopo l’uscita di scena di Ecclestone il suo successore Chase Carey ha accolto l’invito dell’ACO dando il via alla 24 ore del 2017.

Hypercar e budget cap

Non è però tutto oro quel che luccica e l’uscita di scena di Audi prima e Porsche poi ha lasciato sola sulla griglia la Toyota. Già nel 2018 l’ACO ha proposto un nuovo regolamento in cui le nuove vetture per la classe maggiore sarebbero nate sulla base delle “Hypercar”, i modelli stradali estremi proposti dalle case. Ovviamente i modelli da corsa avrebbero ricalcato in gran parte le forme delle stradali con ampie modifiche utilizzando anche le nuove tecnologie ibride per i proulsori. Dopo una prima fase di tiepido interesse in cui solo Toyota e Peugeot hanno aderito al progetto, l’introduzione del “budget cap” nella massima formula ha completamente rimescolato le carte. L’imposizione di un tetto di spesa che dai 175 milioni di dollari del 2021 scenderà ai 135 del triennio 2023-2025 ha creato un notevole esubero di personale nelle squadre di vertice, strutturate per impegni economici molto superiori. La disponibilità di risorse umane e tecnologiche nel campo dell’ibrido ha così aperto la strada al ritorno ufficiale della Ferrari nel mondo dell’endurance.

Una scelta logica

La possibilità di impiegare una struttura già esistente e proporre un legame diretto tra vettura da corsa e prodotto di serie offerta dal regolamento LMH (Le Mans Hypercar) è stata alla base della scelta del cavallino che, in quest’ottica, appare del tutto logica. Non sembrava tuttavia così probabile visti i precedenti (come vi abbiamo raccontato ieri i progetti extra-Formula 1 erano stati sempre bloccati sul nascere a Maranello), ma le affermazioni del presidente Elkann hanno tolto ogni dubbio. Siamo davanti d un orientamento di netta rottura con gli ultimi cinque decenni di impegno esclusivo nella massima formula, tra l’altro in un momento in cui i positivi dati finanziari della casa sono in contrapposizione a risultati sportivi al di sotto delle attese. In quest’ottica la curiosità verso la “discesa in campo” di Ferrari assume ancor più interesse ed aumenta le attenzioni anche verso Le Mans ed il WEC.

Anniversari da celebrare e squadra misteriosa

L’unica cosa sicura ad oggi è la data, fortemente simbolica, scelta dal cavallino per il grande ritorno: 2023. In quell’anno la 24 ore di Le Mans festeggerà il suo secolo di vita, mentre la Ferrari ritornerà a gareggiare per la classifica assoluta dopo cinquant’anni esatti dall’ultima volta. Con quale vettura ancora non ci è dato saperlo.

Ad oggi la tecnologia ibrida sulle stradali di Maranello si concretizza sulla SF90 Stradale), ma non sappiamo se tale vettura sarà la base per la biposto che vedremo alla Sarthe. Anche sui piloti non vi sono ovviamente indiscrezioni. Sarebbe suggestivo immaginare in corsa a Le Mans la coppia rossa del mondiale di Formula 1 nel caso non vi fossero sovrapposizioni tra la maratona francese e gran premi iridati (l’esperienza vincente di Hulkenberg nel 2015 insegna), ma l’impegno sarebbe sicuramente gravoso. A disposizione di Ferrari ci sono gli specialisti del GT, la rodata organizzazione di AF Corse, il preparatore Michelotto ed anche i giovani della Ferrari Driver Academy che scalpitano per un posto al sole.

Considerato anche l’annunciato ritorno di Audi (nel 2022) e Porsche (l’anno successivo) con vetture di classe LMDH condivise con il campionato americano IMSA, di sicuro gli scenari futuri del mondo Endurance appaiono quanto mai rosei. L’unica certezza è che l’annuncio di John Elkann ha cambiato il mondo dell’automobile sconvolgendo equilibri che sembravano scolpiti nella pietra da decenni. Cosa succederà lo scopriremo solo vivendo. Intanto il conto alla rovescia per Le Mans 2023 è già iniziato.

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