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I racconti del Commissario – Dalla dinamite alle Lambo

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Lo ricordo bene quel pomeriggio di una domenica di novembre. Non faceva freddo, era una di quelle tipiche giornate autunnali senza vento, con un sole velato dalla foschia umida. Il Santerno scorreva placido in mezzo ai colori autunnali con alle sue spalle il centro di Imola e la veduta dalla cima della Rivazza sembrava quella di una cartolina. Non potevamo avvicinarci più di così al rettilineo di partenza per ragioni di sicurezza, eravamo nell’unica “tribuna” riservata al pubblico per quel giorno. Eravamo diverse centinaia di persone assiepate su quella collina per uno spettacolo che, per una volta, non era festoso ma malinconico. Per non dire triste. L’attesa fu piuttosto lunga, sicuramente ben più di un’ora, o almeno così sembrava per il travaglio interiore che avevamo un po’ tutti noi lì presenti. “Manca poco”, “No aspettano”, “Si dai, lo fanno adesso”. Le voci si rincorrevano mentre il sole iniziava ad abbassarsi così come la temperatura. Fino a quando “KABOOOM”, la serie di cariche posizionate in successione esplosero nell’arco di pochi secondi ed il tetto dell’edificio scese su quelle che erano le salette ed i garages sottostanti riducendo il tutto ad un cumulo di macerie. In quel momento i box dell’Autodromo Enzo e Dino Ferrari, costruiti nel 1979 per ospitare 27 Gran Premi validi per il mondiale di Formula 1 erano diventati briciole di cemento. Quei box che avevo visto allegri e colorati da quando ero nato, i box dove mi intrufolavo da ragazzino, dove ero cresciuto ed ero diventato prima un accreditato stampa poi un ufficiale di gara, i “miei” box erano spariti. Per sempre. Con loro spariva anche la Variante Bassa, quella dove mi appostavo per fotografare le vetture dalle botole delle reti di protezione e dove capivo chi sapeva guidare davvero. Sapevamo che ne sarebbero arrivati dei nuovi di box, ma quelli erano i “miei”, quelli che, anche nei giorni in cui erano svuotati dai mezzi, erano comunque pieni dei miei ricordi.

1996: i box di Imola “vestiti” a festa per il 16° Gran Premio di San Marino (Il Nuovo Diario Messaggero)

Non furono mesi facili quelli successivi alla perdita del “nostro” Gran Premio e vedere il rettilineo ridotto ad una discarica di macerie era una badilata nello stomaco. Tuttavia, a ventidue anni non potevo rinunciare a sperare, a mollare i sogni, ad ascoltare Cassandre, “gufi” e “tuttologi” pronti ad accorrere come avvoltoi sulle spoglie del nostro circuito. Ho fatto finta di nulla ed ho atteso con pazienza per un anno e mezzo, per ritrovarmi nuovamente in pista di arancio vestito per la gara del Mondiale Turismo 2008, arrivato a Imola contro ogni previsione pessimistica. Nei nove anni successivi le gare si sono succedute senza sosta in numero molto maggiore alle stagioni precedenti. Sono arrivate nuove esperienze, nuove conoscenze, ho imparato che avrei potuto sognare anche senza la Formula 1. Mentre anche i nuovi box iniziavano a riempirsi di ricordi. All’inizio della stagione 2017 il calendario regalò una sorpresa a noi ufficiali di gara: avremmo ospitato le Finali Mondiali Lamborghini dal 16 al 19 novembre. Un evento inatteso e soprattutto “una tantum” visto che ogni anno è destinato a disputarsi in una diversa pista del globo mettendo insieme tutte le Huracàn SuperTrofeo dei monomarca continentali. Ma soprattutto mi sorprese la data: mai terminato una stagione agonistica in periodo così tardo (l’anomala stagione 2020 era ancora lontana). Per fortuna il maltempo in quei giorni ci ha graziato offrendo tre tipiche giornate autunnali senza vento, con un sole velato dalla foschia umida. Ed in pista lo spettacolo non è mancato. In otto gare disputate si sono visti sorpassi al limite, manovre esaltanti e purtroppo anche qualche incidente di troppo visto che nessuna corsa è terminata senza almeno una neutralizzazione con la Safety Car. Si è vista la grande gioia di Agostini ed Hindman campioni americani e mondiali accanto agli europei Spinelli e Grenier a fare da contraltare alla sfortuna di Cecotto e del sempre spettacolare Postiglione, mentre il paddock si è affollato di tanto pubblico e soprattutto tanti bambini che tornavano a casa con un cappellino o qualche adesivo.

Una Huracàn Supertrofeo esce dai nuovi box di Imola durante le Finali Mondiali 2017 (Sconosciuto)

Anche per noi ufficiali di gara, nonostante il tanto lavoro, c’è stata l’occasione per incontrare le squadre e fare una visita al paddock grazie ad un programma che alternava alle gare diverse lunghe pause. Al termine della giornata una buona ora e mezzo di attività promozionale in pista ci ha consentito di gustarci i passaggi della nuovissima Huracàn EVO mentre il sole e la temperatura si stavano abbassando. Era un momento bellissimo a concludere un fine settimana di passione quando improvvisamente mi sono ricordato della data. Stavano per scoccare le 16,15 di domenica 19 novembre. Erano passati undici anni esatti da quella domenica pomeriggio di tristezza in cui ero arrampicato in cima alla Rivazza per vedere polverizzare il luogo dei miei sogni di bimbo. Dopo undici anni esatti ero lì con la divisa da ufficiale di gara, in servizio tra vetture da corsa e tanta gente entusiasta. Ero felice, non pensavo più allo smarrimento ed alla malinconia di quel giorno di fine 2006 ma solo a quanto si può ancora lavorare per la pista di casa. Ma soprattutto ho pensato che non devi mai cedere al pessimismo quando dalla tua hai la passione più grande della vita: il “tuo” autodromo. Il trattino che unisce Emilia e Romagna, quella terra che potrebbe chiamarsi “Motor Valley”. Quell’autodromo che tutti conoscono come “Enzo e Dino Ferrari”.

 

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