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“Chiacchiere da Bar…bieri” – Valentino Rossi, gallina vecchia fa ancora buon brodo?

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Gallina vecchia fa buon brodo!” recitava la maglietta celebrativa indossata da Valentino Rossi nel 2009, quando il campione di Tavullia vinse il suo nono mondiale. All’epoca Rossi aveva 31 anni e quel titolo sembrava semplicemente uno dei tanti, al quale ne sarebbero seguiti molti altri. Invece, tra muri divisori e veti sulla permanenza in Yamaha dell’allora giovane rampante Jorge Lorenzo, la frattura della tibia al Mugello nel 2010, la sfortunata parentesi “made in Motor Valley” sulla Ducati e il deplorevole spettacolo di fine 2015, quello del 2009 è ad oggi l’ultimo iride.

Pensare che a 31 anni si possa essere vecchi, anche no (altrimenti il nostro buon Claudio Fargione dovremmo metterlo in soffitta, ndr), ma è impensabile che un digiuno di 12 anni da parte di uno dei più forti motociclisti della storia sia accettabile. Più che per noi, per lui. Se è vero che per i tifosi o chi è cresciuto, come il sottoscritto, nel mito di Rossifumi prima e The Doctor poi, quest’assenza di allori, come anche questa carestia di vittorie in gara, è pesante da digerire, non penso che possa essere semplice per il protagonista di questa ormai triste storia.

Non è mia intenzione erigermi a chissà quale intenditore, nel bar spesso non ce ne sono poi tanti, ma come tifoso è doloroso vedere un campione accontentarsi di qualche punticino, dopo anni trascorsi in siparietti con il Marc Marquez di turno. Siparietti che, apro parentesi, hanno contribuito ad avvelenare il clima del motociclismo e mi hanno spinto a chiedermi se ne valesse la pena ridurre le mie ore di sonno (come nel caso di Sepang 2015) per assistere a un match di wrestling, fatto di provocazioni e reazioni, più che ad una gara di velocità.

Marquez vs Rossi, Sepang 2015: la bagarre che ha placato la mia fame di motociclismo (Fonte: formulapassion.it)

Valentino Rossi non ha bisogno di consigli, saprà da solo cosa sarà meglio fare nel suo futuro. E’ anche bene precisare però che ci sono alcune cose, intorno al suo personaggio, che possono lasciare straniti. In primis mi lascia perplesso il servilismo dei principali media italiani o, per meglio dire, di uno dei due broadcaster che trasmettono il motomondiale nel nostro stivale. Mi spiego: gli stessi che quindici anni fa attaccavano Max Biaggi dopo quattro gare consecutive fuori dal podio, dicendogli «magari sei tu che non vai, dovresti stare in tribuna visto che ti fai passare da Chris Vermeulen», non mi sembra che ieri abbiano detto a VR46 “ti sei fatto passare da Lecuona e sei arrivato primo tra quelli che sono arrivati dopo il decimo, magari è meglio se te ne stai a casa”. Ammetto che da piccolo tifoso valentiniano all’epoca ero felice che Biaggi venisse messo in difficoltà, ma perché questa disparità di trattamento? Perché ora, queste stesse persone, fanno i pipponi pre-gara per spiegare perché Valentino Rossi sia un patrimonio da tutelare? Perché il rispetto per le scelte di un uomo, la gratitudine per ciò che ha fatto un grande campione e la capacità dello stare vicini a uno sportivo in difficoltà non erano concetti sacrosanti che si potevano applicare, per fare un esempio, ad un allora quattro volte campione del mondo della classe 250 come Max Biaggi? Magari queste persone sono rinsavite e hanno capito che è sbagliato criticare i grandi campioni che stanno percorrendo il viale del tramonto della propria carriera, o forse gli interessi in gioco sono altri e non si può parlare in maniera obiettiva di un proprio testimonial, perché di fatto è così.

 

Ecco a voi il video sopracitato. Se questo è un esempio di rispetto verso un campione… (Fonte: mediaset – copyright di proprietà dell’autore)

Un’altra cosa che mi intristisce è la difficoltà di trasmettere alle nuovissime generazioni le motivazioni dell’immenso seguito che ha ancora Valentino Rossi. Come si fa a spiegare ad una ragazza o ad un ragazzo di 12-13 anni perché, quando si poteva, i circuiti di tutto il mondiale erano invasi da autentiche macchie gialle? Non credo sia semplice spiegare chi è davvero Rossi ad un appassionato che adesso passa le domeniche a vedere la sigla VRos scivolare sempre più in basso nella classifica sulla sinistra del teleschermo. Questo romagnolo marchigiano è, infatti, uno dei più grandi talenti che si siano mai visti sui circuiti di tutto il globo ed è stato un innovatore nel suo sport. E’ riuscito a canalizzare sul motomondiale un’attenzione mediatica mai vista prima e che, forse, non avrà eguali in futuro. Lo stile di guida, la capacità di annientare psicologicamente gli avversari e quei festeggiamenti così particolari e sinceri hanno lasciato un segno tangibile in tutti gli appassionati permettendo al Circus a due ruote di raggiungere vette di seguito inimmaginabili.

Valentino Rossi con la mascotte del fantomatico sponsor “Polleria Osvaldo” dopo aver vinto il GP di Catalunya 1998 in classe 250. Come si poteva non amarlo? (Fonte: primabergamo.it)

Per me è questo il nocciolo della questione. Dorna, più dello stesso Rossi, ha il timore di andare oltre le colonne d’Ercole rappresentate dal ritiro di uno dei personaggi più iconici della storia dello sport. Carmelo Ezpeleta e il suo staff hanno così tanta paura di perdere indici di ascolto e presenze negli autodromi da continuare a spremere fino alla fine questo pilota che, e lo dico con grande rammarico, non riesce ad essere in cima alle classifiche come un tempo. Forse qualcuno crede che, finito Rossi, finirà la MotoGP. Sarà così? Può essere. Perché? Perché Valentino Rossi è andato oltre lo sport che pratica. E’ un pilota che ha coinvolto generazioni diverse e ha fatto appassionare, grazie al suo talento e alle sue doti comunicative, milioni di persone che non si erano ancora avvicinate al mondo delle due ruote motorizzate. Rossi ha cambiato le regole del gioco, ma credo che sia ora di prendere il coraggio a piene mani e fare un passo oltre. La NBA è andata oltre Michael Jordan e la Formula 1 ha superato Schumacher, credo che la MotoGP non finisca dopo Il Dottore.

Arriverà un altro talento che rivoluzionerà lo sport, come sono arrivati LeBron James e Lewis Hamilton. Sarà grande come o più di Rossi? E’ sempre difficile paragonare sportivi di epoche diverse, ma non si può fuggire al tempo che passa. E’ il momento di un atto di coraggio di Dorna, è l’ora di lasciare alla storia uno dei più grandi piloti di tutti i tempi, facendo spazio all’innovatore del futuro. Tentennare non giova a nessuno. Il rischio, già materializzatosi a mio avviso, in realtà, è quello di annacquare il palmarès di uno dei più grandi pur di non perdere una fetta di tifosi. E va bene che pur di non rompere il giochino del mondiale prototipi Dorna ha acquistato e demolito il campionato iridato delle derivate di serie, che rischiava di minacciare lo status della MotoGP, ma ridurre a comparsa un nove volte campione del mondo mi pare ora un po’ troppo.

Rossi a terra nel GP del Portogallo. Vederlo arrancare in un team clienti, seppur con moto ufficiale, non fa piacere. (Fonte: motogp.com)

Da appassionato di automobilismo, di contro, aspetto Rossi a Le Mans. Me lo vedo a bordo di una vettura GT o, perché no, addirittura di un’ Hypercar, a continuare la sua carriera motoristica. Non ci sarebbe nulla di male, sarebbe in qualche modo il compimento di quel mancato passaggio alla Formula 1 che è stato molto vicino nel 2007 e un modo per togliere la curiosità, sia nostra che dello stesso Valentino, di come sarebbe potuto essere il passaggio alle quattro ruote.

Sarà questo il futuro sportivo di Valentino Rossi? (Fonte: testmotori360.it)

 

 

 

 

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