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I racconti del commissario – La “Corsa dei Milioni”, pasticciaccio da gran premio

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Corse d'auto - Michael Turner

La quarta sponda

Siete complottisti da corsa sempre alla ricerca di qualche trama nascosta? Bene, questa è la storia che fa per voi! Andiamo nella Libia degli anni Trenta, la “quarta sponda” come la definiva il regime fascista, popolata da nostri connazionali in cerca di una vita migliore. Proprio in quegli anni molti di loro trovarono temporaneamente impiego nella costruzione del modernissimo Autodromo di Tripoli, teatro per le corse automobilistiche di massimo livello che già all’epoca erano viste come un notevole veicolo promozionale. Era il 1932 e per il primo fine settimana di maggio dell’anno successivo sulla nuova pista fu programmato il “Grand Prix di Tripoli”. Per promuovere l’evento gli organizzatori ebbero un’intuizione: creare una lotteria nazionale che avrebbe abbinato alcuni biglietti ai piloti impegnati in gara determinando l’importo delle vincite in base al risultato finale della corsa.

Un grande successo

L’idea si rivelò subito felice: la vendita dei biglietti a 12 lire l’uno si protrasse fino al 16 aprile 1933 raccogliendo più di quindici milioni di lire (attualizzando, 50 milioni di Euro). Si completò così senza problemi la costruzione dell’ autodromo e si organizzò l’evento in grande stile. Cinquecentocinquantamila lire vennero destinate all’ingaggio dei concorrenti, con i migliori nomi dell’epoca che accettarono di partecipare. Giunsero le iscrizioni di Nuvolari, Varzi, Campari, Chiron, Borzacchini al volante di Alfa Romeo, Maserati e Bugatti: non mancava proprio nessuno in terra libica. Ma soprattutto ben sei milioni vennero riservati al montepremi da dividersi tra i biglietti abbinati ai primi tre classificati: tre al primo, due al secondo, uno al terzo. Restava solo da creare l’abbinamento tra i possessori di trenta biglietti ed altrettanti piloti iscritti. Il sorteggio avvenne regolarmente ad una settimana dalla corsa, rendendo immediatamente noti i nomi degli abbinamenti biglietto-pilota. Ma con un montepremi del genere in molti iniziarono ad avere l’acquolina in bocca e ad una settimana di tempo prima della gara consentiva di creare qualche “combine” al di là del risultato sportivo…

 

La sfida tra la Bugatti di Varzi e l’Alfa Romeo di Nuvolari che aveva infiammato Montecarlo era attesa anche a Tripoli (LEDGARD su Pinterest – Michael Turner)

Un incontro segreto

A questo punto la storia si tinge di giallo e le voci incontrollate si sovrappongono alle testimonianze. Di sicuro il giornalista Giovanni Canestrini, allora direttore della Gazzetta dello Sport e tra gli ideatori della Mille Miglia, nel suo libro “Uomini e Motori“ affermò di avere organizzato un incontro tra i possessori dei biglietti ed i piloti più affermati in cui farsi mediatore di un accordo vantaggioso per tutti. In pratica Canestrini convocò presso l’Hotel D’Azeglio, in zona Termini a Roma, i tre favoriti della corsa, Tazio Nuvolari, Achille Varzi e Baconin Borzacchini, ed i tre proprietari dei biglietti a loro abbinati. Il “gentlemen’s agreement” prevedeva di spartirsi in parti uguali il montepremi di sei milioni con un milione tondo tondo che ognuno dei contraenti si sarebbe portato a casa. In pratica le possibilità di vittoria sarebbero aumentate per tutti, abbassando di molto i rischi in corsa. Ma quando si tratta di soldi ed spirito agonismo spesso l’ardore prevale sulle considerazioni pratiche.

Un accordo complicato

Nonostante la convenienza reciproca pare non sia stato facile giungere ad una convergenza tra tutte le posizioni. L’incontro proseguì fino a tarda notte, quando finalmente si trovò una soluzione includendo nell’ accordo anche il proprietario dell’albergo ed un notaio per il perfezionamento dell’organizzazione. I piloti sarebbero apparsi come associati nascosti impegnandosi ad un comportamento che non destasse sospetti da un punto di vista sportivo. Non esistevano ordini d’arrivo preconfezionati ma solo l’impegno alla suddivisione della vincita tra i contraenti come in una regolare società, il tutto definito con un contratto depositato presso la Banca Nazionale del Lavoro. Ovviamente le notizie su presunti “biscotti” iniziarono a circolare rapidamente scatenando l’ira dei piloti esclusi, il cui unico obiettivo diventò quello di mandare all’aria il piano orchestrato da Canestrini. Se da da una parte Campari e Fagioli affermarono che si sarebbero impegnati allo spasimo per rompere le uova nel paniere agli associati, Nuvolari si limitò a dichiarare: «Dite quello che volete, io comunque farò la mia gara». Alcuni arrivarono a parlare addirittura di una “controsocietà” creata da Campari e Birkin e di un lancio della monetina per sedare la rivalità tra il già citato Nuvolari e Varzi. Ma siamo già in zona leggenda.

Una Bugatti Type-51 Grand Prix. Con una vettura identica Varzi corse a Tripoli (WallpaperUP – Sconosciuto)

Una corsa elettrizzante

Di sicuro resta soltanto che il 7 maggio 1933 la “ Corsa dei Milioni”, come venne pomposamente ribattezzata la gara libica, si svolse regolarmente. Poco oltre la metà gara restavano a giocarsela due dei tre piloti protagonisti dell’accordo romano, guarda caso proprio i grandi rivali Nuvolari e Varzi. Il primo guidava la corsa con l’Alfa Romeo ed il secondo stava risalendo la china dopo avere risolto problemi alle candele che avevano rallentato la sua Bugatti. Terzo era Birkin a più di due minuti, tutti gli altri continuavano staccati di oltre quattro giri. La vittoria era faccenda privata tra Tazio ed Achille, con un epilogo degno di un “thriller”. Al ventireesimo giro Nuvolari si fermò per il rifornimento lasciando la prima posizione a Varzi, che sulla sua Bugatti aveva montato un serbatoio supplementare per evitare la sosta. Proprio questo elemento gli creò problemi nelle tornate successive, costringendolo a lasciare nuovamente strada al rivale all’inizio dell’ ultimo giro. Ma le sorprese non erano finite: a poche centinaia di metri dall’arrivo l’Alfa del mantovano si fermò col serbatoio carburante a secco. Dai vicini box i meccanici accorsero con una tanica di benzina effettuando il rifornimento, il tutto mentre la Bugatti si stava affacciando sul rettilineo finale. I numerosi spettatori presenti assistettero ad una volata al rallentatore con soli due decimi a separare il vincitore dal secondo. A prevalere fu il sopraggiungente Varzi, che beffò così Nuvolari. Esattamente come previsto dal risultato del presunto lancio della monetina.

Un raro filmato della “Corsa dei Milioni” tratto da un cinegiornale L.U.C.E. dell’epoca (sagitt76 su YouTube)

Finale all’italiana

A fronte di cronache del tempo che descrissero con toni entusiastici la condotta di gara spettacolare di Nuvolari dei testimoni parlarono di gestualità eloquenti tra il mantovano e Varzi, mentre Campari e Chiron vennero accusati di essersi accordati “in zona Cesarini” per spartirsi una gustosa fetta del ricco montepremi. Alla fine il tutto si chiuse “all’italiana”, con minacce non mantenute di revocare le licenze ai piloti ed un risultato finale mai più messo in discussione dagli organizzatori, impegnati prima di tutto a salvaguardare la propria immagine. Tuttavia dall’anno successivo il sorteggio degli abbinamenti biglietto-pilota avvenne solo a pochi minuti dalla partenza ed il tutto si svolse regolarmente. Il Gran Premio di Tripoli del 1933 però era già nella storia facendo parlare di sé fino al 2017, quando è arrivato nelle librerie “La lotteria dei milioni”, opera letteraria firmata da Daniel Fishman che restituisce intatta l’atmosfera esotica di questa corsa con una trama da vero giallo. Ricordandoci che, nella storia dell’automobilismo, trova posto anche una corsa truccata.

 

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