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Tra diritti tv e mutualità che scompare. Ecco cosa potrebbe cambiare (e cosa no) – 9 nov

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Le Commissioni della Camera, di Bilancio e Finanza, hanno approvato un emendamento al decreto fiscale. La proposta andrebbe a modificare alcuni punti del decreto 9/08 (legge Melandri), concentrandosi soprattutto sulla ripartizione delle risorse, relative ai diritti tv. E, con le novità proposte, verrebbe abolita la “Fondazione per la mutualità generale negli sport professionistici a squadre”. L’articolo 23, che conteneva proprio tale dicitura, verrebbe abrogato. E stessa sorte toccherebbe all’articolo successivo,  il 24, sulla mutualità per le categorie inferiori.

IL TESTO DELLA PROPOSTA – È possibile leggere la proposta emendativa, a firma Fanucci Edoardo, proprio sul sito della Camera.

Dopo il comma 1, aggiungere il seguente: 1-bis. Al decreto legislativo 9 gennaio 2008, n. 9, sono apportate le seguenti modificazioni: a) l’articolo 21 è sostituito dal seguente: «Art. 21. 1. Le risorse economiche e finanziarie derivanti dalla commercializzazione dei diritti, di cui all’articolo 3, comma 1, sono ripartite, previa deduzione delle quote di cui all’articolo 22, tra tutti i soggetti partecipanti alla competizione, secondo i criteri indicati negli articoli 25 e 26. Le risorse economiche e finanziarie derivanti dalla commercializzazione dei diritti audiovisivi di natura secondaria oggetto di autonome iniziative commerciali ai sensi degli articoli 4, comma 3, e 11, comma 3, spettano agli organizzatori degli eventi»;

b) l’articolo 22 è sostituito dal seguente: «Art. 22.1. L’organizzatore delle competizioni in capo alla Lega di Serie A destina una quota del dieci per cento delle risorse economiche e finanziarie derivanti da tutti i contratti stipulati per la commercializzazione dei diritti di cui all’articolo 3, comma 1, esclusivamente per lo sviluppo dei settori giovanili delle società, per la formazione e utilizzo di calciatori convocabili per le nazionali giovanili italiane maschili e femminili, per il sostegno degli investimenti per gli impianti sportivi per lo sviluppo dei Centri federali territoriali e delle attività giovanili della FIGC.

2. La quota di cui al comma 1 è destinata alla Federazione Italiana Giuoco Calcio che determina i criteri e le modalità di erogazione secondo le finalità di cui al comma 1, previa rendicontazione certificata da parte dei destinatari. Tali fondi sono destinati a: 6 per cento alla Lega di Serie B; 2 per cento alla Lega Pro; 1 per cento alla Lega nazionale dilettanti; 1 per cento alla Federazione Italiana Giuoco Calcio.

3. La Federazione Italiana Giuoco Calcio presenta annualmente, entro il 31 gennaio, al Ministro con delega per lo sport, una relazione sull’attività svolta nell’anno sportivo precedente.

c) gli articoli 23 e 24 sono abrogati.

Fanucci Edoardo.”

COSA CAMBIA – In sostanza, con questa proposta il 10% dei diritti tv verrebbe destinato allo “sviluppo dei settori giovanili delle società, per la formazione e utilizzo di calciatori convocabili per le nazionali giovanili italiane maschili e femminili, per il sostegno degli investimenti per gli impianti sportivi per lo sviluppo dei Centri federali territoriali e delle attività giovanili della FIGC”. Dunque, la FIGC si vedrebbe affidare la gestione del 10% degli 1,2 miliardi stanziati per il triennio 2015-2018. Un 10% da ripartire tra Lega Serie B, Lega Pro, LND e  la stessa FIGC.

Senza la mutualità verrebbero penalizzate le “discipline diverse da quelle calcistiche”. A queste veniva destinata una parte derivante dai diritti tv. Una percentuale non inferiore al 4%, come prevedeva il vecchio articolo 22 del decreto legge 9/08. A rimetterci è, soprattutto, il basket. Con quella percentuale il movimento cestistico era riuscito ad ovviare ad alcune necessità (vedi impianti e strutture). Adesso bisognerà capire cosa accadrà e quali saranno le conseguenze di questa vicenda. Intanto, il testo ora dovrà passare dal Senato.

DIRITTI TV SERIE A – Non cambia, invece, la ripartizione dei diritti per quanto riguarda le squadre di Serie A. La proposta, infatti, non coinvolge gli articoli 25 e 26. Dunque, una ripartizione che rimane così: “una quota del 40 per cento in parti uguali tra tutti i soggetti partecipanti al campionato di serie A, una quota del 30 per cento sulla base dei risultati sportivi conseguiti e una quota del 30 per cento secondo il bacino di utenza” (art 26 DL 9/08).

BOLOGNA – Il tema dei diritti tv riguarda da vicino il Bologna, anche per l’attenzione che l’ad rossoblu gli ha, da sempre, riservato. “Servirebbe una distribuzione più meritocratica, anche per invogliare ulteriormente gli azionisti di ogni club ad investire”. Un mese fa, in occasione della presentazione della Saputo School Cup, Fenucci ne parlava così. Poi, aveva aggiunto: “Sono stati commessi alcuni errori nelle modalità di vendita. La formula va rivista, anche perché attualmente il processo di vendita non è in grado di portare le risorse che il calcio italiano merita. Andrebbe rivisto anche il format, con una riduzione delle gare trasmesse in diretta. Fare questo per proteggere le presenze allo stadio e per dare qualità al prodotto. L’Italia è diventato il quarto paese, come valore dei propri diritti tv. Si dovrebbe seguire un modello simile a quello della Premier. In Inghilterra non tutte le gare sono trasmesse live, eppure la qualità del prodotto è molto elevata”.

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