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Calcio

100 Storie Rossoblù: 55 Chiodi, 54 Negri, 53 Kone

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Un viaggio giornaliero lungo cento storie. Cento uomini, cento giocatori che hanno vestito la maglia del Bologna nella sua storia lunga oltre un secolo. Nato con l’idea di stilare una classifica dei più grandi rossoblù di sempre, questo progetto con il tempo ha virato verso un modo per raccontare in poche parole le storie di piccoli e grandi uomini. Tra loro c’è chi ha segnato un’epoca e chi invece è stato a malapena intravisto, tutti però hanno una storia da raccontare ed io ho pensato di raccoglierle qui, ogni lunedì, mercoledì e venerdì.  

PUNTATE PRECEDENTI:
– 100 (Bernacci), 99 (Womé), 98 (Dyego Coelho)
– 97 (Walsingham), 96 (Luciano), 95 (Meghni)
– 94 (Aaltonen), 93 (Vukas), 92 (Battisodo)
– 91 (Rubio), 90 (Macina), 89 (Matosic)
– 88 (Chiorri), 87 (Bellucci), 86 (Sarosi)
– 85 (Colomba), 84 (Bellugi), 83 (Turkylmaz)
– 82 (Antonioli), 81 (Binotto), 80 (Liguori)
– 79 (Jensen), 78 (Pilmark), 77 (Zagorakis)
– 76 (Kolyvanov), 75 (Gilardino), 74 (Demarco)
– 73 (Seghini), 72 (Marronaro), 71 (Rauch)
– 70 (Marazzina), 69 (Arnstein), 68 (Detari)
– 67 (Cusin), 66 (Eneas), 65 (De Ponti)
– 64 (Paris), 63 (Giordani), 62 (Fontolan)
– 61 (Cruz), 60 (Muzzioli), 59 (Pagotto)
– 58 (Maschio), 57 (Mayer), 56 (Perin)

55 – Stefano Chiodi
Bolognese, il padre gli nega un trasferimento al Torino quando è un ragazzo, dirottandolo nelle giovanili rossoblù. Centravanti, fa il suo esordio nel 1975 appena maggiorenne, dopo un anno trascorso in prestito al Teramo, e segna subito. Avversario è il Milan, che per averlo nel 1978 da al Bologna la punta Vincenzi e un miliardo di lire, cifra notevole per l’epoca. In rossonero Chiodi delude parzialmente le aspettative, anche se è il centravanti titolare della squadra che centra lo Scudetto, il decimo nella storia del Diavolo: contribuisce con 7 reti, di cui 6 su rigore. Dopo che per illecito i rossoneri vengono retrocessi in B la stagione successiva passa alla Lazio, sempre in B, deludendo ancora, e deludente è anche il ritorno a Bologna, dove non riese a ripetere i fasti dell’esordio e anzi, in un violento scontro aereo con Graziani durante una sfida con la Fiorentina se la vede davvero molto brutta. Chiude nelle serie minori, sprazzi di classe in un calcio che non è certo il suo: Prato, Campania (dove ritrova Pesaola, l’allenatore che lo aveva lanciato), Rimini, Pinerolo e Baracca Lugo le ultime tappe di una carriera che non è andata secondo le aspettative. Eppure a Bologna se lo ricordano ancora, quel ragazzo che poteva spaccare il mondo e che forse non lo fece solo per via di un carattere troppo introverso più che per limiti tecnici: era infatti completo, dotato di spunto nel dribbling, abile nei passaggi come nelle conclusioni a rete. Muore ancora giovane, 53 anni, per un male incurabile.

54 – William Negri
Portiere del Mantova noto come “Piccolo Brasile” e capace di ottenere tre promozioni consecutive, esordisce in Serie A con la maglia biancobandata e ne è per anni un punto fermo. Prima ha lavorato nella pompa di benzina della famiglia (da cui il soprannome “Carburo”) e ha giocato anche a pallavolo, arrivando ad un passo dalla promozione nella massima serie. Portiere elegante e dal fisico atletico, arriva al Bologna nel 1963 ed è il portiere titolare dell’ultimo Scudetto rossoblù, dando sicurezza al reparto arretrato con carisma e prodigiosi interventi. Un infortunio gli fa saltare i Mondiali del 1966 nell’Italia allenata dal suo mentore Edmondo Fabbri, quindi ne sancisce anche il naturale declino. Chiude dove tutto era cominciato, ancora a Mantova, da riserva. In rossoblù rimane il ricordo di un portiere ottimo e vincente, uno dei migliori interpreti del ruolo visti sotto le Due Torri.

53 – Panagiotis Kone
Centrocampista dalla non facile collocazione tattica ma dalla grande classe e molto completo anche nella fase di non possesso, Kone arriva in Italia grazie al Brescia, che lo nota grazie alle sue buone prestazioni in Grecia – sua patria d’adozione – nell’AEK Atene e nell’Iraklis. Con le “rondinelle” si rende protagonista di alcune buone prestazioni, che gli valgolo l’interessamento del Bologna in Serie A: arrivato inizialmente in comproprietà , convince la società a riscattarne il cartellino dopo una stagione ottima condita da sei reti di pregevole fattura, una delle quali (una sforbiciata contro il Napoli) gli vale addirittura la candidatura FIFA per il gol più bello dell’anno, il “Puskas Award”. Purtroppo la prima stagione di proprietà completamente del Bologna è anche l’ultima: travolto dal pessimo rendimento della squadra e da numerosi infortuni più o meno gravi, contribuisce come può all’inseguimento di un’improbabile salvezza segnando cinque reti, che però non bastano per evitare la B. Il giorno in cui la retrocessione è matematica si lascia andare ad un lungo pianto sul prato del “Dall’Ara”, quindi viene ceduto all’Udinese, essendo il suo ingaggio incompatibile con la Serie B. In rossoblù lascia un ricordo agrodolce, quello di un giocatore fragile fisicamente ma anche dotato di notevoli lampi e capace di segnare gol indimenticabili per bellezza e importanza.

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