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Sinisa Day – Sinisa allenatore del Milan

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Daily Mail

“Grandi novità in serbo”. Così titolava il mensile rossonero “Forza Milan!” nell’estate del 2015. In copertina, chi? Sinisa Mihajlovic, chiamato a risollevare più che sul campo soprattutto nell’autostima una squadra depressa da anni tribolati dopo lo scudetto del 2011. L’addio dell’artefice di quel successo, Allegri, poi l’interregno di Seedorf e un’altra ex gloria, Inzaghi, approdata sulla panchina del Milan, che nel frattempo ha perso in blocco pure un intero spogliatoio: oltre ai due sopracitati, non ci sono più nemmeno Gattuso e Nesta. Un disastro su tutta la linea. La frizzante Sampdoria di Sinisa, aveva convinto lo stato maggiore rossonero, fornendogli pure un pacchetto da 90 milioni: Bacca, Luiz Adriano e Bertolacci, in quel momento in grande spolvero al Genoa. C’erano le premesse per una svolta, ma la stagione 2015-16 del futuro allenatore del Bologna, non sarebbe stata tale. Di lui ho un’immagine che riguardo teneramente oggi che il serbo nuota in acque agitate: Firenze, una fredda domenica di gennaio, prima di un Empoli-Milan. In albergo, la squadra si dirige a fare il riscaldamento mattutino in una hall, poi si fermano tutti a firmare autografi ai pochi presenti dentro la struttura, tra cui il sottoscritto. E si ferma anche lui, seppur immerso nel suo piumino e con in testa la berretta di lana. Dentro l’albergo, con almeno ventidue gradi di temperatura. Quella partita finisce 2-2 e sarà uno dei tanti tentennamenti di una stagione che in fondo non cambia le carte in tavola. Troppo enigmatico quel Milan nei suoi uomini, Sinisa forse non maturo per proporre calcio e maneggiar la palla, preso a schiaffi immediatamente alla prima uscita, a Firenze con uno 0-2 senza appelli. Sono due i sussulti di quell’annata: il 31 gennaio 2016 il Milan vince quello che resta ancora oggi l’ultimo derby di campionato, 3-0, con il nostro che si abbandona a una esultanza sfrenata scivolando a terra come il più consumato dei goleador. E prima, in ottobre, si affaccia sul balcone del calcio italiano Gianluigi Donnarumma, faccia pulita che se la cava bene in primavera e che Sinisa decide sia arrivato il momento di far fare al ragazzino un salto verso l’alto. Contro il Sassuolo, partita vinta 2-1, becca comunque gol sul suo palo da un calcio di punizione, ma sarà l’inizio di una bella storia che dura tutt’oggi, seppur mortificata da un Milan nemmeno lontano parente di quel cannibale che saccheggiava trofei in giro per il mondo. E poi arriva il 12 aprile: una sconfitta interna contro la Juventus peraltro poco meritata, e l’esonero. Troppe personalità scottanti in quel Milan: lui, il presidente Berlusconi e il rientro anche di Mario Balotelli. Effimero, come quasi tutta la sua carriera. Settimo posto, 57 punti, che tradotto vuol dire un altro anno senza Europa. L’ultimo posto disponibile per i preliminari di Europa League se lo prende proprio il Sassuolo. Dove le cose vanno bene è invece in Coppa Italia: il Milan fa fuori Sampdoria, Carpi e la sorpresa Alessandria, un percorso tutt’altro che tortuoso, ma tant’è. L’uomo nero, anzi, bianconero, lo trova in finale: la Juventus beffa un buon Milan solo ai supplementari. Ma sulla panchina dei rossoneri c’è già Christian Brocchi, mesto aziendalista che a momenti si becca pure un trofeo. No, quello se lo meritava Sinisa il serbo. Che oggi compie 51 anni e affronta cose ben peggiori di un esonero, ma con la caparbietà e la voracità di sempre, anche di quell’annata sportivamente tormentata.

 

Scritto da Stefano Ravaglia

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