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Meteore: Geovani Silva

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Se non mi fossi fatto male la storia sarebbe stata ben diversa. Spesso sentiamo frasi del genere nel descrivere giocatori che non sono riusciti a mantenere le aspettative sul proprio conto.

Colpa di infortuni, procuratori, allenatori che non hanno creduto nel loro talento… le motivazioni di un fallimento sono innumerevoli, ma mai in questa rubrica abbiamo assistito alla rovina di un calciatore per causa dei… tortellini.

 

Geovani Faria da Silva, o semplicemente Geovani, nasce il 6 aprile 1964 a Vitória in Brasile. Il calcio in Sud America è una religione, e come i veri brasiliani Geovani inizia a muovere i primi passi col pallone in strada, dove è il talento a farti andare avanti.

A 16 anni entra a far parte delle giovanili della Deportiva, squadra dello Stato di Espirito Santo, ma nel 1983 viene acquistato dal Vasco da Gama, dove forma un tridente d’attacco eccezionale con Romario e Roberto Dinamite.

 

Lo stile di gioco è tipico di ogni ragazzo che sogna di vestire la maglia verde oro della sua Nazionale: tecnica, classe sopraffina, numeri da far girare la testa. In una parola, ginga.

In Europa, in questi anni, i club sono alla disperata ricerca di nuovi talenti “grezzi” da poter far esplodere, e nel 1989 il Bologna, allenato da Luigi Maifredi, spende la modica cifra di 10 miliardi di lire per portare in Italia Geovani.

 

Vengo in Italia per una sfida personale. Voglio vedere se riesco a essere protagonista anche fuori da Rio, in un campionato pieno di campioni”. Così si presenta il nuovo acquisto rossoblù, con i tifosi sognanti che lo accolgono come un eroe.

Il giocatore che trovano davanti, però, non sembra realmente un’atleta: fisico tutt’altro che curato, con una pancia di fuori che ricorda quella degli ex calciatori che si sono, per così dire, “lasciati andare”.

 

Ad aggravare la situazione, la scelta di trovargli un appartamento in centro a Bologna dove, all’insaputa dei dirigenti rossoblù, si trova colei che segna definitivamente la carriera del talento brasiliano.

Nel palazzo scelto per Geovani abita una certa Orianna. Non fatevi ingannare, tra i due il legame non è sentimentale. Il “problema”, se così possiamo definirlo, è che la signora Orianna prepara dei tortellini da far invidia ai migliori ristoranti al mondo. Una cucia casalinga, strettamente legata alla tradizione, a cui Geovani non riesce a resistere.

 

In poco tempo l’attaccante brasiliano prende così tanto peso che i suoi movimenti sembrano quasi a rallentatore: le giocate che avevano stregato il Brasile sono ormai tramutate in prestazioni che rasentano il ridicolo.

Dopo essersi resi conto della vera e propria dipendenza del nuovo acquisto, la dirigenza trova una nuova sistemazione all’attaccante, questa volta a Castelfranco.

Sembra una barzelletta, ma Geovani vive con particolare difficoltà il trasloco vista la sua totale mancanza di senso dell’orientamento, che provoca numerosi ritardi agli allenamenti poiché, a detta di molti, “tende a perdersi tra la nebbia invernale della pianura padana”.

 

La sua esperienza bolognese, calcisticamente parlando, vede un solo momento di gioia: a novembre si gioca un Fiorentina-Bologna, che molti ricorderanno per i violenti scontri tra le tifoserie.

In quella partita Geovani trova il primo gol in rossoblù, con un tiro da 30 metri che si infila all’incrocio dei pali a una velocità spaventosa. Un colpo di fortuna? Può darsi, o forse quel giorno la cucina di Orianna aveva chiuso per ferie.

 

Termina la sua esperienza in Emilia, dopo pochissimi alti e fin troppi bassi, con 27 presenze e due gol, il secondo realizzato su calcio di rigore contro l’Ascoli. 

Dopo una breve parentesi in Germania, Geovani fa ritorno in patria, dove nel 2003 termina la sua carriera nelle fila del Vilavelhense.

 

La leggenda narra che Geovani e Orianna siano rimasti in contatto, e che anni dopo siano riusciti ad aprire insieme un ristorante in Brasile di cucina tipica emiliana. 

Quei tortellini devono essere stati una vera goduria per il palato, visto che la nostra meteora ha raggiunto il peso di ben 100 kg. 

Per la serie: scarso, grasso, ma felice. 

 

 

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