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Stadio – Calafiori: «Io credo nel lavoro. Se non smetti di lavorare, magari più avanti, ma alla fine otterrai quello che vuoi»

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Bello. Un aggettivo spesso abusato nel mondo del calcio. Bel gioco, bel giocatore, bell’intesa… Ma forse a Riccardo Calafiori questo aggettivo non sta così stretto. Al di là dell’aspetto fisico apprezzabile c’è tanto altro, però. Una delle più liete sorprese di questa prima parte dell’anno a tinte rossoblù. 

Il giocatore ha trovato la sua dimensione nel ruolo di difensore centrale e si candida prepotentemente come uno dei prospetti più interessanti del panorama nazionale. 

Il momento che sta attraversando e le emozioni che prova direttamente con le sue parole.  

L’avvicinamento alla gara contro la Roma

Per Calafiori, cresciuto nelle giovanili della Roma, la partita di domenica non sarà come tutte le altre. La prima volta per lui, contro la sua ex-squadra, sempre che giochi, come ci tiene a precisare. Una punta di scaramanzia in vista di una gara dai connotati emotivi non indifferenti: «È una settimana importantissima, che arriva dopo una vittoria altrettanto importante. Ci fa un po’ sognare. […] Non è ci poniamo obiettivi alla lunga. Guardiamo partita per partita. Questa con la Roma è fondamentale perché, per forza di cose, è uno scontro diretto.» Alla domanda riguardo i suoi trascorsi in giallorosso Calafiori risponde così: «Non rinnego il passato, ma la devo preparare come una partita come tutte le altre». Poi il difensore è tornato a parlare del grave infortunio subito quando era nella Capitale. Racconta un siparietto divertente con Totti da dirigente, ma poi si fa subito più serio. La paura di non giocare più c’era, ma per fortuna sua, e dei tifosi del Bologna verrebbe da dire, tutto è andato per il meglio. Il classe 2002 dimostra una grande maturità e un grande spirito di sacrificio quando risponde con fermezza alla domanda sul destino: «Io credo nel lavoro. Se non smetti di lavorare, magari più avanti, ma alla fine otterrai quello che vuoi.» 

Calafiori, alla domanda riguardo le assenze di Lukaku e Dybala, ha risposto: «Sono assenze importanti, non possiamo negarlo. A me non cambia nulla. Certo, giocare contro Lukaku è un’altra cosa. Cambia proprio la partita. Però se la Roma è lì, come noi, ha una squadra importante, è una big del campionato. Dovremo avere tanta pazienza.» 

Il momento del Bologna  

«A Bologna sto trovando tranquillità, serenità e continuità. Una squadra, un gruppo fantastico. Un allenatore. Stiamo andando benissimo e anche personalmente mi trovo così». Il difensore, poi, ha speso parole di grande ammirazione per il proprio allenatore: «Il grande merito è suo. Sì, avevo fatto il centrale in un modulo a tre in Svizzera. E comunque il livello svizzero non è uguale a quello della Serie A. Dopo ho risposto bene. Ho imparato che la cosa più importante è essere sempre pronti. Non conta fare una partita benissimo. Bisogna essere continui, lavorare, dare il cento per cento. Questo conta. […] La mentalità è frutto del lavoro. Motta è al secondo anno, è normale che i giocatori capiscano di più. Poi se fai buoni risultati vuoi continuare su quella scia». Calafiori ha poi proseguito cercando di analizzare lucidamente le prospettive europee della squadra. La permanenza, o meno, dei rossoblù nelle zone alte della classifica dipenderà, certo, dalla squadra di Motta, ma anche dalle altre compagini. Con l’avanzare del campionato mantenere una classifica di questo tipo sarà sempre più difficile e l’inserimento a sorpresa del Bologna nella corsa all’Europa taglierebbe fuori una delle big. Una possibilità che fa gola ai tifosi. Il difensore ha poi speso qualche parola sugli episodi arbitrali che hanno colpito la squadra: «Qualche punto in più ce lo meritavamo. Dà sempre fastidio perché magari c’è quell’episodio cheFonte: Bologna FC ti cambia la partita, purtroppo.» 

Il Bologna è atteso da un importante tour de force nella prossima settimana che vedrà i rossoblù affrontare in fila Roma, Inter in coppa e Atalanta. Secondo il difensore sarà uno step importante, ma in cui sarà necessario sfruttare le occasioni. Per farlo, però, è necessario trovare quel cinismo che spesso è mancato nel chiudere le partite: «A Salerno, insieme ai miei compagni di reparto, avevamo percepito questa cosa già dopo dieci minuti del secondo tempo. Infatti cercavo di richiamare l’attenzione perché purtroppo se non chiudi le partite poi basta un gol, un momento sbagliato, che loro si gasano e diventa difficile. Se vogliamo rimanere in quella zona lì, chiudere le partite è uno step in più da fare. Sono sicuro che riusciremo a farlo.» Ha poi continuato, commentando la partita contro il Lecce: «Avrei fatto a meno di una delusione come quella. Prima della partita volevamo vincere. Non ci siamo riusciti. […] Per me è stata sfortuna: a Lecce e a Salerno abbiamo avuto occasioni nitide. Magari entreranno tre gol nelle prossime tre partite.» Gol che hanno come indiziato principale un compagno di squadra di Calafiori per cui il giocatore usa parole di massima stima: «Zirkzee, come qualità e come potenziale, è un giocatore incredibile. Se migliora due o tre cose…»

Il rapporto con gli allenatori, tra passato, presente e futuro

Alla domanda sulle differenze tra Mourinho e Motta, Calafiori risponde: «Non lo so, sono diversi. Ti danno cose diverse ma molto importanti. Motta mi dà tranquillità, ma allo stesso tempo non sto mai in punta di piedi. Mi fa capire che se sbaglio allenamenti non è detto che gioco la domenica. Mou, invece, è stato importante a livello di carisma. Lui è molto forte. Mi ha fatto migliorare dal punto di vista mentale. Anche lui è stato fondamentale. L’anno scorso spesso mi scriveva dopo le partite. Anche a Basilea. È obiettivo. Riconosce se fai bene o se fai male, non ha paura di dirtelo in faccia. Non ricordo stadi così pieni anche con partite di basso livello. Quindi un merito ce l’ha sicuramente anche lui.» Alle domande riguardo i concetti innovativi proposti da Thiago Motta e al nuovo ruolo, il difensore ha risposto: «Non è stato facile, ma ho cercato subito di capire quale fosse la sua idea di gioco. Mi sono impegnato perché per me era troppo importante trovare continuità e far vedere a tutti che anche in Serie A potevo far bene. Appena arrivato mi ha detto che mi vedeva tranquillamente anche come centrale. A me andava bene. Sono due ruoli diversi. Quello che sto facendo da centrale non è una cosa da niente. Va bene tutto. Basta che giochi.» Calafiori ha poi spiegato che benefici ha avuto nel giocare da esterno: «Fisicamente di sicuro. Perché la stanchezza di quando si gioca da esterni è diversa. Sono molto più lucido fino al novantesimo. Sono due fatiche diverse.» 

In conclusione di intervista l’argomento toccato è diventato l’Azzurro: un sogno per Calafiori che domenica giocherà con Spalletti presente sugli spalti. Il giocatore ha dichiarato che l’obiettivo è una chiamata in Nazionale e alla domanda sulla possibilità di andare all’Europeo è rimasto cauto: «Non lo so, bisogna vedere se mi chiamano. Adesso penso a giocare bene, continuare su questo livello non sarà facile. Il resto sarà una conseguenza. La chiamata spero arrivi, ma io devo lavorare sempre al massimo.»

Riccardo Calafiori dimostra ancora una volta, qualora ce ne fosse bisogno, di essere, oltre che un ragazzo di talento, un grande professionista che ottiene ogni suo successo, meritato, con il lavoro e la fatica. Come questo Bologna di cui è uno dei simboli più splendenti.  

Fonte: Giorgio Burreddu e Davide Cervellati – Stadio

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