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Julio Cruz: ” a Destro manca solo la serenità” – 26 ott

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Julio Ricardo Cruz non ha bisogno di presentazioni; El Jardinero viene ricordato come l’uomo della provvidenza di tanti match disputati con la maglia rossoblù e quella nerazzurra. Un attaccante come pochi, capace di rendersi utile anche con qualche minuto a disposizione. Ha collezionato 88 presenze e 27 reti con la squadra felsinea. In esclusiva per voi lettori di 1000cuorirossoblù, Cruz racconta il suo glorioso passato con Bologna e Inter, lasciando qualche commento di attualità.

Innanzi tutto, Sig. Cruz, una domanda classica: ci svelerebbe la vera origine del suo soprannome “El Jardinero”?
Il soprannome mi fu assegnato perché stavo giocando a fare il giardiniere con un tagliaerba durante un allenamento con il Banfiel.

Lei ha giocato a Milano e Bologna proprio a cavallo dell’era Calciopoli; mentre era in campo, era evidente la parzialitù degli arbitraggi?
Io e i miei compagni non avevamo prercepito al 100% la situazione, ma quando scendevamo in campo notavamo parecchie cose strane; una volta, quando giocavo a Bologna, giocammo in casa contro la Juve di Moggi. Riuscimmo ad andare in vantaggio di ben 2 reti, ma a 15 minuti dalla fine loro pareggiarono e per poco non vinsero la gara. Proprio in quel momento lì, tutti realizzarono che qualcosa non andava, che c’era qualcosa di losco sotto. Era una partita che stavamo vincendo con estrema tranquillità, ma grazie a qualche aiuto arbitrale non è finita come avrebbe dovuto.

Nella sua carriera non ha incontrato per un soffio l’attuale allenatore del Bologna, Delio Rossi, perché lui venne esonerato dalla Lazio proprio nell’anno in cui lei arrivò a Roma. Però è stato allenato da Mancini, attuale tecnico dell’inter, che allenatore era?
Mancini era un ottimo allenatore, portò a Milano tanti cambiamenti, con lui l’Inter venne rivoluzionata e grazie proprio a lui la squadra ottenne i risultati che ha ottenuto.

Ha una partita che porta nel cuore?
Ricordo con estrema lucidità il derby Bologna-Parma, portammo a casa la vittoria e io siglai anche la rete che decise le sorti del match. Fu bellissimo, i tifosi esplosero in un urlo di gioia che mi fece venire la pelle d’oca. Ero appena approdato tra i rossoblu e quello fu il più caloroso “benvenuto” che abbia mai ricevuto. Una delle partite che più ricordo dei tempi nerazzurri fu l’esordio in Champions League contro l’Arsenal. L’Inter stava faticando molto, la città ce l’aveva a morte Cuper, ma quella sera giocammo davvero molto bene. Abbiamo vinto 3-0 e io ho fatto un bel gol in pallonetto dopo 22 minuti di gioco. Ricordo bene anche tutti i gol alla Juve.. 12 per l’esattezza.

Lei è sempre stato un calciatore piuttosto prolifico, ma ha mai avuto il cosiddetto “blocco dell’attaccante”? Che consiglio si sentirebbe di dare ad un giovane di talento come Mattia Destro che non riesce a gonfiare la rete?
L’esordio con la maglia rossoblu non fu molto semplice, probabilmente perché era il mio primo approccio al calcio italiano e lo trovai molto difficile e competitivo. Non segnai per i primi due mesi e alla fine mi sbloccai. Il mio consiglio è quello di tranquillizzarsi, di trovare la serenità che ora non ha. Non si deve fare venire l’ansia perché non segna, lo so che un centravanti viene giudicato solamente per i gol che fa, ma c’è ben altro. Deve impegnarsi per rendersi utile alla squadra, i gol arriveranno solo se si metterà l’anima in pace. In generale, Bologna deve ancora lavorare molto sull’intesa di gruppo.

Guidolin a Bologna lo fece giocare con Beppe Signori, mentre a milano era affiancato da Ibrahimovic; quanto può influire avere un buon compagno di reparto?
Avere un buon compagno difianco è una delle cose fondamentali per il buon funzionamento dell’attacco. Soprattutto se le tue caratteristiche sono compatibili con quelle dell’altro giocatore. Ad esempio, con Signori avevp una buona intesa perché lui era piccolino e riusciva a smarcarsi con grande facilità, agilità e in qualche modo uno dei due si trovava sempre nel momento giusto davanti alla porta. Ha fatto più gol lui che io! Con Ibra ci capivamo alla perfezione. Eravamo amici anche fuori dal campo, e questo ci aiutava a migliorare la sintonia di gioco. Per dare un’idea di quanto funzionasse l’intesa, un anno io feci 19 gol e lui 22.

Per concludere, dall’Argentina consiglierebbe qualche giocatore a Corvino?
In questo momento non sono in grado di fare un nome specifico, ce ne sono davvero tanti di giocatori interessanti in Argentina. Io mi auguro davvero che la squadra rossoblu possa definitivamente uscire da questo momento un po’ buio, ha gia tanti giocatori tecnicamente dotati che hanno solamente bisogno di crescere psicologicamente. Mi auguro che qualche calciatore argentino possa avere l’onore di approdare nella mia amata Bologna. Forse sarebbe bello vedere giocare in italia Lucas Alario, un atleta molto prolifico del River Plate. 

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