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La UEFA abolisce la regola del gol in trasferta dal 2021-22

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A partire dalla stagione sportiva 2021-22 verrà abolita la regola dei gol in trasferta in tutte le competizioni UEFA. Il Comitato Esecutivo ha approvato nella giornata odierna la proposta avanzata dalla Commissione competizioni per club e dalla Commissione calcio femminile, che da qualche tempo raccomandavano un’intervento in questa direzione.
La norma ha contraddistinto le competizioni internazionali dalla sua entrata in vigore nel 1965 fino ad oggi, premiando, in caso di parità al termine dei centottanta minuti, la squadra che avesse segnato il maggior numero di reti in terra nemica.
 
Alla base di questa disposizione risiede il principio per cui sarebbe ben più difficile segnare un gol in trasferta, rispetto che fra le mura amiche. In virtù di questa sproporzione delle possibilità di vittoria fra ospiti e squadra di casa, il regolamento è intervenuto più di mezzo secolo fa con l’intenzione di riequilibrare le sorti degli incontri a eliminazione diretta.
Alla stregua di ogni altro fenomeno sociale, il calcio, è però sensibile al cambiamento. Va modellandosi sulle linee guida di ogni generazione, che lo riceve in eredità da quella precedente e lo interpreta secondo i propri principi. Il calcio del 2020 è mutato rispetto a quello del 2010, figurarsi rispetto a quello degli anni sessanta. Giustamente il regolamento ne incarna i cambiamenti, rimanendo aggiornato con lo stadio evolutivo dominante nella propria epoca.
 
Il presidente della UEFA Aleksander Ceferin è intervenuto per commentare il provvedimento. Il fulcro del discorso può essere racchiuso in una singola frase: “L’impatto della regola ora va contro il suo scopo originale in quanto, di fatto, dissuade le squadre di casa dall’attaccare, perché temono di concedere un gol che darebbe agli avversari un vantaggio cruciale”. Il gioco è mutato a tal punto che una norma, rimasta invariata per cinquant’anni, produce ora effetti opposti a quelli per cui venne introdotta.
 
La regola che attribuisce un vantaggio alla squadra che segna in trasferta non è stata risparmiata dalle critiche nelle ultime stagioni. La radice principale da cui germoglia la disapprovazione risiede nel fatto che giocare in casa non rappresenti più un vantaggio significativo. Ormai le squadre, specialmente quelle che giocano le coppe europee e che quindi appartengono all’aristocrazia del pallone, tendono a ricercare il dominio del gioco indipendentemente dal fattore campo.
 
Una frangia più moderata di riformisti avrebbe voluto limitarsi ad abolire la regola del gol in trasferta solamente per quanto riguarda i tempi supplementari. A motivare questa linea più mite risiede la giusta osservazione per cui difficilmente una formazione che subisce una rete dal peso doppio nel corso dei supplementari abbia qualche possibilità di rimonta. In più risulta evidente anche uno squilibrio per quanto riguarda il tempo a disposizione per segnare una rete in trasferta. Chi gioca la seconda partita fuori casa, nell’eventualità che l’incontro prosegua dopo il novantesimo, ha a disposizione mezz’ora in più per realizzare un gol di valore superiore.
 
In questo caso però ha trionfato la linea drastica: uno vale uno, sempre. Dalle prossime gare di qualificazione alle competizioni UEFA, se non ci sarà una formazione che ha segnato una rete in più degli avversari dopo centottanta minuti più recupero si andrà ai supplementari. Nel caso persista ancora la parità, si proseguirà con i tiri dagli undici metri. Certamente questa variazione non metterà d’accordo tutti i tifosi e gli addetti ai lavori, ma è indubbio che riporti il calcio ad una dimensione ancora più semplice ed immediata: chi segna un gol in più vince, altrimenti si gioca ancora. Senza calcoli né speculazioni.
 

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