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Il Semaforo Rosa – Maria Antonietta Avanzo

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Claudio Fargione


Tuffo nel passato

Torniamo indietro. A fine del 1800 e inizio del vecchio secolo. Le donne iniziavano ad avvicinarsi allo sport e a trovare libertà prima non concesse. Questo successe anche nelle corse automobilistiche dell’epoca. La pioniera italiana delle quote rosa nell’automobilismo fu la figlia di una famiglia di proprietari terrieri veneti, più precisamente originari della provincia di Rovigo. Maria Antonietta Bellan, conosciuta dopo con il cognome del marito, fin da quando era una ragazzina si dilettava nella guida di automobili. Suo padre voleva che lei imparasse l’arte della guida, poi fu la ragazza ad appassionarsi alla velocità. Già a tredici anni era sua abitudine prendere di nascosto l’auto di famiglia e andare nelle strade di campagna adiacenti alla sua tenuta per divertirsi tra curve e polvere, per buona pace dei passanti. Il passo per arrivare alle gare vere e proprie fu breve. Sposata in giovane età si trasferì a Roma dove poi mise su famiglia. Fu proprio nella regione del Lazio che iniziò la sua carriera da pilota.

La Baronessa

Nel 1920 con la sua prima macchina, regalatale dal marito il barone Eustachio Avanzo, prese parte alla sua prima gara assoluta: Il Giro Del Lazio. A bordo di una Spa 35/50 Sport riuscì a tagliare il traguardo dello Stadium di Roma con un’ora di vantaggio sugli inseguitori. La Baronessa, soprannome con cui era conosciuta (nonostante il titolo non fosse officioso), da debuttante stupì tutti, ma in quell’epoca la presenza di una ragazza che mostrava un buon talento non era ben visto dagli altri concorrenti, soprattutto se poi era un esordiente. Tanto che nella giornata successiva durante il percorso perse una ruota, già allentata, mentre procedeva spedita ad alta velocità. Il tutto si risolse con una semplice uscita di pista ma fu solo il primo di altrettanti tentati sabotaggi prima che Avanzo si conquistasse la sua reputazione. Nello stesso anno prende parte alla sua prima Targa Florio in Sicilia con una Buick. Purtroppo non riuscì a terminare la gara per un problema tecnico ma riuscì comunque a completare tre tornate dell’impervio percorso. Per la prima gioia dovette aspettare la Coppa d’Inverno a Rocca di Papa dove ottenne un podio con il terzo posto, prestazione condita però dalla perdita del suo copilota che tra le curve del tragitto fu sbalzato dall’abitacolo finendo in una scarpata.

Un talento in pausa

L’anno successivo corre il Gran Premio Gentlemen a Montichiari, dove ottiene un terzo posto con un Alfa Romeo 20/30 ES. Si fece notare così da Antonio Ascari e un giovane Enzo Ferrari che rimasero impressionati dalla guida della Baronessa. Successivamente Tazio Nuvolari l’accolse anche nella sua squadra, con la quale prese parte al Circuito del Garda nel maggio del 1921 arrivando settima assoluta ma terza nella sua categoria. Nel 1922 prese parte alla sua seconda Targa Florio ma stavolta con l’Alfa Romeo, prima di lasciare le corse per qualche tempo e volare dall’altra parte del mondo in Australia con i figli, dopo aver lasciato il marito. In quegli anni decise di non gareggiare, si dilettò soltanto in alcune esibizioni nella terra dei canguri fino al 1926 quando tornò nel vecchio continente e riprese da dove aveva interrotto. La passione per le auto e le corse era troppo grande per rimanere in disparte a guardare, per questo nel 1928 partecipa alla sua prima Mille Miglia con il brasiliano Manuel De Teffé alla guida di una leggendaria Chrysler 70. La sua terza partecipazione alla gara di regolarità più famosa fu anche la sua ultima nell’edizione 1932 come pilota della Scuderia Ferrari vestendo i colori della Motor Valley e guidando la solita Alfa 6C 1750 con la quale aveva già corso alla Coppa Pierazzi l’anno precedente. 

Eleganza e grandezza

Donna bellissima e molto avvenente era abitudine vederla salire in macchina ben vestita e con i tacchi ai piedi. La Baronessa non lasciava mai niente al caso e questo un po’ sorprendeva i suoi avversari o chi lavorasse intorno alle gare. La sua grandezza fu quella di arrivare ad ottenere traguardi che fino a quel momento per le donne non erano minimamente pensabili. Fu la prima donna al mondo a partecipare alla Targa Florio, alla Mille Miglia e a compiere dei test sia ad Indianapolis che a Le Mans. Per tutto questo è considerata la prima e più grande pilota italiana di tutti i tempi. In America provò a qualificarsi per la famosissima 500 Miglia di Indianapolis ma non più abituata alle macchine americane che già aveva guidato in passato e nelle quali non vi erano i freni anteriori, non brillò ai test che svolse e questo le fece sfumare l’occasione di parteciparvi. Nelle ultime tappe della sua carriera gareggiò nuovamente nella Targa Florio con una Stanguellini Fiat 1500 prima di tentare alla veneranda età di 51 anni la sua quarta partecipazione alla Mille Miglia che si interruppe ancora prima di partire.

Il suo nome è legato anche ad altre pagine di storie perché suo nipote, figlio di sua sorella Elettra non fu altro che Roberto Rossellini, grandissimo personaggio di spicco del mondo del cinema il quale ereditò la passione per le auto proprio dalla zia Maria Antonietta. Una donna che ha fatto la storia come le sue eredi Lella Lombardi e Maria Teresa De Filippis

Un breve documento video che ci racconta come Maria Antonietta Avanzo affrontava le gare – Copyright: YouTube, TPO Teatro Polivalente di Occhiobello

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