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Carspillar – Maserati MC12: nata per le corse

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L’ ora del ritorno

Modena, 2004. In casa Maserati il processo di rinnovamento dell’immagine e della gamma di vetture partito nel 1998 con la presentazione della 3200 GT stava portando i suoi frutti. Gli ottimi numeri di vendita avevano permesso di risollevare la storica casa del Tridente e la dirigenza aveva deciso di passare alla seconda fase di rilancio: il ritorno alle corse dopo trentasette anni. Il terreno di caccia prescelto era quello delle competizioni riservate alle Gran Turismo, ovvero le gare in cui le supersportive potevano sfidarsi creando un legame diretto tra la vettura da corsa ed il corrispondente modello stradale. Alla Maserati serviva un nuovo modello che fosse concepito per correre già dalla fase di progetto per essere poi convertito all’uso civile. Nulla doveva essere improvvisato per lanciare la sfida a Dodge Viper, Lister Storm, Saleen S7R e soprattutto alla rivale di sempre, quella Ferrari che con la 550 Maranello preparata dalla Prodrive stava dominando la categoria. Nonostante i due marchi fossero ormai entrambi sotto il tetto del Gruppo Fiat, era giunto il momento di rinnovare il famoso derby modenese tra Cavallino e Tridente. In questo contesto nacque un’automobile straordinaria: la Maserati MC12.

Cuore da Enzo

La nuova vettura nasceva come una stradale estrema ed estremo fu anche il punto di partenza: il motore. La MC12 nacque infatti intorno all’F140, il propulsore con cui la Ferrari equipaggiava l’“hypercar” Enzo. Si trattava di un V12 da 5998 cc di cilindrata (alesaggio 92 mm, corsa 75,2 mm) ed angolo tra le bancate di 65°: un’ architettura che aveva fatto la storia della casa del cavallino. Dotato di una distribuzione bialbero a camme in testa per ciascuna bancata e di un raffinato sistema di lubrificazione a carter secco con pompe di recupero ad alta efficienza, questo 12 cilindri era capace di “sciogliere le briglie” a ben 630 CV quando raggiungeva i 7500 giri/minuto, sviluppando una coppia massima di 657 Nm a 5500 giri/minuto. Un motore nato per le piste ma addomesticato anche per un normale utilizzo sulle strade tanto importante da essere ispirazione anche per il nome della vettura: MC12 era infatti acronimo di Maserati Corse 12 cilindri.

Meccanica d’eccellenza

Il telaio della MC12, nato dalla collaborazione tra la casa del Tridente ed un’altra eccellenza della Motor Valley come la Dallara Automobili, era di tipo composito con struttura portante in fibra di carbonio integrata da particolari complementari in alluminio. Le sospensioni sia all’avantreno che al retrotreno erano a quadrilateri articolati con schema push-rod (puntoni), molle elicoidali coassiali ed ammortizzatori a monotaratura, mentre l’impianto frenante, firmato dalla Brembo e dotato di ABS, prevedeva dischi forati di diametro 380 millimetri all’anteriore e 355 mm al posteriore, pinze anteriori in alluminio a 6 pistoncini, posteriori a 4. Raffinato anche il sistema di trasmissione, caratterizzato da un cambio Maserati a sei rapporti più retromarcia con selezione computerizzata comandato da due “palette” dietro il volante che non richiedevano l’azionamento della frizione (bidisco a secco) da parte del pilota. Una caratteristica quest’ultima che sarebbe diventata irrinunciabile per tutte le sportive degli anni successivi, ma che all’epoca costituiva ancora un’innovazione da palati fini. A completare la dotazione tecnica vanno citate le ruote con cerchi in lega leggera da 19” con fissaggio monodado in stile corsaiolo, calzati da pneumatici Pirelli 245/35 per le anteriori e 345/35 per le motrici posteriori.

 

Firmata Giugiaro

Un contenuto tecnico così esclusivo necessitava di essere adeguatamente “vestito” da uno stilista di eccellenza. A carrozzare la MC12 fu infatti un fuoriclasse del design come Giorgetto Giugiaro, che diede alla vettura una forma che univa eleganza alla sportività assoluta. Intorno al telaio biposto la carrozzeria avvolgente di tipo “targa” (trasformabile da coupè a spider grazie ad un tettuccio rigido asportabile) delineava forme da vero prototipo da corsa. L’anteriore era dominato da una generosa presa d’aria, bassa e larga, al cui centro campeggiava il simbolo del tridente, mentre nella parte superiore era scalfito da profondi sfoghi alettati laterali che donavano all’insieme un aspetto aggressivo ma al contempo funzionale alle prestazioni. Meno evidente era invece la fanaleria, che incastonandosi in un avantreno piuttosto imponente assumeva dimensioni tali da apparire inferiori a quelle reali. Le fiancate erano di dimensioni decisamente generose rispetto ai piccoli finestrini laterali, ma alleggerite da un profondo scasso che univa gli sfoghi dietro le ruote anteriori alle ampie prese d’aria poste davanti alle posteriori. A valle del padiglione il cofano motore proseguiva la curvatura del parabrezza (fortemente inclinato) declinando verso la lunga coda dominata dalla voluminosa ala a tutta larghezza. Come sui prototipi da corsa lo sbalzo posteriore era tutt’altro che trascurabile per allontanare il più possibile l’alettone dalle turbolenze del corpo vettura rendendo il mezzo più stabile alle alte velocità. Tale scelta portava la lunghezza complessiva ad oltre cinque metri, sommata ad una larghezza superiore ai due. Nonostante dimensioni così importanti il disegno complessivo non ne risentiva: la MC12 appariva filante e slanciata, mantenendo tutte le caratteristiche richieste ad una sportiva stradale destinata a dominare nelle corse. Ad iniziare dalla ripartizione dei pesi: i 1335 chilogrammi complessivi erano infatti distribuiti per il 41% all’avantreno e per il 59% al posteriore.

La Maserati MC12 nella prova in pista curata da Jeremy Clarkson per “Top Gear” (Van Inhalin su YouTube)

Numeri e curiosità

La MC12 in versione stradale era capace di prestazioni brutali: velocità massima 300 km/h, accelerazione 0-100 km/h in 3”8, chilometro da fermo coperto in 20”1. Una simile base di partenza non poteva che dare la possibilità a Maserati Corse di realizzare una versione da corsa, la MC12 GT1, destinata a dominare la scena fin dall’esordio. Portata in gara per la prima volta alla 3 ore di Imola del 2004, l’arma agonistica del Tridente venne impiegata fino al 2010 restando la vettura di riferimento nel panorama delle competizioni GT sia in Europa che oltreoceano. Ma la MC12 non si limitò a mietere allori: diede vita anche ad altre due meraviglie. La prima si chiamava Birdcage 75th Pininfarina, concept nata per il Salone di Ginevra 2005, e l’altra era la MC12 Corsa, “giocattolo” da pista direttamente derivato dalla GT1. Se non vi è mai capitato di vederne una apparire davanti a voi nella normale circolazione non sorprendetevi: esistono infatti solo 50 esemplari di MC12 stradale, la metà costruiti nel 2004 ed altrettanti l’anno successivo, come prescritto dal regolamento per l’omologazione in classe GT1. Inutile sottolineare come il prezzo non fosse esattamente popolare all’epoca (circa 700.000 Euro) e ancora meno al mercato del collezionismo. Ma si sa che i miti non hanno prezzo. Proprio come i sogni di chi ha la passione per l’auto.

 

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