Tennis
Alcaraz supera Sinner e diventa il nuovo numero uno del mondo
L’iberico, prossimo leader del ranking, si è preso lo US Open con una grande prestazione
Lo sapevamo dalla vigilia che i colpi di inizio gioco, specialmente la prima palla di servizio, avrebbero fatto tutta la differenza del mondo. Per averne la conferma, sono bastati i primi minuti dello scontro di fuoco tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, nuovo numero uno del mondo. Sul servizio dell’altoatesino, la partita si è aperta con due prime: 30-0. Poi, tre seconde palle, e subito break point per l’allievo di Juan Carlos Ferrero. Allievo che, come il suo maestro nei tempi d’oro, è stato un muro, capace di mantenere altissimo il rendimento fin dai primi scambi ed imporsi nettamente nel primo set, con appena due errori gratuiti. Il tabellone recita 6-2, con un azzurro ancora sbiadito, come a Wimbledon, e un Alcaraz nello smalto delle grandi occasioni, mostruoso per l’intensità soffocante dei propri colpi.

Carlos Alcaraz ( ©:depositphotos)
Sinner, però, non ci sta. Scampato il pericolo del primo game, nel quale il murciano ha avuto l’occasione per allungare, Jannik è salito in fretta, portandosi a casa a zero il game di risposta, in quello che è stato l’unico passaggio a vuoto dell’avversario. Il break, nonostante qualche tentennamento, è resistito fino alla fine del parziale (6-3), promettendo una partita a sé da due set tutta da gustare.
Un Alcaraz indemoniato
Proprio nel momento migliore del match per l’ex numero uno del mondo, però, Carlitos ha pescato subito i jolly. Infatti, dopo l’ennesimo servizio rubato in apertura, come nel primo parziale, Jannik si era portato sullo 0-30. I quattro punti successivi, però, invece di portare gioia ed equilibrio all’allievo di Vagnozzi hanno sorriso al suo più giovane avversario che, con uno smash tagliato “alla Bublik”, ha fatto scorta di tutta l’energia positiva necessaria per staccare. Dopo un parziale di 5-0, Sinner ha potuto solamente evitare il bagel, con Carlitos che ha chiuso per sei giochi a uno il set.
Jannik Sinner (© Wimbledon official site)
Ancora una volta, per il quarto set su quattro, l’azzurro ha concesso la palla break in apertura. Nonostante un punto spettacolare per salvare la seconda chance a disposizione dello spagnolo, Jannik ha potuto solo resistere per quattro giochi. Il break subito sul 2-2, che poi si rivelerà decisivo, è arrivato grazie ad un errore di dritto forzato da una signora difesa di Alcaraz. Da lì in poi per lui è stata ordinaria amministrazione, con conseguente chiusura. 6-2 3-6 6-1 6-4: secondo Open degli Stati Uniti e ritorno in vetta al ranking per il classe 2003.
Il lavoro di Carlitos
Tutta la differenza del mondo l’ha fatta il rendimento al servizio del campione. In pochissimi mesi, Carlos e il suo team hanno reso questo fondamentale, ritenuto il suo vero punto debole, un’autentica forza, con una prima palla regolare e violenta ma, soprattutto, una seconda dal taglio difficilmente contrastabile. Oltre al lavoro mentale, che effettivamente ha dato i suoi frutti, il numero uno ha fatto capire a tutti che si può continuare sempre a migliorare, spinto anche dai punti forti del rivale, grazie a quella fame che può elevare buoni giocatori allo status di leggenda.
La corsa al numero uno: Sinner e Alcaraz a caccia in Asia
Per il momento, la vetta resterà nelle mani di Carlos, in attesa della tournée asiatica. Da qui a maggio, però, Jannik avrà un vantaggio nel calendario non indifferente con pochi punti da difendere, fatta eccezione per Shanghai e il binomio ATP Finals-Australian Open. Le ottocento lunghezze che separano i due duellanti non sono troppe, certo è che il Carlitos visto oggi è un avversario imbattibile per molti, tostissimo per il ragazzo di Sesto. In attesa del prossimo epico capitolo della rivalità, possiamo solo ricordare come, da ogni scontro e da ogni sconfitta, uno dei due ha sempre cambiato qualcosa. È accaduto dopo Parigi per Sinner e dopo Londra per Alcaraz: siamo sicuri che il campione azzurro saprà rialzarsi e lottare, indipendentemente dal ranking. Anzi, a maggior ragione, perché questa è tutta carne al fuoco che può portare al suo tanto amato duro lavoro.
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