Tennis
Jannik III, Alcaraz-Djokovic e le difficoltà di Paolini: il film dell’Australian Open
Dal trionfo di Sinner al magico Sonego, dalla caduta di Medvedev a Bolelli-Vavassori: il film degli Australian Open, primo slam del 2025

Torna il tennis, tornano gli slam e, specialmente su cemento, contro Jannik Sinner non ce n’è per nessuno. Questa potrebbe essere l’estrema sintesi di un Open d’Australia che, in realtà, ha donato tantissimo al tennis, con sorprese e match spettacolari. Peccato solo per Bolelli e Vavassori, che hanno ancora una volta mancato lo slam sul più bello, ma la spedizione azzurra è stata eccelsa.
Doppisti d’Italia
Apriamo questa analisi del torneo con le nostre due coppie di doppio, tanto acclamate tra le papabili vincitrici. Nella specialità femminile, Errani e Paolini sono uscite al secondo turno contro le due promettenti russe Shnaider e Mirra Andreeva, capaci di prendersi la rivincita della finale olimpica. La delusione maggiore resta per Jasmine, che, da testa di serie numero 4, non è riuscita ad arrivare alla seconda settimana, sconfitta da Elina Svitolina.
In campo maschile, invece, sono stati Bolelli e Vavassori, finalisti in carica, a tenere alta la bandiera. Dopo un cammino in cui avevano concesso solamente un set, il bolognese e il torinese hanno sfidato Heliovaara e Patten all’atto finale, in cui, dopo un’ora e mezza di primo set, sono stati battuti dalla stanchezza, prima ancora che dagli avversari. Resta l’amaro in bocca per gli azzurri, anche per il modo in cui la vittoria è stata accarezzata, ma la campagna resta estremamente positiva. Bissare il secondo posto è stato importante, ed ora la caccia al Major può continuare sull’amata terra rossa di Parigi.
Sonego guida la spedizione azzurra
Oltre a Sinner, del quale tratteremo poi, gli azzurri sono arrivati a Melbourne in gran numero, con 3 donne e 10 uomini. Tra questi, nel femminile l’unica nota positiva è stata la vittoria di Lucia Bronzetti su Azarenka, espertissima bielorussa che ai nastri di partenza rappresentava la 21ª forza del seed.
In campo maschile, invece, è stata una campagna ricca di gioie. Dal secondo turno del ripescato Passaro, ora in top 100, al primo main draw slam di Matteo Gigante, sconfitto solo in tre sudati parziali per mano di Humbert. Dal terzo turno di un Musetti in ripresa alle magie di Sonego, capace di esaltarsi e esaltare il suo pubblico, grazie alle vittorie contro Wawrinka, Fonseca, Maroszan e Tien. Insomma, se il buongiorno si vede dal mattino…

Australian Open (©: Depositphotos)
Sinner difende il titolo: Melbourne è ancora sua
Se l’Italia può gioire per un Sonego in forma strepitosa, figuriamoci i salti di gioia dovuti alla vittoria di Sinner. Un ragazzo che vince il suo secondo titolo slam consecutivo, senza concedere alcuna palla break in finale, peraltro con la pressione mediatica del caso Clostebol, non è umano. E se ne sono resi conto tutti quelli che ne hanno osservato il percorso in crescita fin dai primi turni. Partendo contro Jarry, Schoolkate e Giron senza spendere troppe energie, ha infatti sofferto solo con Rune, dimostrando grande maturità nella gestione del punteggio, per poi asfaltare De Minaur e Shelton. Il dessert lo ha poi servito in finale, contro uno Zverev in grande stato di forma, specialmente nel secondo set, che si è dovuto piegare all’impetuoso numero 1 (e al nastro durante il tiebreak).
Big in calo
La vita, si sa, è fatta a scale. E se Sasha Zverev è cresciuto durante il torneo, non hanno fatto lo stesso diversi altri top player. Da Tsitsipas e Rublev, colpito dal livello incredibile del 2006 Fonseca, passando per Alcaraz, ingannato da un Djokovic claudicante prossimo al ritiro, e un Medvedev in enorme calo tennistico.
Mentre i primi due mostravano agli avversari le proprie fragilità da qualche tempo, quelli che hanno veramente sorpreso sono l’iberico e il moscovita. Il primo vince agilmente i primi turni, ma crolla fragorosamente ogni volta che Nole cambia il ritmo del match. Più in generale, si può sentenziare che, se non è al 100%, Carlitos fatica appena il livello si alza un pò. E questo problema di incostanza è più serio del previsto.
Medvedev, invece, ha rischiato di perdere contro Samrej, fuori dai primi 400 ATP, salvandosi solo per un calo fisico dell’avversario. La faccia, ad ogni modo, l’ha salvata solo parzialmente: la sconfitta contro Learner Tien sulla propria superficie preferita è un campanello d’allarme serio. Probabilmente più psicologico che fisico, visto il linguaggio del corpo con cui scende in campo.
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