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Taylor: «Ivanovic è una leggenda, sa esattamente cosa vuole»
Tra i protagonisti della serie contro l’Olimpia Milano c’è sicuramente Brandon Taylor, intervistato ieri sera nella trasmissione Black and White

Ultimo arrivato in bianconero, la Virtus Bologna ci ha creduto come innesto prima dei playoff e lo ha fatto specificatamente nella persona di coach Ivanovic, Brandon Taylor ha risposto così presente. Arrivato da una retrocessione in Liga ACB ha avuto bisogno di qualche settimana per entrare nelle logiche di squadra e pian piano è riuscito non solo ad integrarsi ma anche a dare quel qualcosa che alle V Nere sembrava mancare.
Il nativo di West Hollywood è stato uno dei protagonisti delle due vittorie ottenute al Forum di Assago e ieri sera è stato intervistato nel programma Black and White in onda su Radio Nettuno Bologna Uno.

Brandon Taylor (©Virtus Pallacanestro)
Le dichiarazioni di Brandon Taylor
Come hai reagito alla chiamata della Virtus?
«Ero shockato, davvero, ovviamente ero concentrato sul finale di stagione in Spagna e quando mi sono visto arrivare la proposta ero davvero stupito. Chiaramente conoscevo la Virtus, sono state tante emozioni tutte in una volta. Shockato è la parola giusta, le prime reazioni sono state queste».
Com’è andato l’ambientamento in squadra?
«Sono state tante informazioni in poco tempo. Comprendere il carattere e la personalità di tutti, dallo Staff ai giocatori. Sono stati tutti davvero aperti con me e hanno reso questo processo molto più semplice. Abbiamo creato velocemente una bella connessione con tutti i ragazzi della squadra e il coaching staff. Sono tutti bravi ragazzi. Delle personalità forti in un club molto professionale, questo mi ha facilitato molto».
La stagione a Reggio Emilia e il rapporto con l’Italia:
«Quella stagione è stata davvero speciale, mio figlio è nato a Reggio. E’ strano perché da allora non ero ancora tornato in Italia, neanche in vacanza, quindi è passato un po’ di tempo. Però quando sono tornato qui sembrava tutto così normale da avere quasi l’impressione di essere a casa anche se non venivo da tempo. Reggio sarà sempre speciale per me e anche Bergamo, il posto dove ho iniziato. L’Italia per me rappresenta l’inizio di quella che definirei la mia ascesa al basket di livello professionistico. Bologna è un bel posto in cui stare, l’Italia in generale lo è. Io sono un amante del formaggio e il parmigiano reggiano è fantastico».

Brandon Taylor tra i suoi compagni (©Virtus Pallacanestro)
La conoscenza con Diouf e gli altri compagni:
«Più che conoscerli personalmente li conoscevo indirettamente. Io e Matt Morgan abbiamo giocato per lo stesso Club in momenti diversi, ma abbiamo amici comuni, quindi ci conoscevamo anche senza davvero conoscerci. Con Isaia ho partecipato alla Summer League il suo primo anno quando fu scelto dagli Atlanta Hawks. Lui era molto giovane ed era magrolino, niente a che vedere con il giocatore di adesso. Per il resto guardavo l’Euroleague, quindi ovviamente conoscevo Will, Dani e Toko, è stato bello conoscerli e creare una amicizia in poco tempo. Il giovane Momo (ride)… quell’anno a Reggio con lui ci andavano pesanti, lo caricavano molto di lavoro e adesso guardate che giocatore è diventato! E’ speciale, già allora avevo un gran bel rapporto con lui ed è stato emozionante ritrovarsi».
Cosa ti ha chiesto Dusko Ivanovic da quando sei arrivato e com’è essere allenato da lui?
«Lui mi ha detto per prima cosa che voleva che fossi me stesso, che venissi fuori dando un contributo alla squadra ma senza snaturarmi. Sapevo che stavo entrando alla vigilia dei playoff in un gruppo rodato, con una forte identità, quindi mi era chiaro che avrei dovuto dare qualunque cosa sarebbe stata d’aiuto alla squadra. Poi ovviamente mi ha detto un po’ di cose che sarebbero tornate utili, ma sempre con la promessa di essere me stesso in campo. Coach Ivanovic sa esattamente cosa vuole, lui è un coach leggendario, a volte allenatori o giocatori con meno esperienza si perdono qualche dettaglio e guardano un po’ come le cose si sviluppano. Per me è importante anche il poter imparare, vedere il suo temperamento, come gestisce le situazioni. E’ una leggenda, essere parte di questo per me è molto positivo».
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