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Disastro Virtus: a Capo d’Orlando finisce 89-62 – 2 feb

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BETALAND CDO: Galipò, Stojanovic 11, Basile 9, Ilievski 4, Laquintana 7, Nicevic 2, Boatright 17, Jasaitis 7, Munastra,  Bowers 19, Oriakhi 6, Nankivil 7. All. Di Carlo

OBIETTIVO LAVORO BO: Pittman 11, Fabiani 0, Vitali 7, Cuccarolo n.e., Gaddy 8, Fontecchio 2, Mazzola 5, Hasbrouck 8, Fells 7, Odom 14. All. Valli.

 Andamento match:  (29-16, 47-29; 59-46)

Era un’occasione da non sprecare, la carta giusta da giocare dopo averla pescata da un mazzo che sin qui ha dato più dolori che gioie alla compagine bianconera. Era la gara che poteva (e potrebbe!) valere la stagione, ed invece è stato solo uno spettacolo indecoroso, disastro totale sotto ogni punto di vista. Alla domanda “chi può essere salvato?” la risposta è semplice: NESSUNO! Nemmeno chi siede al comando di questa nave che lentamente sta affondando, in completa balia del mare chiamato Serie A. Lo stesso che, se l’atteggiamento incredibilmente remissivo  palesato quest’oggi, e non solo, non verrà mutato al più presto, inghiottirà l’intero ambiente negli abissi della A2, ora divenuti una concreta oscurità dalla quale sarebbe meglio scappare. Per farlo la società, sperando sia più presente, dovrà necessariamente intervenire a 360°. Il quadro che si è delineato è infatti più che preoccupante: 18esima sconfitta in fila in trasferta (e anche qui qualcuno dovrebbe dare spiegazioni plausibili), Virtus nuovamente penultima in classifica con la miseria di soli due punti di vantaggio su Torino, ed ora anche lo scontro diretto totalmente a favore dei siciliani, quest’oggi in versione Golden State Warriors.  Serve, di più. Serve ben altro!

E dire che i bianconeri sembravano partiti col giusto piglio. Pittman segna subito in semigancio, ma i padroni di casa sono letteralmente indiavolati. La difesa erge un muro insormontabile, l’attacco produce punti in quantità e rapida successione. L’esito è semplice: ospiti costretti a rincorrere sul 16-4 a metà della prima frazione. Valli inserisce il blocco americano, ma il risultato non cambia. Sulla sponda opposta fa il suo primo ingresso in campo il nuovo acquisto Boatright, immediatamente decisivo. L’intera fase difensiva ospite è probabilmente ancora sull’aereo che ha accompagnato sin qui Bologna, poiché davvero non è pervenuta. Forse bloccata ai controlli. I siciliani ne approfittano, esplodendo bombe con una continuità disarmante, chiudendo così la prima frazione sul 29-16. Fells è un disastro totale. Prima cerca di vestire i panni di Chris Paul, ovviamente senza successo, cercando improbabili no look pass per i compagni. Poi riesce nell’incredibile impresa di segnare un rocambolesco auto canestro, per finire il proprio climax con il fallo sul tentativo da oltre l’arco del giovane Laquintana. Odom cerca di rimediare agli orrori sin qui riversati in campo. Lotta con ardore sotto le plance, ne segna ben 10 in fila e poi viene clamorosamente sostituito, tra lo sbigottimento dell’intero popolo bianconero. Sul fronte opposto è sempre Boatright show. L’americano scherza con gli ospiti, producendo giocate di quantità e qualità che conducono i suoi al massimo vantaggio alla pausa lunga (47-29). Al rientro in campo si accende la lotta di ambo le squadre con i ferri del  PalaFantozzi, che vede vincere i secondi per ben tre giri di lancette sul cronometro. Le V nere tentano quantomeno di limitare lo svantaggio, per sperare di giocarsi il tutto per tutto nel quarto finale. L’impresa sembra riuscire: grazie all’asse Mazzola-Hasbrouck la OL dimezza il gap, ma sul più bello ecco giungere con inesorabile puntualità i soliti errori. Palle perse e scelte azzardate e poco sensate, lasciano scoperto il fianco della truppa di coach Valli, subito punita dagli esterni siciliani. L’ultimo periodo riparte con distanze pressoché invariate, ma soprattutto con un Basile in più. L’ex Fortitudo, in assoluto odore di nostalgico derby, dispensa assist per i compagni prima e segna sia in contropiede sia col suo solito “tiro ignorante” poi.  Il divario aumenta rapidamente, assumendo proporzioni smisurate. Capo d’Orlando tocca anche il +31, momento in cui gli le tenebre avvolgono le V nere, mentre gioia e applausi accolgono l’intera banda di coach Di Carlo. Finisce con un pesante 89-62 in favore dei padroni di casa.

Urge una soluzione, una scossa. Possibilmente col più alto voltaggio disponibile. L’intero ambiente deve ritrovare il bandolo della matassa e le energie necessarie per ripartire, poiché nonostante all’orizzonte il cielo si stia facendo sempre più cupo su Bologna, la strada da seguire è ancora nelle mani di tutti gli addetti ai lavori. Tra una settimana altra sfida salvezza contro Pesaro. L’attenzione deve essere massima, perché ora la distanza tra il sentiero su cui continuare a camminare ed il baratro sottostante, è davvero molto ridotta. 

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