Fortitudo Bologna
Guaiana: «Credo nelle qualità di questo gruppo. Mi piace vincere, e vorrei farlo anche qui»
L’intervista di 1000cuorirossoblù a Vincenzo Guaiana. Il trapanese, arrivato in Fortitudo quest’estate, è già uno dei perni del gioco biancoblù
Se c’è un giocatore che, dal suo arrivo in Fortitudo, è riuscito a scalare le gerarchie sia in campo che nei cuori dei tifosi biancoblù, quello è proprio Vincenzo Guaiana. Partita dopo partita il classe 2000 siciliano è riuscito a dimostrare tutto il proprio valore, contribuendo in dose massiccia alle ultime convincenti vittorie della Effe e, soprattutto, destreggiandosi tra le posizioni che la valanga di infortuni delle ultime settimane in casa Fortitudo avrebbero rischiato di lasciar vuote. E a uscire fuori è anche il profilo di un giocatore e ragazzo umile, che ha voglia di crescere e, perché no, di vincere. Con la maglia biancoblù addosso. Eccovi la nostra intervista a Vincenzo Guaiana.
L’intervista a Vincenzo Guaiana
Vincenzo, venite dalla vittoria a Pistoia, su un campo che è noto per non regalare niente e trascinato sempre da un pubblico caldissimo. «Una bella vittoria che ci ha dato tanto entusiasmo, è davvero soddisfacente vincere in campi così difficili. Sappiamo che la nostra forma non è al massimo per gli infortuni ma la squadra è sempre pronta. Eravamo avanti di tanto, poi ci hanno recuperati, ma siamo stati bravi a essere solidi nel finale. Vincere una gara così ci dà tanta fiducia».
Per te le ultime gare sono state un crescendo, venendo sempre adattato al ruolo di 4. «Durante la mia carriera mi è capitato spesso di giocare in ruoli non miei per emergenze, dal portare palla a fare il 4. Fisicamente la differenza è tanta, ma onestamente mi trovo bene, non mi sento un pesce fuor d’acqua. Sono contento che la fiducia che sento sia stata percepita dal coach».
In generale, come hai visto la squadra muoversi tra gli infortuni degli ultimi mesi? «Vincere aiuta a non farsi troppe domande, e a parte per qualche sconfitta credo che il nostro inizio sia andato bene: questo ci ha fatto tenere l’umore alto».
Preferisci il ruolo di 4 tattico o il tuo “canonico” di guardia? «Il secondo: mi piace giocare con la palla in mano, portarla e passarla. Il 4 non ha però troppe caratteristiche da lungo nei nostri giochi, dove si attacca in maniera dinamica».
Il tuo arrivo a Bologna è stato un crescendo, dall’ne a Roseto agli oltre 30 minuti contro Torino. «Ero consapevole del fatto che il mio ingresso sarebbe stato graduale. La prima a Roseto è stato un duro colpo, ma si trattava di un’eventualità che avevo messo in conto. Il mio obiettivo è arrivare a fine anno pronto, e tutto quello che è in mezzo, e soprattutto all’inizio, è da superare con energia. Sono un grande lavoratore e ripongo totale fiducia in Caja».
(©Fortitudo Pallacanestro)
Contro Torino è infatti arrivato uno scroscio di applausi alla tua uscita dal campo. «Per un giocatore un gesto del genere vuol dire tantissimo, è stato super emozionante, perché ho fatto semplicemente quello che mi viene meglio: mettere energia e fare del mio meglio, anche in un ruolo che non è la mia specialità. Questo affetto dal tifo bolognese è indescrivibile, ripaga tutti i sacrifici».
Il Paladozza è davvero così unico? «Sì, perché non solo c’è sempre tantissima affluenza, ma sei letteralmente immerso nel tifo. La gente canta col cuore, ed è un vero e proprio spettacolo giocare lì. Le persone ti vogliono davvero bene, è una cosa che si percepisce e le rende il tifo più bello d’Italia».
A Bologna come ti stai trovando? «Io sono dipendente dal ragù, quindi ero certo che Bologna sarebbe stata la scelta perfetta. A parte gli scherzi, la città mi piace tanto, il centro è molto bello, cosi come gli edifici e i portici».
Che giocatore è arrivato qui ad agosto? «Un giocatore consapevole dei propri mezzi, ma che si sente di dover dimostrare tanto. Questo mi dà la spinta per provare a fare sempre meglio, così come la mia fame in campo. La promozione a Roseto mi ha dato quel qualcosa in più che mi ha fatto capire che mi piace vincere, e voglio farlo anche qui. É arrivato un giocatore che proverà di tutto per fare questo, con consapevolezza dei propri mezzi».
A Roseto, appunto, sei rimasto un giocatore amatissimo e simbolo della promozione in A2. «Mi porto dietro tanto di quei 2 anni. Coach Gramenzi è stato quello che mi ha fatto fare il salto di qualità e mi ha regalato tante consapevolezze. Conservo l’affetto di una città che ha sempre creduto in me e mi ha trasmesso tutto l’amore possibile: a Roseto, come qui, si ama il giocatore che da tutto per la maglia».
Vincenzo Guaiana (©Fortitudo Bologna)
Tornando alla Fortitudo: la decisione di venire qui quest’estate è stata difficile? «Ero frenato da un motivo affettivo. In A2 avevo avuto alcune richieste, ma l’unica che è riuscita a combattere il desiderio di restare a Roseto è stata la Fortitudo. Sono una persona alla quale piace uscire dalla comfort zone, e sapevo che si trattava della miglior scelta per la mia crescita personale».
Cosa vuol dire allenarsi con Attilio Caja? «É un coach tosto, ma ne ero consapevole sin da quando ho firmato. Ci fa lavorare tanto e si sofferma moltissimo sul punto di vista mentale: vuole sempre il massimo della concentrazione. Con lui devi essere sempre sul pezzo, e credo che questo sia motivo di grande crescita. Lui vuole lavoratori in squadra, e io lo sono».
Un momento brutto e uno bello dal tuo arrivo a Bologna? «Un momento difficile è stato di certo la partita a Roseto, dove mi sono chiesto se fossi nel posto giusto. La settimana dopo è stato un barcollare, poi sono tornato sui miei passi, andando avanti, e ho fatto bene. Un momento stupendo invece è stato il calore del pubblico quando sono uscito da campo nella gara con Torino, davvero emozionante. Ero convinto che, se fosse mai accaduto, sarebbe successo più avanti nel campionato. Invece è capitato solo dopo qualche partita. Fantastico».
Un ricordo bello e uno no, invece, nella tua carriera? «Il peggiore senza dubbio è gara 5 per la promozione contro Livorno, due anni fa. É stato davvero un brutto colpo vedere le fatiche di una stagione svanire così. Nel negativo, però, abbiamo trovato la spinta per fare bene l’anno dopo. Un ricordo che amo è invece il mio esordio in A1 con Torino, il primo in mezzo a tanti altri comunque emozionanti».
Da trapanese, stai vedendo la squadra della tua città diventare una delle protagoniste a livello italiano. «Non posso che essere felice per la mia città, il popolo trapanese si merita questo. Sono contento che si stiano godendo a pieno questo momento. Il palazzetto è sempre pieno, sembra ancora incredibile avere l’A1 a casa, in quell’atmosfera».
Vincenzo Guaiana (©Fortitudo Pallacanestro)
Verso Fortitudo-Brindisi
Sabato arriva Brindisi: che partita dobbiamo aspettarci? «Un’altra gara dove l’ago della bilancia sarà sempre la concentrazione. Il difesa bisognerà fare un bel lavoro sulle loro guardie, alle quali piace avere la palla in mano. Dovremo essere perfetti nel gestire le rotazioni difensive».
La classifica ora vi vede al secondo posto: dove pensi che possa arrivare la Fortitudo quest’anno? «Ora è sicuramente presto per dirlo, ma ho buone sensazioni dentro e fuori dal campo: questo è necessario per una squadra vincente. Vogliamo fare del nostro meglio e provare ad arrivare fino in fondo, anche se potrebbe sembrare scontato. Credo nelle nostre qualità».
Che squadra ti ha sorpreso in questo inizio di campionato? «Cremona, che ha iniziato in maniera ottima. Scafati non ha ancora reso al meglio, ha bisogno di tempo per prendere il ritmo. Chi potrebbe lottare fino all’ultimo per i piani alti? Penso Avellino, oppure Forlì».
In chiusura: un compagno che ti ha stupito, umanamente e sportivamente, da quando sei arrivato qui? «Anumba è un discorso a parte, dato che abbiamo vissuto insieme un anno a Torino, ed è stato bello rincontrarlo qui. Fantinelli è un super capitano, sempre disponibile anche nel creare qualcosa oltre al campo e pronto ad ascoltare e dare qualsiasi tipo di consiglio».
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Frebs
7 Novembre 2025 at 11:17
buona intervista!